15.10.2019- Racconti d'infanzia

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Fu bellissimo tenerti la mano senza prima assicurarsi che nessuno ci stesse guardando. Il buio della sala cinematografica camuffò i sorrisi, le occhiate piene di adorazione e la mia testa che dolcemente lasciai andare contro la tua spalla. Non dimenticherò mai quando, uscendo dal cinema, sentimmo alcuni parlare della fine del film ed io e te, ci guardammo e scoppiammo a ridere perché in realtà, di quel film non avevamo visto granché. Ci fermammo a prendere un gelato e lo mangiammo sedute su una panchina, in una strada dove di gente ne passava poca. Sotto la luna grande e luminosa mi raccontasti della tua infanzia. Eri nata in una famiglia dove regnava la felicità, una felicità che fu portata via dal dolore per la morte del tuo fratellino. Mi parlasti delle giornate che passavate insieme tu e lui, a giocare senza mai stancarvi. Asciugai le tue lacrime e tu asciugasti le mie. Restammo per qualche secondo in silenzio poi decisi di abbracciarti. Ti strinsi forte. Volevo sapessi che per te c'ero. Per farti sorridere decisi di parlare della mia d'infanzia, un periodo dominato da figuracce e dalla mia goffaggine. Ti parlai di quando feci da damigella al matrimonio di mia zia: ero tra le sue braccia ed ero determinata a voler afferrare una stella particolarmente luminosa, quando lei e suo marito, per non farmi cadere, si sbilanciarono e sprofondarono con i visi nella torta nuziale. Ridesti ed io fui felice. Ti parlai anche di quella volta in cui per sbaglio, attaccai una gomma da masticare nei capelli di una bambina, la quale ricambiò spregevolmente il gesto. Entrambe fummo costrette a tagliarci i capelli. Quella sera ridesti molto ed i miei occhi per la prima volta brillarono, non perché osservassero la luna ma perché erano posati su di te.

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