#26

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Sento il telefono vibrare e mi distraggo da quel che stavo facendo, controllo chi sia e sul display illuminato mi compare il suo nome un sorriso spontaneo mi appare sulle labbra, aspetto qualche minuto prima di rispondergli così da non far vedere quanto sia disperata.
Rispondo:
-Mora-
alzo gli occhi al cielo
-biondo-
dico anche se lui è più moro di me
-ti va di vederci oggi?- chiede
-mmh vediamo...-
faccio finta di pensarci, ma tanto tutti sanno la risposta
-ah pure-
dice lui facendo finta di essere sconvolto
-devo controllare la mia agenda!- scherzo, lui rimane in silenzio mentre io faccio finta di controllare
-allora ho una piccola pausa tra 20 minuti, le va bene?-
dico mentre giro sulla sedia a rotelle
-Ma che onore, 20 minuti con lei-
mi chiede sbalordito
-ragazzo non si ecciti, ho fatto il possibile-
gli dico facendo la finta indifferente
-ma infatti la ringrazio proprio per questo- risponde lui
-quindi essendo già passati 10 minuti, io tra qualche minuto sto li, le conviene prepararsi-
-ne un minuto in più ne un minuto in meno- dico fiera di me
-a dopo mora- socchiudo gli occhi
-arrivederci-
detto questo attacco.
Mi guardo allo specchio e vedo un riflesso di me che non avevo mai visto: capelli raccolti in una cipolla tutta arrufata, il pigiama con gli orsetti che mi sta enorme e gli occhiali da vista che non metto mai per andare a scuola.
Vado verso l'armadio, lo guardo e prendo le prime due cose che mi si ritrovano davanti, mi faccio una coda e mi lascio gli occhiali visto che ho pochissimo tempo. Appena mi alzo i pantaloni sento il citofono, scendo di corsa le scale evitando di cadere
<<chi è>> chiede mia madre
<<Riccardo>> le faccio un sorriso e lei lo ricambia alzando il pollice in su, esco da casa e lo vedo appoggiato alla sua moto con un giacchetto di pelle e i suoi capelli ricci tutti scompigliati. Apro il cancello e lo saluto come sempre, cioè scompigliandoli ancora di più i capelli sapendo quanto gli da fastidio
<<stronza...>>
dice e alza gli occhi al cielo, prendo il mio casco che mi ha comprato l'altro giorno, scelto esclusivamente da me! Sale sulla moto e subito dopo io faccio lo stesso, mi appoggio agli appoggini che stanno ai lati della sella
<<guarda che ti puoi appoggiare pure a me. Non essere timida Eleonor>> dice con un po' di malizia per infastidirmi
<<mi stai sul cazzo Riccardo.>> 
dico alzando gli occhi al cielo
<<allora?>> chiede
<<Non mi reggerò mai a te!>>
lui parte senza avvertirmi e per istinto mi aggrappo saldamente a lui che si ferma di colpo subito dopo
<<è durato poco il tuo "mai">>
dice girandosi e facendomi un sorrisetto malizioso
<<sei un deficiente.>>
gli dico mentre lo picchio sulla spalla <<ora ti reggi?!>>
non capisco se sia una domanda o un obbligo...
<<mi stai ancora di più sul cazzo Riccardo>> gli urlo contro
<<so che mi ami Eleonor>>
mi infastidisce mentre mi da una botta sul naso con l'indice, parte prima che io potessi protestare e mi stringo forte a lui un'altra volta.
Dopo un po' si ferma ad un pub, scendiamo e andiamo dritti al bancone, io mi prendo un mojito e lui come sempre il rum. Parliamo del più e del meno e dopo altri due cocktail e qualche sigaretta torniamo alla moto, appena vedo la moto mi ci appoggio per avere sostegno visto il giramento di testa
<<stai già fuori Ele?>>
mi chiede lui con la massima tranquillità
<<un po'>>
dico tra un singhiozzo e l'altro, lo abbraccio per tenermi in piedi
<<dai andiamo, sali>>
dice, si stacca da me e sale in sella
<<ma a me non va di tornare>>
inizio a fare i capricci come se fossi una bambina di due anni, ma dopo vari 'ti accompagno a casa' con un tono serio cedo e salgo dietro di lui.
Arriviamo davanti al cancello d'entrata e lui decide di accompagnarmi fino alla porta, iniziamo a fissarci, guardo i suoi profondi occhi scuri, la sua espressione dolce mentre gli tocco ogni riccio che ha in testa è gli scende sulla fronte, faccio un gran respiro, guardo le sue labbra e prendo coraggio, lo avvicino a me prendendolo dalla nuca e lo bacio.
Un bacio intenso, unico...ricambiato.
Dopo poco lui si stacca mi guarda e se ne va senza dire una parola. Entro in casa sconvolta da quel che era appena successo e da come l'aveva presa, pensavo che anche lui volesse...m-ma magari non era così. Povera illusa...

Nonostante tutto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora