4- Le carote vogliono affetto

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«Mi dispiace, per la camicia.»
«Mhm.»
«E anche per il fuoco.»
«Mhm.»
«Soprattutto per il tentativo di spogliarti, ma ti giuro che non è stata colpa mia.»
«Mhm.»
«Io lo avevo detto che era meglio se rimanevi fuori.»
«Forse sarebbe stato meglio.» dice finalmente lui, tenendo lo sguardo fisso sulla strada.

«Sono davvero...mortificata?» sussurro cercando di non ridere.
«Ti faccio ridere?» mi chiede lui, alzando un sopracciglio.
La mia espressione divertita si trasforma subito in una da funerale e abbasso lo sguardo sulle mie mani prima di rispondere.

«No, assolutamente n-»
«Scalerò il costo della camicia bruciata e bucata dal tuo stipendio, e spero che quella ragazza, la spogliarellista, abbia lasciato andare la mia cintura alla fine, perché la rivorrei indietro. I calzini affumicati te li puoi tenere.» pronuncia sicuro, entrando nel giardino di villa Robinson.

Io sospiro e scendo dalla macchina di fretta, ansiosa di stare ad almeno sette metri di distanza da quella specie di Dio greco che mi ritrovo come capo.

Almeno sette metri per tenere a bada gli ormoni.
Facciamo otto.

Faccio per prendere la mia valigia ma lui é più veloce e con un gesto secco chiude la portiera, cominciando a camminare verso l'entrata.
Lo seguo senza dire nulla, e ogni tanto lancio un'occhiata al fondoschiena tanto per darmi coraggio.

«Avrai la tua cintura al più presto.» mi premo una mano sulla bocca mentre lui si gira lentamente verso di me.
«Lo spero, Diane.» dice soltanto prima di continuare a camminare.
Arriviamo in camera mia poco dopo, lui fantastico ed io con il fiatone.
Poggia la mia valigia su una sedia e si rivolge a me, scrutandomi con un'espressione indecifrabile.

«I bambini sono a scuola tutti i giorni tranne nel week-end, dalle nove e mezza, a l'una. L'autista si occupa di portarli a scuola, tu li devi vestire e lavare. Quando tornano falli mangiare e fagli fare i compiti, nel pomeriggio del martedì hanno lezione di pianoforte, ma non devi andare con loro. I tuoi pomeriggi liberi sono il giovedì e ogni due martedì. La divisa te la fornirà la signora Wellington. Spero sia tutto chiaro.» mi dice, passandosi una mano tra i capelli.

«Tutto chiaro.»
«Sistema la tua roba, all'una ti voglio pronta in salotto.» mi risponde facendo per andarsene.
«Aidan-» lo fermo io. «Cosa farò dalle nove a l'una?»
«Ti troveremo qualcosa da fare.» mi risponde soltanto lui, prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.

                                 ***

«Non così cara, devi metterci passione.» mi riprende la signora Filetto, spostando le mie mani sul coltello per la terza volta.
«Ma sono carote.» mi lamento io, asciugandomi le dita sul grembiule della divisa.
Non sono mai stata una fan delle divise con la gonna, ma evidentemente questo, ad Aidan Robinson, non importa.

«Anche le carote vogliono affetto Diane, ogni cosa ne vuole.» mi ripete lei, passandomi altre carote.
Io affetto l'ennesima e sospiro mettendole tutte in una ciotola.
«Mi andresti a prendere uno straccio pulito, cara? Al piano di sopra, nello sgabuzzino con la porta bianca.» mi chiede poi, affettando con maestria il sedano.
«Va bene.» accetto di fretta, dirigendomi al piano di sopra.

Qualunque cosa pur di non tagliare più carote.
Qualunque.

Salgo di fretta le scale, chiedendomi ancora una volta perché qui le porte siano tutte bianche.
Ne apro un paio a vuoto, trovando una palestra e una sala da biliardo con mini-bar.
«Sarà questa.» borbotto aprendo l'ennesima porta prima di cacciare un urletto femminile.

«Oppure sarà il bagno.» mormora mentre io mi copro gli occhi, cercando di non guardare Aidan coperto solo da un misero asciugamano legato in vita.
«Mi dispiace.» dico con voce lamentosa.

«Puoi girarti Diane.» replica lui. Io mi volto piano piano, e lo osservo strofinare un'altro asciugamano sui capelli castani, che gocciolano sulle spalle. «Cosa cercavi?» mi chiede poi, appoggiandolo su una spalla.
«Lo sgabuzzino.» mormoro io, distogliendo gli occhi dallo spettacolo che ho davanti, e guardando tutto tranne che lui e i suoi addominali.

«È dall'altra parte della casa.» replica lui, divertito. «Se mi fai passare ti faccio vedere dov'è.» dice ricordandomi che sono ferma davanti alla porta come un palo.
Mi sposto di lato per farlo passare e lo seguo cercando di non scoppiare a piangere nel bel mezzo del corridoio.

Dopo qualche minuto di silenzio mi apre una porta bianca e prende uno straccio da cucina verde, che mi porge con un sorrisino.
«Ti sta bene la divisa, Diane.» dice, prima di sparire in un'altro corridoio.

Io sorrido come un'idiota e poco dopo torno giù, pronta a badare ai bambini.
La porta di casa si apre ed entrambi corrono nell'ingresso urlando, per poi abbracciarmi.

«Ti ho fatto un disegno Diane! Stai meglio?» urla Alicia, sventolando un foglio colorato. Io annuisco e Ashton mi da la sua giacca.
«Ho imparato a fare a botte. Vuoi vedere?» mi chiede preparandosi.
«Certo, dopo facciamo una lotta, ma ora dovete mangiare.» rispondo appendendo i cappotti all'attaccapanni.

Entrambi si dirigono in cucina ed io li seguo lentamente, ripensando a quello che è appena successo.

Cioè
Ripensando alla mia figura di merda

Il pranzo scorre piacevolmente; i bambini sono beneducati, la cuoca cucina divinamente, ed io ho già mangiato due fette di torta al cioccolato.

«Dov'è papà?» mi chiede Alicia mandando giù un sorso d'acqua.
Prima che io possa risponde Ashton mi precede.
«A quest'ora nuota sempre in piscina.» risponde con un cenno della testa.
«Vero, Diane ci porti a vederlo?»
«Io non so dov'è la piscina Alicia.»
"Io sì, devi solo aprire la serratura.» replica lei, prima di prendermi per un braccio e trascinarmi giù dallo sgabello.
Entrambi mi prendono per mano e mi portano fino a un'altro salotto, con una grande porta a vetri colorati.
«Devi girare la chiave, io non ci arrivo.» piagnucola Alicia, tirandomi un lembo della gonna.

Io premo le dita sulla chiave e faccio scattare la serratura, spalancando i due lati della porta.

Poso una mano sulla fronte per ripararmi dal sole e i miei occhi incontrano quelli di Aidan Robinson mentre fa leva sulle braccia per uscire dall'acqua.

Cruel in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora