Capitolo 4.

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Entro in camera tentando di trovare da qualche parte la consapevolezza di quello che sta per succedere. Rimango qualche secondo con la schiena contro la porta, dopo essermi assicurata che Sara è ancora in bagno a lavarsi. Sospiro e mi concentro. "Non affezionarti" mi ripeto in mente sperando di mantenere la promessa questa volta. Riordino le mie cose per tentare di non pensarci troppo, anche se devo ammettere, controvoglia, che la faccenda mi intriga. Sorrido pensando alla serata che trascorreremo. "Scema concentrati". Sara esce dalla stanza avvolta nel telo da bagno.
<<Che hai bevuto latte di unicorno?>>
La guardo quasi spaventata dal fatto che sia riuscita a capire che c'è di mezzo una faccenda "amorosa". Decido di fare la vaga e quasi l'offesa, pur sapendo che non mi riesce bene.
<<Perché dici così?>>
<<Hai quell'aria sognante che mi ricorda tanto il momento in cui mi parlasti per la prima volta di Andrea...>>
Mi limito a sorridere, tanto so che continuerà a fare domande in un modo o nell'altro.
<<Allora, chi è? Aspetta, ma non è che è Mr. Berretto?>>
Inspiro. Glielo dico si o no? Glielo dico.
<<Si è avvicinato mentre facevo la doccia, prima di risalire dalla spiaggia. Si è rivolto con aria arrogante ma poi si è scusato.>>
<<E per un maleducato del genere hai perso la testa?>>
<<Non ho perso la testa! È solo un ragazzo carino. E poi l'hai detto anche tu di divertirmi.>>
<<Ho capito, ma te lo trovi anche sgorbutico, cosa vuoi che ti dica!>> dice mentre indossa un abitino corto e prende l'occorrente per truccarsi.
<<Mica ci devo stare insieme a vita!>>
<<Stare? Cosa significa?>>
<<Mi ha chiesto di vederci stasera.>>
<<Ohooh abbiamo un appuntamento allora!>>
<<"Appuntamento". Una passeggiata.>>
<<Quella passeggiata ti farà bene! Ma quindi mi lasci sola stasera?>>
<<Si, perdonami!>> le dico con voce tenera.
<<Solo perché finalmente ti sei decisa. Mi vesto e vado a cenare allora, perché sto morendo di fame.>>
<<Si, basta che non mangi tutto il tavolo del buffet!>> le dico mentre entro in bagno.
<<Mi raccomando, fa attenzione - mi bacia sulla guancia- se hai bisogno chiamami!>>
<<Certo, sta' attenta anche tu!>>
Mi sorride e prende la pochette prima di uscire, per poi mandarmi un bacio volante e chiudere la porta d'accesso alle sue spalle.

Dopo neanche quindici minuti sono in camera a fissare l'interno del mio armadio, senza idee su cosa indossare. Alla fine opto per un vestito rosa cipria e dei sandali gioielli modello schiava. Mi trucco molto semplicemente, tentando di non coprire quella poca abbronzatura conquistata durante la giornata e acconcio i capelli in un gigliola lasciando cadere sul viso sottili ciuffi leggermente arricciati. Non ho cenato, preferisco rimanere a stomaco vuoto perché l'ansia mi ha sempre giocato brutti scherzi, ma ad essere sincera sto morendo di fame.
Inspiro e mi specchio un'ultima volta: sono la solita April ma con un pizzico di ansia in più nell'affrontare un ragazzo pur essendo consapevole della leggerezza di questa serata. Prendo la borsa ed esco dalla stanza, dopo essermi accuratamente preoccupata di chiudere tutte le portefinestre.
Ho le gambe che mi sembrano gelatina e mi sento i battiti accelerati, neanche mi rendo conto della strada che prendo, cammino e basta in mezzo alla gente che va in direzione opposta alla mia e mi faccio strada tra famiglie e gruppi di amici, cercando di schivare bambini che si rincorrono e ridacchiano felici.

Sara's pov.
Sono seduta sola al tavolo e ho appena finito la mia cena. Devo ammettere che mi annoio senza April e mi sento leggermente in soggezione. Accedo su Instagram e faccio una bella storia, con la speranza che Davide la veda e mi scriva magari, così, per intrattenere la serata. Sento una presenza davanti a me, sollevo gli occhi. Oh no, è il cameriere biondo...
<<Buonasera signorina, posso portare via i piatti?>> mi fa un sorriso mostrando tutti e trentadue i denti bianchi e lucidi.
<<Si, grazie.>> gli dico indifferente.
<<Posso portarle altro? Gradirebbe un dessert? Abbiamo un'ottima cheesecake stasera, cannoli siciliani prepati da Santino direttamente da Messina e dei soffici babà napoletani, come me.>> sorride aspettando una mia risposta. <<Nel senso- si corregge - non che sono soffice, ma che sono napoletano.>>
Il suo essere così impacciato con una ragazza mi fa sorridere. <<Vorrei assaggiare un pezzo di cheesecake e un babà, dato che l'hai descritta come "ottima" una e "soffice" gli altri.>>
<<Glieli porto subito signorina.>>
Effettivamente arriva dopo neanche cinque minuti dal mio ordine.
<<Ecco a lei signorina, spero siano di suo gradimento.>> posa il piatto decorato a dovere davanti a me. Ha tutto un aspetto così invitante. <<Buon appetito.>> mi dice prima di allontanarsi e io lo ringrazio.
Non è male, April aveva ragione, è un bel ragazzo decisamente, ma non il mio tipo sul serio. I biondi non mi piacciono, poi quell'accento napoletano... non che il mio sia più bello, però non mi attira.

Finita la cena mi reco al teatro, questa sera "Serata Cabaret" quindi si dovrebbe ridere un po'. Nel tempo di attesa controllo il cellulare per assicurarmi che non ci siano messaggi urgenti di April. In effetti è così, calma piatta. Credo che dovrei trovarmi un po' di compagnia, perchè se April continua a vedersi con Mr. Berretto io rimarrò sola tutta la settimana.

A fine spettacolo seguo la massa nella zona discoteca, magari troverò lì qualcuno con cui trascorrere il resto della serata. Mentre cammino mi sento afferrare per un polso.
<<Ciao signorina, come mai tutta sola anche ora?>> il bel cameriere mi sorride e io rimango quasi affascinata. È fasciato in un pantalone bianco e indossa una camicia a fantasia bianca e azzurra, aperta fino a sotto la linea dei pettorali. E stranamente scopro che il biondo affascina.

April's pov.
Sono le 21.20, venti minuti di ritardo. Quando ormai sto per perdere le speranze, lo vedo arrivare in lontananza a passo svelto. Sento che mi esce uno stupido sorriso sul viso nel momento in cui si sistema i capelli passandoci le dita in mezzo.
<<Ciao - mi dice quasi con il fiatone - scusami per il ritardo, ma Claudio non mi mollava al telefono.>>
<<Tranquillo - sorrido - chi è Claudio?>>
<<Il mio manager - mi sorride ancora - dove vogliamo andare?>>
<<Oh non so signor "Ursosotuttoio"- rido - credevo avessi organizzato qualcosa, per un vittorioso del tuo calibro.>>
<<Hai ragione, un punto per te, ma mi dispiace, non ho avuto tempo. Improvviserò, tanto con le ragazze ci so fare.>>
<<Mister umiltà è arrivato in città gente!>> rido e mi lascio posare una mano al centro della schiena per guidarmi lungo la passerella.
<<Di dove sei?>> mi dice mentre camminiamo.
<<Sono pugliese, abito in provincia di Brindisi.>>
<<Oh davvero? Io ho parenti a Lecce e ci sono stato recentemente in Puglia per i firmacopie. Mi piace molto la Puglia, ho mangiato come un porco - ride - e me ne pento!>>
<<Perché dovresti? Sei in forma, e poi ovvio che quando vieni in Puglia devi mangiare!>>
<<Beh si hai ragione. Io sono di Messina invece.>> mi dice con il tipico accento siciliano.
<<Di Messina.>> lo imito facendolo ridere.
<<Sembra quel brutto finto accento siciliano che cercano di fare nei tipici film con Gabriel Garko. Potresti far parte del cast a questo punto.>>
<<Ah ah! Simpatico guarda!>> gli do una piccola gomitata. Nel frattempo siamo arrivati in un bar sul mare, affollato ma non troppo, e credo che il "non ho organizzato nulla" sia stata una bugia perché non abbiamo parlato di fermarci da qualche parte.
<<Come mai sei qui allora? Puglia- Sardegna non è poco di strada.>>
<<I miei volevano fare una vacanza qui, giusto un po' di relax. Mio padre è direttore e proprietario della struttura. Ha scelto Alghero perché è qui che ha incontrato mamma.>>
<<È una cosa molto romantica - sorride - e credo che anche tu lo sei. Si vede dai tuoi occhi.>> dice mentre sorseggia il suo frappé.
Sorrido. <<Si, lo sono un po' ma solo con chi lo merita davvero.>>
<<Si vede, bisogna saperti conquistare.>> mi sorride e coinvolge anche gli occhi. Finora non ci avevo ancora fatto caso a quanto fossero grandi: due iridi enormi, di un colore misto tra il verde e il grigio e soprattutto, sinceri. Mi rincresce ammetterlo ma è così: il suo sguardo è tremendamente sincero. Forse sarebbe stato meglio non accorgersi di quegli occhi perché ora non so se riuscirò a starne lontana.

L'unica voce a cui il mio cuore risponde|| Alberto UrsoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora