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Mi sveglio ripensando a ciò che era successo il giorno prima ad Ethan,
che avrà fatto? Perché lo stavano portando via?
Penso mentre mi vesto velocemente per saltare scuola e andare a Rebibbia, il carcere minorile.
Prendo il motorino e arrivo puntuale per l'ora di visita, entro con due poliziotto alla mia destra
<<aspetta qua, lo andiamo a chiamare>>
mi dice uno dei due, mi siedo su una panchina e inizio a guardarmi in giro. Non sono mai stata in un carcere, alla mia sinistra vedo un ragazzo che abbraccia sua figlia e la sua ragazza/moglie quello che sia, più in là vedo famiglie che piangono, che ridono e poi vedo lui. Si avvicina mentre mi fissa
<<che ci fai qui? Questo non è il tuo ambiente>> mi chiede confuso
<<nemmeno il tuo ma guardati, sei qui>> gli rispondo indicandolo
<<posso sapere che diavolo hai
fatto?>> continuo
<<non ti interessa>>
risponde distogliendo lo sguardo dal mio
<<senti Ethan, io ho fatto sega e sto rischiando una nota o chissà cosa per venire qui, per vederti e scusarmi e tu che fai?! Mi tratti di merda?>>
gli urlo contro
<<scusarti per cosa?>>
mi chiede riportando lo sguardo su di me
<<Isabel mi ha detto tutto, e mi dispiace...non ti ho creduto>>
parlo a voce bassa guardandolo negli occhi ma lui abbassa lo sguardo verso il tavolo che si trova davanti a noi
<<...scusami Ethan>>
continuo con voce spezzata, gli tocco una spalla per farmi guardare
<<mi hanno beccato a spacciare, mi hanno preso e mi hanno portato a casa l'hanno perquisita e ci hanno trovato del fumo e dell'erba>>
mi strofino la faccia con le mani esasperata
<<spiegami perché cazzo non hai smesso Ethan>> dico alzando la voce <<adesso non mi serve una paternale>>
mi dice con tono calmo, ma con uno sguardo rabbioso
<<hai ragione scusa>>
dico abbassando la voce
<<come stai?>> dico dopo un po'
<<di merda...>>
risponde guardandomi con degli occhi che mi fanno bloccare sul colpo
<<è finito l'orario di visite>>
urlano i poliziotti risvegliandomi
<<dai vado...>>
dico alzandomi ma lui mi blocca prendendomi dalla mano
<<mi verrai a trovare anche
domani?>> mi chiede speranzoso
<<certo, prendo l'orario di visita, vedo se posso venire di pomeriggio>>
gli dico dandogli un bacio sulla guancia per poi uscire.
Tornando a casa sento un bruciore e un peso al petto opprimente che mi fa perdere il fiato, accelero il più possibile per arrivare prima a casa. Arrivo e per fortuna non c'è nessuno, allora mi metto a studiare per il giorno dopo, nonostante il dolore continui ad amplificarsi.
È ormai sera e i miei sono finalmente arrivati, mia sorella prepara la cena e io apparecchio
<<Marylin, dove sei stata oggi>> chiede arrabbiata mia madre
<<a scuola, perché? >> mento
<<Marylin, Ximena Pérez, dove sei stata oggi!>>
Quando ti chiama così significa che è davvero arrabbiata quindi...Sputa il rospo Ximena
Mi prende in giro la mia coscienza...
<<sono uscita con un amico, scusami mamma>>
non voglio che sappia che sono andata in un carcere e soprattutto non voglio dirgli che ci sono andata per vedere un ragazzo che mi hanno proibito di frequentare
<<sei una bugiarda Marylin!>>
mi dice urlando, mentre mi inizia a tirare i capelli
<<mamma smettila ti prego>>
la scongiuro
<<vattene in camera tua, sei in punizione per una settimana>>
corro in camera piangendo e la prima cosa che faccio è chiamare Eleonor
<<ei amore che succede?>>
mi chiede, in quest'ultimi mesi abbiamo stretto moltissimo, le racconto tutto per filo e per segno continuando a piangere
<<cazzo Mary, non so che dirti scusami, non sono mai stata in questa situazione, vuoi che venga da te?>>
<<no tranquilla, mi basta sentirti al telefono, grazie, per me ci sei sempre>>
<<ovvio, questo non metterlo mai in dubbio.>> mi rassicura

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