Termini che sanno di mare

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Alberto

Divina. E' l'aggettivo che riesco ad attribuirle, forse la sminuisce ma non penso abbiano mai coniato un termine

Il nero valorizza di più le sue forme, le definisce nettamente i fianchi proporzionati al suo fisico, sotto le felpe o le lunghe maglie che indossa si trova un bel fisico, come se fosse allenato, il suo buon metro e ottanta le dona un qualcosa di fine, cosa che trovo estremamente fantastica.

Il modo in cui ha pronunciato "andiamo" mi ha letteralmente rivelato una parte di lei che non penso tutti conoscano, la parola le è scivolata tra le labbra con un tono sottile, dolce, estremamente femminile.

Le sue labbra sono colorate di un rosso simile a quello del fuoco, il contouring le dona tratti fini, quasi come se dovessimo andare chissà dove.

E mi piace, impossibile dire che non sia bella, perché lo è in maniera letteralmente impossibile.

Mi alzo prendendo fiato, guardandola penso che non esista qualcosa di superiore, o almeno, tra quelle che ho conosciuto in vita mia.

Dura poco quell'aura di fermezza perché poi sorride deliziosamente.

Quanto sei bella, Tijana.

Lei sorride ai genitori di Arianna.

<<Quello non è il tuo vestito dell'anno scorso, pollecino?>> chiede la madre rivolta alla figlia, Arianna annuisce.

<<Sì mamma.>> Dice Ari, la madre poi sorride a tutte e due. <<Ti lamenti più di stare da nonna ora?>> chiede, Arianna inizia a ridere e scuote la testa, Tish sorride e poi posa il suo sguardo su di me.

<<Bene, ora loro devono assolutamente andare.>> Dice Ari conducendoci alla porta, noi ci incamminiamo, ci apre la porta e salutiamo, Arianna guarda me.

<<Titi, adorata Mamma serba, non è che ti avvieresti alla macchina?>> chiede gentilmente Arianna, Tish annuisce e inizia ad incamminarsi, ha un passo diverso, un po' più femminile forse.

<<Stammi a sentire, Albe>> inizia a dire. <<Ho dovuto giocarmi una carta abbastanza azzardata per quel posticino sul mare>> annuncia.

<<Dunque cerca di far andare tutto come abbiamo organizzato, la Costa Amalfitana ha perle ovunque, questa deve assolutamente coronare il viaggio, deve ricordarselo a vita.>> Dice, io annuisco facendo il segno dei militari del saluto.

<<Ora muoviti>> mi dice. <<Non si fa aspettare una Mamma serba.>> Dice con una certa ironia, io la saluto con un buffetto sulla guancia e corro veloce alla macchina, vedo Tish al telefono, colgo poche parole, un discorso quasi del tutto sconnesso: "appuntamento", "nervoso", "speranza" e "innamorata".

Provo a dare un senso a questi termini ma non riesco a collegarli tra loro dando un senso compiuto.

Mi avvicino, lei mi nota e, in fretta e furia, chiude la chiamata, mi sorride.

<<Allora? Dove si va?>> chiede curiosa, io scuoto la testa. <<Sorpresa.>> Annuncio io, lei fa la finta offesa e sale in macchina, io giro la chiave nel quadro e mi avvio al posto.

§

Penso che quel musetto da cane offeso sia completamente sparito perché, appena vede l'orizzonte, rimane letteralmente senza fiato.

Anche io, lo ammetto, Arianna ci sa fare.

Siamo su una spiaggia dalla fine sabbia bianca, i granelli vulcanici mi solleticano le piante dei piedi nudi, sono abituato a questa sensazione, il mare è come una parte di me, mi fa sentire sentire bambino quando le sue grandi braccia fredde mi avvolgono in tutta la sua grandezza.

Il tavolo però è a circa una decina di metri da dove le onde si estinguono, coperto da una tovaglia dalla tinta avorio, quattro lunghe aste argentate sorreggono quattro candele, non mi sarei mai aspettato tanto.

Che Dio ti benedica, Santa Arianna Forte.

Lei continua a guardare allibita ciò che le si presenta di fronte ai vitrei occhi azzurri, rimane a bocca aperta, le labbra schiuse che simboleggiano tutto il suo stupore momentaneo, forse eterno.

Spero per la seconda.

<<E'... Wow, perché non ho qui la macchina fotografica?>> chiede esasperata, io rido.

Ci accomodiamo, un ragazzo in tenuta alberghiera ci presenta formalmente i piatti, io invece di ascoltare guardo lei, la posizione a tre quarti del suo viso lascia sfumare i tratti degli zigomi, crea un'ombra particolare nella zona delle labbra, regala una colorazione meno definita dei suoi occhi facendoli diventare più opachi.

Anche se sono gli occhi più luminosi su 'sta terra.

Mi perdo nel guardarla, niente da fare, come un critico d'arte si perde nel decifrare l'indecifrabile espressione persa della Gioconda.

Lei è la Gioconda e io sono quel critico, non riuscirò mai a capirla come lei capisce se stessa.

<<Alb, ehy>> mi richiama lei, io scuoto la testa confuso. <<Cosa?>> Chiedo, lei ride. <<Ho fatto io, tranquillo.>> Dice, io annuisco e sospiro, poi torna su di me.

<<A cosa pensavi?>> Chiede, io scuoto la testa. <<Stavo... Ripassando il percorso che faremo, mancano undici giorni, staremo qui fino a domani e poi scenderemo>> Inizio a spiegarle.

<<Ho deciso che andremo anche in Sicilia dai miei, ti farò veder in lungo e in largo, Luca rosicherà per le foto stupende che scatterai, lì ci rimarremo per circa cinque giorni.>> Lei annuisce ascoltandomi attentamente.

Passa una ventina di minuti prima che tre ragazzi del personale servano i primi: zuppe di pesce, risotti, infine una scodellina bianca.

<<Buon appetito.>> Diciamo all'unisono, ridiamo e iniziamo a mangiare.

Il Serale|| Tisherto FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora