Una storia

955 35 0
                                    

Mi porta una tazza fumante di té per rilassarmi, la appoggia e si siede accanto a me, mi accoglie in un mezzo abbraccio.

<<Alcune volte mi reputo cieca>> dico di colpo, lui non commenta, mi ascolta e la cosa mi fa stare tranquilla, riprendo a parlare. <<Capitava che, chi mi piaceva, fosse qualcuno di negativo e io non me ne rendevo conto>> sospiro alzandomi. <<Ed è così che avevo incontrato Sergey>> dico, lui annuisce.

<<Io lo avevo conosciuto quando avevo nove anni, era nuovo del conservatorio dove andavo io, era simpatico, gentile e carino e così, dopo un paio di mesi,  avevo deciso di conoscerlo bene e diventammo amici>> dico, Alberto annuisce.

Mi allungo per prendere il té, afferro la tazza e bevo piano piano, poi torno in posizione normale. <<Passavano gli anni e noi eravamo sempre più amici, gli confidai quasi tutto, anche che non avevo mai ballato un lento con qualcuno. A quindici anni ci fidanzammo per modo di dire>> dico, lui annuisce.

<<E, dopo quello, avevo scoperto una parte di lui che non pensavo esistesse>> dico, mi fermo un attimo per calmarmi, ho visto le mie dita tremare, Alberto prende la mano destra e la stringe, ora mi rendo conto che sono ghiacciate, dovute alla paura e al nervoso, mentre le sue sono calde, dovute alla sua calma ferma, sospiro. <<Era cambiato, aveva iniziato a venire agli appuntamenti brillo perché aveva bevuto, mi dava bidone spesso, alcune volte passavo giorni interi senza sapere come stava o dov'era, il colpo di grazia me lo aveva dato cinque mesi dopo...>> sento lo stomaco chiudersi, sento la testa girare, chiudo gli occhi per tenere l'autocontrollo, la presenza di Alberto mi riesce a calmare, per quel poco.

Prendo il respiro <<Era venuto a dormire da me quella sera, io e mio fratello dividevamo il letto essendo che mamma se ne poteva permettere solo uno grande e, visto che a Gorizia mio fratello non c'era, mi dava il diritto di prendermi tutto il letto...>> sorrido leggermente, Boris è sempre stato il masso su cui aggrapparmi quando stavo per cadere, e lo è tutt'ora, pensare del rapporto con mio fratello mi fa sorridere.

<<Quella sera Ser mi aveva aiutata ad aggiustare l'esecuzione di un brano, quando poi ero stanca, eravamo andati a dormire...>> deglutisco e sospiro, lui mi guarda preoccupato, annuisco. <<Mentre dormivo, più o meno, avevo sentito la sua mano sotto le coperte che mi sfioravano continuamente le gambe e i fianchi, io mi ero girata di scatto per difendermi ma lui mi aveva bloccata, cercava un modo di tenermi completamente ferma ma io mi dimenavo...>> dico tremante. <<Come hai fatto prima>> deduce Alberto, io annuisco.

<<Da lì aveva tentato di avere un rapporto appena ne trovava l'opportunità, ma io mi opponevo sempre fino a quando era arrivato a minacciarmi, ne avevo parlato ai miei genitori e loro avevano preso dei provvedimenti, avevo denunciato Sergey per tutto quello che aveva commesso e...>> sento gli occhi pungere, sento che fra poco crollo, premo i palmi sugli occhi e respiro. <<Di lui non si era più saputo niente, neanche suo padre ne aveva idea e mi ero convinta che fosse andato via>> dico, prendo il cellulare.

<<Qualche giorno fa, quando io e te eravamo in giro per Roma, mi era arrivata una notifica di messaggio ma l'avevo ignorata, l'avevo aperta quando eravamo tornati e avevo trovato questa...>> gli faccio vedere la foto, ci siamo io e Alberto che ridiamo per una sua battuta, e sotto il messaggio che recita "bel rimpiazzo, ora lui dovrà cercarne uno".

<<Da quelle parole avevo capito che era lui, io ho paura...>> sussurro le ultime paure, lui mi stringe le mani e poi stringe me, accarezzandomi i capelli, stringendomi delicatamente i fianchi e la schiena, sfiorandomi la testa con le tempie, consolandomi.

Lui è una delle consolazioni più belle.

<<Che ne dici di farmi sentire quel brano per tranquillizzarti?>> chiede lui. <<Ti riferisci a quello di quella sera?>> chiedo, lui annuisce, io mi guardo attorno. <<Mi serve un violino allora, non ne ho uno qui?>> chiedo, guardiamo ma non c'è. <<Vado a prenderne uno in sala strumenti, aspetta un attimo>> dice, lui si alza ma, quando sta per lasciare la camera, lo chiamo.

<<Alberto>> lo chiamo preoccupata, lui si volta <<Sì?>> chiede, il muro di lacrime è stato abbattuto.

Sussurro la frase che conferma la mia debolezza soggettiva, che mi fa sentire uno schifo.

Ti prego, non lasciarmi sola.

Lui si accovaccia di fronte a me, mi sorride. <<Okay, allora faremo così: io e te dobbiamo sempre stare uno accanto all'altra, sempre>> sottolinea, io piego la testa di lato. <<Ma così non ci saranno tutte quelle persone da casa che saranno convinte che io e te stiamo insieme...>> inizio  a dire. <<Che me ne frega? Voglio starti vicino, Tish>> dice, io annuisco sorridendogli.

<<Lo andiamo a prendere il violino?>> chiede infine, io scuoto la testa, vedo i suoi occhi illuminarsi. <<Tu hai detto che non hai mai ballato un lento, giusto?>> chiede, io annuisco. <<E' il ballo più tranquillo, dolce e sereno tra tutti, non c'è il pericolo che ti possa spaccare un osso o uno ti venga uno strappo muscolare>> commento, lui mi porge la mano. <<Che ne dici di premiarti con un'esperienza gratuita di ballo?>> chiede lui, io inizio a ridere e prendo la mano.

Mi tiro su e ci avviamo in saletta, c'è buio, mi fa un po' paura, lui accende la torcia e, accendendo la luce e regolandone la luminosità, crea quell'atmosfera di comfort che adoro, mi piacciono tanto le luci soffuse.

Attacca il cellulare allo stereo e mi porge il cellulare. <<Scelga signorina>> dice lui, io mi avvicino e la scelgo. <<Spero che tu lo sappia ballare un lento, non voglio che tu lo faccia solo per pietà>> dico, lui mi prende prontamente, io gli sorrido con un misto di stupore e divertimento, io allaccio le dita dietro la sua nuca accarezzandogli i ricci stropicciati del capo, poco dopo iniziamo a muoverci sul ritmo delicato di "Wish You Were Gay" della mia adorata Billie Eilish.

Mi piace guardarlo negli occhi, hanno un colore che non ho mai capito se azzurro, verde o un miscuglio incomprensibile, fa caldo ma credo di essere io, spero che la luce soffusa nasconda il colorito scarlatto del mio viso -notabile essendo che sono praticamente una mozzarella.

Continuiamo andando avanti così, inizia anche "There's no way" di Lavu, aumentiamo la velocità dei passi, lo trovo divertente e infatti mi metto a ridere, si avvicina di più, sfiora il mio orecchio con il respiro, rabbrividisco. <<Dovresti ridere un po' più spesso>> dice, la sua voce direttamente nel mio orecchio è qualcosa di potente, di maturo, qualcosa che mi scioglie dentro come burro, io sorrido e annuisco.

Decido di fare il suo gioco, mi alzo leggermente, mi avvicino al suo orecchio e inizio a ridere, a ridere a bassa voce, con tranquillità e spensieratezza, una sua mano finisce sulla mia nuca e una sulla mia schiena e mi stringe forte a sé, nel mentre continuo a ridere spensierate.

E così passiamo la serata, io che rido felice e lui che mi tiene al sicuro tra le sue braccia...

Il Serale|| Tisherto FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora