No Marylin, tu ti vendicherai già andandotene via, perchè io non ci posso stare senza te Mary, non ci riesco! Cosa non capisci?...
le sue parole mi rimbombano in testa mentre corro verso casa con le lacrime che minacciano sempre di più di uscire dagli occhi, la prima cosa che faccio arrivata a casa è buttarmi sul letto e iniziare a far scorrere tutte quelle lacrime che fino ad ora avevo trattenuto, sono seduta per terra con la testa tra le mani e i miei capelli imprigionati tra le mie dita, tremo e non riesco a non pensare al fatto di aver perso la verginità con la persona sbagliata, che io nonostante tutto ritenevo quella giusta.
Stupida, stupida, stupida
Mi ripeto nella mia mente, perché è questo che sono... Una stupida, mi sono fatta togliere la cosa più preziosa che avevo da una persona che mi ha spezzato il cuore, l'ha usato e gettato come fosse una sigaretta, sono stata derisa, umiliata davanti a tutti e per cosa? Per essermi innamorata di un coglione che non ha fatto altro se non buttarmi via dopo aver soddisfatto se stesso. Ho perso la verginità è la dignità in 4 settimane e mi sento davvero una merda.
La sera finalmente sono riuscita ad alzarmi da terra e ad asciugarmi quelle lacrime che sembrano aver formato dei solchi indelebili sulle mie guance.
<<come va piccola?>>
mi chiede mia madre
<<bene>>
le faccio un mezzo sorriso, per nascondere l'evidente realtà. Mentre stiamo a tavola mio padre arriva, si toglie la maglietta e il pantalone per poi mettersi dei pantaloncini
<<ti sei divertita ieri?>>
mi chiede mio padre
<<si>>
<<...senti Marylin, tu lo sai benissimo che prima o poi avrei dovuto fare questo discorso, sei ancora piccola si, ma te lo farò comunque>>
inizia mio padre, ma io lo interrompo subito
<<Ericka? Te lo ha detto?>> chiedo stupita capendo a cosa stesse alludendo
<<non voglio più che lo rivedi Marylin>>
dice lui, ma io mi sono già alzata dal tavolo per tornare in fretta e furia in camera mia
<<tranquillo già fatto.>>
dico freddamente mentre salgo le scale.
Sono di nuovo sul letto a piangere quando sento bussare alla porta
<<ehi, Marylin, posso entrare?>>
mi chiede mia madre
<<vorrei stare un po' da sola>>
le chiedo cercando di mantenere un tono saldo, ma la mia voce si spezza a metà della frase
<<ok, ma una cosa te la voglio dire, non ascoltare tuo padre e ti giuro che si risolverà tutto, anche con la questione delle foto>>
mi riassicura mia madre da dietro la porta, non riceve risposta, così sento dei passi che si allontanano...se n'è andata ed io riprendo a respirare di nuovo, quanto vorrei crederle.
Chiamo Michaela per provare a raccontarle tutto
<<guarda un po' chi si fa risentire>> urla al telefono
<<hey>> dico un po' incerta, come pensavo lei inizia a parlare di lei e Gabriel, del rapporto bellissimo che c'è tra di loro, che allo stesso tempo è una merda
<<e tu come stai?>>
oh, si è ricordata che ci sono anche io
Penso
guarda che erano più interessanti le sue storie su Gabriel
Risponde la mia vocina interiore
<<male>>
rispondo, come se nulla fosse
<<perché?>> chiede
inizio a raccontarle di cosa è successo, ma ad un certo punto mi interrompe per leggermi il messaggio che le ha inviato Gabriel
<<senti Michaela, lascia perdere ok? Parli sempre di te e non mi ascolti mai, dici tanto che sono la tua migliore amica, ma se non sbaglio le migliori amiche vanno ascoltate a vicenda e non devo farlo solo io, a me fa piacere sapere di te e Gabriel, che la vostra relazione vada avanti e funzioni, ma cazzo ascolta anche tu quello che ho da raccontarti per una volta>> dico perdendo la pazienza
<<ma se parli sempre di te e Ethan, Ethan di qua Ethan di là>>
inizia provando a imitare la mia voce <<senti Michaela, meglio se non ci frequentiamo più, sono stufa di tutto questo>>
le dico dopo aver esaurito del tutto la pazienza e le attacco.
Inizio a piangere, un'altra volta ma sta volta per il nervosismo, non come prima che soffrivo e piangevo dal dolore, ora sto provando solo a sfogarmi. Scrivo un messaggio a mia sorella:
-non ti racconterò più niente, giuro, sei stata un infame-
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Nonostante tutto.
Romance"Una parte di me ci credeva davvero, ci sperava altamente. L'altra invece, già ti conosceva, già soffriva."