12. Pact Fulfilled

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Ottobre passò in fretta e lasciò un lungo spazio all'aria fredda e pungente di novembre che vorticava fuori dalle finestre ghiacciate e portava con sé ancora qualche foglia gialla o arancione del mese ormai passato. Dylan era comodamente adagiato sulla poltrona di pelle del Signor Jhonson e i lividi che si era portato dietro per qualche settimana ormai erano spariti.
Era un sabato pomeriggio particolarmente freddo e nuvoloso e aspettava il ritorno dei genitori e del fratello, guardando il fuoco scoppiettare allegro nel camino e ricordando la conversazione avuta con Dereck qualche tempo prima.
<<... Perché? >> chiese Dylan.
<<Perché sì! Mi ha dato fastidio vederlo e me ne sono andato...>> fece Dereck irritato.
<<Appena è arrivato tu ti sei allontanato da me! Almeno potresti dirmelo visto che sono il tuo migliore amico!>> sbottò Dylan.
<<Senti, vaffanculo Dylan!>> detto questo,Dereck se ne andò.

Dopo quel giorno quasi non si erano parlati. Avevano discusso a lungo del perché Dereck fosse scappato via il giorno in cui Justin aveva fatto a botte con l'altro ragazzo, Mirko, e perché si comportasse in modo così strano ogni volta che parlavano di lui. Dereck improvvisamente gli aveva anche chiesto come mai lui e Justin ora andassero d'amore e d'accordo, e Dylan era stato davvero sul punto di dirgli tutto ma poi ci aveva ripensato anche per la sicurezza di Justin, perché secondo la legge era una cosa punibile con il carcere, nonostante suo padre fosse un avvocato e, anzi, forse sarebbe stato lui a risentirne di più, emotivamente. Quindi non disse nulla e passò giorni e giorni ignorando Dereck e vedendo ignorato da lui. I suoi pensieri si dissolsero quando sentì lo scattare di una serratura, lo sbattere di una porta e dei passi pesanti avvicinarsi al salone. Poi vide una figura tutta impettita e congelata buttarsi a peso morto sul divano di fianco a lui. Lo riconobbe come suo fratello, così si sporse dalla sua comoda poltrona per vederlo meglio in viso: aveva le braccia all'aria e le gambe tutte scomposte sul bracciolo, l'espressione cupa e nervosa. Dylan tornò a fissare il fuoco, avvolto in una coperta, riaccovacciandosi sulla poltrona. Prima che potesse aprir bocca, il fratello confermò i suoi dubbi: <<Oggi è proprio una giornata di merda!>> Dylan sorrise. Aveva immaginato che Justin avrebbe voluto attirare l'attenzione raccontando tutte le sue sventure, così lo incoraggiò tanto per divertirsi. <<Cos'è successo?>>
Sentì Justin sbuffare prima di cominciare la sua lunga reminiscenza. <<Sono arrivato a lezione in ritardo perché il motore della macchina di Thom si era congelato. Nelle ultime tre verifiche ho preso quattro due... e non guardarmi così perché, si, è possibile! Poi... era scaduto il tempo del parcheggio quando sono andato a comprare delle cose che mi aveva chiesto mamma e mi hanno fatto una multa. Sempre quella stronza della macchina di Thom non partiva quindi dovevo prendere l'autobus ma ovviamente non abbiamo fatto in tempo... quindi sono andato da scuola al bar della rotonda a piedi, con questo cazzo di freddo, e da li abbiamo preso la corriera... siamo arrivati a casa di Thom ma sua mamma non aveva la macchina quindi abbiamo dovuto aspettare mezz'ora perché rientrasse suo padre che poi mi ha portato qui. Ah no, scusa! Ho dimenticato un dettaglio! Mentre salivo i gradini per entrare a casa di Thom... naturalmente... c'era un gradino mezzo ghiacciato quindi io ci sono scivolato sopra!>> concluse tirandosi a sedere sul divano guardando in cagnesco Dylan come se fosse stata tutta colpa sua... ma Dylan sorrideva guardando il fuoco ancora più ardente di prima. <<Hai ascoltato almeno una parola di quello che ho detto?!>>
<<Certo, e posso dirti con certezza che sei proprio sfigato, fratello>> affermò Dylan constringendosi, con uno sforzo immane, a non ridere.
<<Lo so da solo, senza che me lo dici!>>. vociò Justin ributtandosi sul divano. Non passò molto perché il ragazzo si fecesse sentire di nuovo: <<Dylan>> cominciò portando le braccia dietro la nuca per sorreggersi la testa. L' interpellato rispose con un mugolio, così Justin continuò: <<Te lo ricordi?>> chiese quasi in un mormorio, mettendosi di nuovo a sedere per guardarlo. Dopo aver pensato qualche secondo, Dylan realizzò, e subito dopo sentì un calorino espandersi sul collo e sulle guance. Si strinse nella coperta in cui era avvolto e quelli che seguirono furono solo interminabili secondi di silenzio.
<<Valeva anche per me o solo per te?>> chiese inaspettatamente Justin mettendosi più composto sul divano e rivolgendo lo sguardo al camino di pietra. Dylan rimase ancora in silenzio, così Justin continuò. <<Te lo sei dimenticato? Oppure... lo sapevo che non lo avresti rispettato... ma non è colpa tua... >> disse quasi in un sussurro angosciato. Dylan allora rivolse a lui la sua attenzione e scordò le fiamme nel camino. Lo guardò provando un inaspettato senso di pena nei suoi confronti. Era dispiaciuto. Dopotutto lo aveva promesso...
Sospirò e cercò delle parole.
<<Jus... non è come pensi, è solo che... >>
<<Solo che sono stato un insensibile anche solo a chiedertelo... scusa>> lo interruppe Justin.
<<No, solo che sta andando tutto così bene... voglio dire, ormai era una cosa passata, no? Non voglio rovinare tutto... >> lo ammonì Dylan vedendo il fratello con la testa fra le mani a capo chino che si guardava le ginocchia.
<<Jus... >> il ragazzo però non rispose. <<Perché mi fai questo?>> continuò Dylan ma ancora nessuna risposta. Si alzò dalla poltrona lasciandovi cadere sopra la coperta che prima lo avvolgeva, si avvicinò al divano e si fermò, restando in piedi di fianco al fratello ancora con lo sguardo basso. Gli toccò una spalla ma non successe niente. Gli diede un colpetto col ginocchio sulla coscia ma niente di niente. <<Non ti sopporto>> sussurrò. Poi, col cuore gonfio di costernazione, si chinò di fronte a lui, gli prese i polsi e li allontanò dal suo volto per poi avvicinarvi il suo e posare le labbra su quelle sottili del fratello, dando vita ad un piccolo bacio casto e asciutto. Durò giusto qualche secondo e si staccarono rimanendo comunque con i nasi quasi a sfiorarsi. Dylan si era ormai inginocchiato davanti a lui e gli stringeva ancora i polsi, che poco dopo Justin liberò. <<Grazie>> disse sorridendo appena e guardandolo in quegli occhi azzurri come un non ti scordar di me. Dylan, con enorme imbarazzo, all'improvviso si accorse che i vividi occhi verdi di Justin erano umidi e, preso da un enorme senso di colpa - e forse anche di vuoto - , gli prese il volto tra le mani e senza aspettare repliche vi premette sopra il proprio, affondando di nuovo le proprie labbra su quelle tremanti del maggiore che aveva spalancato gli occhi, incredulo. Stringendogli i capelli, si sedette sulle sue coscie, senza staccarsi nemmeno un secondo da lui. Justin, evidentemente confuso ma anche travolto da un enorme piacere, gli prese i fianchi cercando però di allontanare il viso da quello di Dylan, che non sembrava avere le stesse intenzioni. <<Che stai... >> riuscì a bofonchiare con difficoltà mentre Dylan si stringeva di più a lui. Il più piccolo, infatti, aveva la mente annebbiata e occupata da troppe cose decisamente: la discussione con Derek, le loro incomprensioni, i suoi sentimenti, la confusione, i momenti passati con il fratello, la fretta con la quale si erano svolti tutti gli eventi che lo avevano travolto... poi, all'improvviso, si sentì ardere in certi punti e, quasi senza accorgersene, soffiò - ansimando in un impeto di inaspettato piacere fisico - : <<Scopami Jus... ti prego... >>.
Justin allora riuscì a staccarsi malamente. <<Che cazzo dici Dylan!>> esclamò esterrefatto. Dylan parve tornare in se ma, senza una particolare reazione, mormorò: <<Scusa... >> scostandosi da lui e andando verso la cucina.
Dal frigorifero tirò fuori una bottiglia di rosè a metà che era stata aperta la sera prima. Prese un bicchiere e lo riempì fino all'orlo per poi berlo tutto in pochi secondi. Si appoggiò al tavolo e chinò la testa tenendo il bicchiere nella mano libera. Sentiva lo sguardo del fratello puntato su di lui, ma decise di ignorarlo. Ricostruì quello che aveva fatto e non poté fare altro che insultarsi internamente. Aveva ragione Justin? Il senso di solitudine che ti opprime dopo un po' di tempo può portarti a fare certe cose? ... Volere una consolazione? Non se ne era nemmeno accorto e aveva trovato sul momento la scusa di averlo fatto per pena... ma in realtà per quei mesi aveva avuto paura di chiederglielo, quando ne aveva sentito più di una volta il bisogno impellente... si era ridotto a farlo tutto in una volta, finendo per esagerare. E ora si ritrovava li, appoggiato ad un tavolo a riempirsi bicchieri di rosè frettolosamente sospirando disperato e sbattendo il bicchiere sul tavolo ogni volta che lo finiva. Quando riprese la bottiglia per la terza volta, la mano gli fu fermata. La bottiglia fu rimessa sul tavolo. <<Cosa c'è Dylan?>> domandò Justin dolcemente rimanendo dietro di lui. <<Niente >> sospirò Dylan strizzando gli occhi e alzando la testa per guardare davanti a sé, trovando solo la parete chiara della cucina. <<Eppure, quel "ti prego scopami" a me non è sembrato niente >> osservò Justin.
<<Non volevo dirlo>> fece Dylan cominciando a sentire caldo sia per colpa di quel rosè sia per il forte imbarazzo che stava provando. <<E poi mi hai detto tu di fermarmi... >>
<<È vero, non volevo che potessi pentirtene e poi mi hai preso alla sprovvista... >>
<<E invece avresti dovuto aspettartelo!>> esclamò Dylan, di colpo pungente, senza saperene nemmeno lui il motivo, ma era lampante che l'alcol stesse cominciando a fare il suo effetto. <<Scusa... >> disse subito dopo, portando una mano sulla fronte e poi lasciandola ricadere lungo il fianco. <<Non fa niente>> Rispose Justin con garbo sfilandogli il bicchiere dalla mano e prendendo la bottiglia sul tavolo. Dylan allora si voltò verso il tavolo ritrovandosi fianco a fianco con il fratello che stava finendo l'ultimo goccio di vino nel suo bicchiere, poi lo posò sul tavolo e rivolse lo sguardo a Dylan. << Un'altro po'?>> chiese con un ghigno divertito che non venne ricambiato, ma in compenso Dylan si diresse di nuovo verso il frigorifero tirando fuori una lunga bottiglia dal collo deformato. Il liquido al suo interno era di un arancione abbastanza chiaro e appena l'aprì, un forte odore dolce pervase le narici di entrambi i ragazzi. <<Quello è whisky>> lo informò Justin con sguardo incerto mentre Dylan si avvicinava al tavolo con un cipiglio infastidito. <<Lo so... se lo vuoi bevi e sta zitto>> prese un bicchiere dal mobile dietro di loro e lo posò un po' barcollante sul tavolo. li riempì di nuovo entrambi fino all'orlo e ne porse uno al fratello, che lo prese subito e cominciò a berlo come se fosse acqua minerale. Fu subito chiaro che Justin non era per niente un dilettante in fatto di whisky e dopo aver vuotato il primo bicchiere, schioccò le labbra e sorrise a Dylan che stava ancora finendo il suo. Dylan si versò altro po' di whisky, poi porse la bottiglia al fratello che a sua volta riempì di nuovo il bicchiere. Si guardarono attentamente, poi fecero schioccare i bicchieri tra loro battendoli l'uno contro l'altro e li vuotarono all'unisono. Dopo pochi minuti entrambi erano evidentemente in uno stato non esattamente sobrio: sugli zigomi erano comparsi due pomelli rosa e barcollavano appena, Justin inoltre sembrava godersela parecchio col whisky in mano a scrutare il fratello che, quasi distrattamente, se ne riempiva ancora una volta il bicchiere.
<<Quindi... ora mi dici che ti prende?>> nonostante tutto, non c'era niente di vago o confuso nel tono che usò Justin per rivolgersi a Dylan che, versandosi un altra abbondante dose di quel dolce vino, si voltò dandogli le spalle. <<Oh, andiamo...>> fece ancora Justin senza voltarlo ma guardandolo sorridendo leggermente. Dylan lo ignorò e bevve un altro po', versandosene un goccio sul mento, dopo quel sorso il suo colorito si fece più intenso... ma aveva capito le intenzioni del fratello, quindi stette ben attento a tener la bocca chiusa lasciando che solo Justin si ubriacasse visto che lui era ancora abbastanza lucido da capire quel che faceva. <<Dylan>> cantilenò Justin con un leggero singhiozzo.
<<Piantala>> anche se aveva le guance arrossate, il suo tono era fermo... non come la sua mano che invece tremava. Poco dopo sentì sul collo una piacevole pelle d'oca e le labbra del fratello che si posavano proprio nel punto da cui era partita. Un leggerissimo sospiro abbandonò le sue labbra sentendo le mani di Justin accarezzargli i fianchi e, realizzato che non si trattava di un allucinazione, posò il bicchiere sul tavolo ed intrecciò le dita con quelle di Justin per poi portare entrambe le sue mani sotto la stoffa dei pantaloni. Justin sorrise sulla pelle del suo collo e continuò ad infiammare ogni cellula esposta posandoci dei piccoli e umidi baci. Non appena Justin prese a muovere con autonomia le mani sopra i boxer di Dylan, palpandolo lentamente, quest'ultimo tolse le mani dai suoi stessi pantaloni e le portò a stringere e tirare i capelli di Justin inclinando il collo più in dietro che poteva. Quel gioco continuò per parecchi minuti ed il solo, anzi, i soli rumori a udirsi erano gli schiocchi umidi dei baci a volte scambiati sulle labbra e i sospiri di entrambi che si convergevano tra di loro. Persino lo scoppiettio del fuoco era stato soffocato da quel silenzioso rumore e mentre forse, prima, Dylan avrebbe avuto quasi paura a farsi toccare in quel modo dopo quello che era successo, be' in quel momento anche ripensandoci non riusciva a desiderare altro che essere toccato in quel modo proprio da lui.
Non essendo più vergine, non riusciva più a preoccuparsene.
Lo voleva fare e lo voleva in quel momento; contro ogni logica.
<<Jus... Jus... >> ansimò in preda alla lussuria sentendo il membro del fratello, ormai già eretto, spingersi insistentemente contro le sue natiche. Anche le intimità di Dylan avevano iniziato a reagire, infatti in poco tempo si ritrovò fastidiosamente stretto e umido nella patta dei pantaloni inoltre, Justin, sentendo questi cambiamenti aveva preso a leccargli il collo e a muovere le mani nel modo più sensuale che potesse conoscere: con due dita gli stuzzicava il glande, lo accarezzava con la punta di tutte le dita, lo massaggiava lentamente o arrivava fino ai testicoli e li stringeva pizzicando leggermente lo scroto. spostò anche la stoffa dei boxer per poter tastare meglio ciò che, ormai con fatica, contenevano. Dylan mollò i capelli di Justin per tirare i propri pantaloni ed i boxer finalmente abbastanza in basso per consentire al fratello di muoversi più liberamente, infatti subito dopo Justin prese a masturbarlo più velocemente fermandosi di tanto in tanto per passare ancora le dita sul glande. All'improvviso il maggiore si fermò del tutto e Dylan rilasciò un mugolio infastidito: Justin aveva riempito un'altra volta i bicchieri di whisky e ne porgeva uno al fratello. Dylan lo prese e lo bevve per poi vedere Justin chinarsi e mettersi in ginocchio di fronte a lui con ancora il bicchiere pieno in mano. Justin afferrò il membro del fratello e cominciò a versarci sopra il whisky freddo, provocando dei brividi e sospiri di godimento da parte del più piccolo. Ricominciò a masturbarlo lasciando che il whisky continuasse a cadergli sopra facendo provare a Dylan un improvviso e fortissimo piacere al basso ventre soprattutto quando, senza nessun cenno o avvertimento, lo prese tutto in bocca e lo lambì alla perfezione in modo provocante. Diede veloci lappate, e ogni singolo rumore risultò più forte di quanto non fosse, persino i sospiri che anche lui stesso rilasciava. Justin si fermò con le labbra sul glande e con la lingua provò a penetrare il buchino che portava all'uretra; Dylan, a quel punto, si lasciò sfuggire dei veri e propri gemiti per niente virili. <<Smettila di giocare...!>> implorò sperando davvero di avere successo, con la consapevolezza che non ne avrebbe avuto, infatti Justin fece un sorrisetto divertito e continuò nella sua impresa. Dylan butto in dietro il collo e spalancò la bocca chiudendo invece gli occhi, e continuò ad ansimare e gemere forte. Sentì un altra volta il whisky inondare la sua virilità e pensieri non più casti di quel che stava succedendo gli invasero la mente. <<Sei dolce... Mi fai eccitare...>> sussurrò Justin sulla sua erezione prima di leccarla ancora con ostentata avidità. Dylan gli tirò i capelli e lo spinse ad andare più veloce, abbassò lo sguardo ma se ne pentì subito perché in un attimo sentì il forte e irresistibile desiderio di venire, possibilmente nella sua bocca o sul suo viso; si sentì un pervertito a pensare quelle quel genere di cose ma questo non fece che eccitarlo ancora di più. Justin se ne accorse, evidentemente perché il membro di Dylan, a quei pensieri e quasi all'apice, si era irrigidito ancora, così si staccò immediatamente e si rialzò prendendo poi Dylan per le guance con una mano e baciarlo con passione. Si avvicinò al suo orecchio. <<Piegati>> gli ordinò in un bisbiglio. E Dylan si girò e si chinò ubbidiente sul tavolo stenedoci il busto e stirando le braccia davanti a se. Dopo qualche secondo Justin si piegò su di lui baciandogli ancora il collo e ondeggiando con il bacino contro di lui prendendogli i fianchi e stringendoli con decisione. Dylan giurò di non aver mai provato tanto piacere e fastidio allo stesso tempo in vita sua: la sua erezione implorava di essere toccata e liberata una seconda volta, contro le natiche sentiva il duro membro del fratello ancora intrappolato nei pantaloni sfregarsi piacevolmente contro di lui, sentiva però che anche il fratello provava lo stesso piacere e fastidio nel fratello che aspettava il momento giusto ma intanto soffriva per trattenersi. Il cuore gli batteva nel petto forsennatamente e sentiva contro la schiena quello di Justin battere allo stesso modo. Non riuscendo più a trattenersi, Dylan lanciò un gemito voglioso e Justin reagì come aveva sperato: si alzò da lui e spinse un altra volta il bacino contro di lui per poi tirare giù la zip dei jeans e abbassarsi di poco i pantaloni e i boxer, tanto da permettere alla sua asta dura e bagnata di liberarsi finalmente. Abbassò ancora i pantaloni di Dylan permettendosi una vista ottima del suo fondoschiena. Dylan sentì le sue dita entrargli dentro volta per volta, le sentì sforbiciare, andare avanti e indietro e toccare le sue pareti provocandogli piacere ad ogni movimento. Si senti bollente quando la bocca di Justin si posò nel punto dell'osso sacro e salì per la spina dorsale per arrivare all'orecchio e sussurargli le porcate più impensabili. Si, pensò, l'alcol aveva decisamente un brutto effetto su di loro.
Dylan sentì Justin togliere le dita e provò uno spiacevole senso di vuoto, ma quel senso di vuoto fu presto colmato perché Justin, dopo aver giocato con la punta del suo pene sulla sua apertura, dopo averlo leccato e penetrato con la lingua e dopo avergli palpato il posteriore a dovere e averlo anche colpito lasciandogli qualche segno rosso - Dylan si era eccitato ancora di più - lo penetrò veramente, con vigore. Dylan lanciò un grido sia di eccitazione che di dolore e qualche lacrima scese sulle sue guance. Nonostante fosse solo la seconda volta e non lo facesse da un sacco di tempo, non gli fece così male come aveva pensato... anzi.
<<Ho cazzo, fottimi! Più forte che puoi!>> esclamò Dylan eccitato e con l'alcol che gli dava alla testa; ormai privo di ogni tipo di logica o razionalità, persa nel momento in cui aveva toccato con le labbra il bordo del bicchiere di vino.
Non era più in se.
Justin obbedì, compiaciuto, e si spinse dentro di lui con forza e virilità ansimando e gemendo ogni tanto. Dylan invece, che si era aggrappato all'altra parte del tavolo per non farsi spingere via definitivamente, gemeva rumorosamente e ogni tanto staccava una mano dal tavolo per palparsi da solo una natica o per alzarsi la maglia e giocare con un suo capezzolo turgido... o anche per toccare il bacino di Justin in una muta richiesta di andarci piano. <<Ti piace, eh? Piccolo pervertito... >> ansimò Justin muovendo i fianchi sempre più velocemente. <<Ah!... si!... si! Non fermarti! >> Dylan non era sicuro di aver risposto a lui o di aver semplicemente espresso la sua lussuria a parole, poi decise di darsi piacere da solo per poter venire una volta per tutte ma, mentre portava una mano al proprio membro, quella addestrata di Justin scattò e lo prese prima di lui per poi premere con il pollice sul piccolo buchino nel glande. <<Non puoi ancora venire>> gli sussurrò ad un orecchio, divertito. <<AH! Cazzo... cazzo! Ah!>> continuò a gemere Dylan.
<<Tanto lo so che ti fa impazzire comunque, vero fratellino?>> se la rise Justin, tenendosi il labbro inferiore stretto fra i denti e guardandolo ammirato. Finalmente, evidentemente vicino all'apice, prese a masturbarlo, si piegò ancora una volta su di lui, gli morse un lembo di pelle e portò una mano a massaggiargli un capezzolo, Dylan gli strinse ancora i capelli mentre si mordeva un labbro e teneva gli occhi chiusi pensando seriamente di essere in un paradiso alternativo. Justin allentò il morso fino a mollare la presa e Dylan sentì quella parte di pelle riprendere aria. Rimase piegato su di lui continuando a spingere, strizzando gli occhi. <<Sto per venire Dylan... posso... ?>> chiese Justin con un sospiro come conferma, alludendo al potergli venire dentro, e Dylan annuì.
Infatti, per primo, raggiunse l'orgasmo Justin con due ultime e poderose spinte. <<Ah cazzo... >> sospirò esausto dando qualche piccolissima spinta in più e in quel momento, quando Dylan sentì il caldo sperma del fratello riempirlo, una scossa lo travolse e lo colpì al basso ventre facendogli inarcare la schiena all'inverosimile e venire copiosamente sulla superficie del tavolo, rilasciando un ultimo e roco gemito di appagamento. I muscoli di entrambi si rilassarono e Justin, dopo essere uscito da Dylan, si accasciò su di lui portando le mani vicino alle sue e intrecciando le dita. Erano entrambi sudati e avevano entrambi il battito accelerato e il fiato corto, e Dylan sentiva quello del fratello sulla sua spalla e pensò che forse sarebbe stato meglio dirgli due parole ma poi realizzò che, come era troppo stanco per muoversi, era anche troppo stanco per parlare; disse solo, rispondendo alla domanda fattagli forse un'ora prima. <<Ho litigato con Dereck... >>
Justin allora voltò leggermente il viso e lo guardò dispiaciuto. <<... Ma non fa niente>> continuò Dylan; così l'altro gli diede un bacio sulle labbra e gli sussurrò: <<Allora qualcosa c'era davvero... mi dispiace... tanto>>. Dylan ricambiò il bacio e si voltò verso di lui per abbracciarlo.
<<Però ha funzionato il patto, hai visto? Io sto meglio... >>
Dylan rispose con un mugolio; Poi, stanchi e ubriachi com'erano, ebbero solo il tempo di sistemare i loro pantaloni e di pulire il tavolo, prima di addormentarsi sul divano, uno sull'altro, in modo molto scomposto.

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