Capitolo 30.

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April's pov.
Seguo Alberto su per le scale: furbo il ragazzo, ha approfittato del fatto che il locale affittato dall'organizzazione studentesca sia in realtà la sala meeting di un albergo, e non uno di quelli da quattro soldi. Le pavimentazioni sono in parquet, tant'è che sono costretta a sfilarmi i sandali dato che il rumore dei tacchi mi sta infastidendo. Le pareti sono bianche adornate con dei quadri che raffigurano paesaggi e soprattutto con decorazioni natalizie molto raffinate.
<<Vuoi già arrivare al sodo eh?>> tento di biascicare con voce sexy ma la parte più lucida di me mi ricorda che l'alcool non mi rende per nulla sexy, semmai più audace ma con un pizzico di goffaggine. Lui si gira e sorride. Oh che sorriso perfetto. Alberto, Alberto... che ti farei stasera. Come tutte le altre sere del resto. "April, basta. Stai esagerando" mi dico nei momenti in cui riprendo le redini in mano. Lo guardo. Scruto il suo viso, il taglio della barba, le basette, la mandibola. Si gira a guardarmi: i suoi occhi mi sembrano incredibilmente più verdi, ma mi convinco del fatto che le luci provenienti dal soffitto del corridoio facciano ombra. Mi sorride, rassicurante, ma di rassicurante non sento proprio nulla. Sarà l'alcool a farmelo vedere diverso. Seguo ancora la sua camminata spavalda che fino ad allora non avevo mai notato, e tra l'altro mi sembra anche tanto più alto di me. Si ferma davanti ad una porta e senza mollarmi la mano, estrae una carta magnetica dalla tasca interna della giacca. Colgo l'occasione di guardarlo ancora ora che mi da quasi le spalle. Una mia mano cala sul suo viso, afferra la maschera e la solleva, ma lui prevede la mia mossa e così mi afferra il polso, bloccando il mio intento: quella mia mano se la porta sul viso, simulando una carezza. <<Mi era mancata la tua pelle morbida, April.>> dice con voce roca e in quel preciso istante capisco che quel ragazzo che c'è dietro la maschera non è il mio Alberto. L'ansia e il panico si impadroniscono di me e immediatamente ritorno mentalmente lucida. <<Che c'è, cara, piccola April? Credevi potessi scamparla così facilmente?>> dice togliendosi la maschera che rivela le sue sembianze; con non troppo stupore scopro che è Stefano. Stefano? Quel ragazzo dal viso angelico e così gentile che ha fatto a botte con il mio attuale fidanzato? Proprio lui! Questo stronzo, lurido, bastardo. Sento la paura che cresce e che mi immobilizza, consapevole comunque del fatto che nelle condizioni fisiche in cui mi trovo non riuscirei neanche a sfuggirgli. Mi sento di star vivendo un dèjà vu, mi sento di essere ritornata a quella festa e al momento in cui quel lurido porco ha cercato di violentarmi. Mi sento così arrabbiata, ma mi sento allo stesso tempo davvero così persa. <<Ora non hai nulla da dire? Il tuo Alberto non è qui a proteggerti, poverina!- ghigna- ho avuto sette punti al sopracciglio per colpa di quel coglione e ora mi vendicherò bene bene con la sua fidanzatina, perché sappi April che io non ho ancora digerito il fatto che tu abbia preferito lui a me!>> mi ringhia sul viso. Puzza di alcool, come mi aspettavo si sarà scolato chissà che numero indenne di cocktail. <<Ti prego Stefano, lasciami stare.>> sussurro con le poche forze che ho. Lui ride cattivo e poi tenta di spingermi nella stanza anche se io pongo un minimo di resistenza. <<Ti ha detto di lasciarla stare!>> urla una voce alle sue spalle. <<Non ti sono bastate quelle che ti ho dato il mese scorso?>>
Alberto cammina a passo svelto verso di noi, lo afferra per la spalla e lo punta al muro. <<Oh oh, guarda chi si rivede!-dice schernendolo Stefano- il tenorino! Hai finito il tuo tour dove te ne facevi una diversa a sera?>> Alberto lo tiene per il colletto della camicia, il suo viso gli ringhia contro mentre carica il pugno destro. <<Non t'azzardare a parlarmi così, lurido porco. April non fa per te!>> sussurra tra i denti digrignati e quel pugno destro gli si stampa direttamente sullo zigomo. Sento il rumore delle nocche di Alberto contro il viso di Stefano. Mi sento mancare quando mi sento afferrare da due braccia maschili: sono finalmente arrivati Sara e Brian che avranno seguito Alberto a distanza. <<Dai April, ora torniamo a casa.>> mi sussurra Sara accarezzandomi i capelli. Brian mi solleva in braccio e mi porta via su suggerimento di Alberto, che sento ormai troppo lontano a causa delle orecchie ovattate, ma riesco a percepire i lamenti di Stefano sotto i cazzotti di Alberto. Vedo le luci del corridoio sfavillare, poi non sento più nulla.

L'unica voce a cui il mio cuore risponde|| Alberto UrsoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora