E Martin? Be', Martin camminò giù per le scale, ignorando i richiami degli adulti attorno al lungo tavolo al centro del salone, oltrepassò le poltrone, voltò a destra, passò per il corridoio e, aperta la porta, uscì richiudendosela alle spalle. A passo svelto tracciò una linea di impronte sulla neve che ancora cadeva a piccoli fiocchi nel giardino, il vialetto era spianato ma si sentiva ancora lo scricchiolare del ghiaccio sotto le scarpe; come un militare camminò verso il cancelletto gelato, rischiando di scivolare un paio di volte, ci si fermò davanti e la sua mano andò ad afferrare la piccola maniglia nell'intento di aprirlo, uscire e non tornare. Ma perché farlo? Perché arrabbiarsi per una semplice confessione omessa? Semplice... perché non si era mai sentito partecipe in quella famiglia: lui era un ramo a parte, le cui uniche radici affondavano nell'ombra dei genitori che casualmente erano imparentati con l'unico individuo ad averlo mai considerato parte effettiva della famiglia. Le restanti erano solo persone che lo consideravano: Martin, il cugino o il nipote...
Da piccolo gli sarebbe piaciuto avere un bel rapporto con entrambi i fratelli, ma purtroppo, preso dal legame che si stava formando con Justin, iniziò a fare tutto ciò che poteva essere in suo potere per non spezzarlo: fare quello che faceva Justin, stare solo con Justin... e quindi anche "odiare" quello che odiava Justin; ed ora gli veniva detto ad un tratto che, invece, loro due andavano d'accordo, si volevano bene ed erano uniti... e Martin era solo un optional. Voltò il busto per vedere fuori dal cancelletto e non c'era nessuno, né una macchina o un cane o un anziano a passeggio... solo i lampioni e il vociare da dentro le abitazioni rendevano la strada bianca meno tetra, così si allontanò dopo aver tirato un bel respiro di rassegnazione, è camminò all'indietro fino a lasciarsi cadere per terra, dove fino a poche settimane prima c'era ancora l'erba fresca e giallognola impastata con la terra gelata. Si sentì sprofondare nella neve mentre le mani e il fondoschiena perdevano sensibilità e arrivava, al suo posto, uno spiacevole senso di irrigidimento.
Alzò lo sguardo e pensò che magari non glielo aveva detto perché si sentiva a disagio, dopotutto non si vedevano spesso... ma Martin aveva sempre visto in lui il fratello che non aveva mai avuto e sapere che per Justin non era lo stesso gli spezzò il cuore, anch'esso ormai congelato.
Faceva il buffone con gli altri, come se non gli importasse della sua immagine, fingeva di essere sempre felice, di essere quello un po' ribelle... ma non era così, non in realtà. Gli importava degli altri e ancor più di chi amava, ma mostrare qualcosa che aveva custodito gelosamente negli anni, così all'improvviso, lo avrebbe lasciato confuso e irritato... voleva bene alle persone a modo suo, mostrandolo in modi diversi: aveva sempre saputo dell'intolleranza da parte di Dylan nei suoi confronti, ma alla fine se non ci fosse stata, buona parte dei loro divertimenti da piccoli non sarebbe esistita... come un eroe e il suo avversario quando combattono, si sa che alla fine non si vogliono distruggere davvero... altrimenti non avrebbero avuto più niente da fare... anche fra chi pensa di odiarsi c'è sempre un po' di affetto, amore, o quel sentimento che non si riesce a decifrare ma che alla fine ti fa sempre esitare.
E lì, fra la neve che ormai cessava di cadere dal cielo, pensare era l'unica cosa che poteva fare mentre, piano piano, il suo busto si abbassava e si appiattiva con il terreno, affondando fra i cristalli di ghiaccio.
Una luce si accese alle sue spalle tagliando il buio come una lama, facendo risplendere il suolo, e una porta cigolò piano, qualche passo e la porta cigolò ancora e poi sbatté contro lo stipite e il triangolo di luce calda che lo aveva investito per qualche secondo si spense, lasciando che il buio adornato dalla neve piombasse ancora su quelle che ora erano due figure nel cortile, una delle quali stava in piedi cercando di scendere dai gradini ghiacciati tenendosi al sottile corrimano gelato. Lo scricchiolio della neve sembrò un tuono, così come stava, con la testa seppellita da quella massa fredda; sentì i passi avvicinarsi e li contò cercando di captarne la leggerezza o la pesantezza nel disperato tentativo di capire chi si stesse avvicinando a lui. Poi, nel buio, i passi si fermarono e un ombra più scura di quelle che già lo sopraffavano lo investì... ma non osò aprire gli occhi per vedere chi fosse, sentiva che era vicino, magari con i piedi ai lati del suo capo, le mani in tasca e il vapore bianco simile a fumo uscirgli dalle narici. Si, era lui. Gli occhi verdi puntati nei suoi, le mani uscirono dalle tasche e si incrociarono al petto mentre quella nuvola bianca lasciava le sue labbra semiaperte, che poi chiuse. Justin si chinò sulle ginocchia guardando il cugino ormai affondato nella neve, la bocca socchiusa e crepata dal freddo, gli occhi lucidi e stretti in due fessure che lo scrutavano come attraverso mille lenti appannate.
<<Vuoi morirci nel mio giardino?>> chiese ironico, mite, posando i gomiti sulle ginocchia.
<<Se è il caso... si sta molto bene qui>> rispose Martin, sollevando le sopracciglia.
<<Preferisci morire per ipotermia o una semplice broncopolmonite?>>
<<È uguale... tanto, ormai nessuno mi calcola... nemmeno tu>> lamentò richiudendo gli occhi.
<<Sei davvero insopportabile quando ti autocommiseri! Perché non fai l'uomo come fai sempre invece di lagnarti!>>
<<Anche un uomo ha i suoi momenti di debolezza>> mormorò il biondo con un tono stanco e annoiato; attese qualche minuto prima di parlare ancora. <<Pensavo che ti fidassi di me>> aprì ancora gli occhi fissando il cielo trapunto di stelle aperto su di loro in uno spazio ristretto, mentre le nuvole si diradavano dal centro. Justin sospirò pesantemente e si passò le dita sul ponte del naso per poi tirare indietro i capelli neri che ormai gli ricoprivano buona parte del bel volto. <<Mi fido di te!>> sussurrò con forza fissandolo, ma l'altro distolse lo sguardo riportandolo al cielo. <<L'ho sempre fatto, Martin! Ti ho sempre raccontato tutto, sei come un->>
<<Fratello, si... dillo a qualcun altro mentre ti tieni i tuoi segreti>> asserì freddo, inarcando le sopracciglia.
<<Dammi tempo... >>
<<Sembrava che Dylan lo sapesse da molto piu di me... in effetti, forse sei più legato a lui, sono solo tuo cugino io, cosa c'entro nella tua vita, dopo tutto? Perché mai avresti dovuto dirmelo, non ci vediamo mai- >>
<<La vuoi smettere!>> sbottò Justin facendo sobbalzare Martin, che non si aspettava di sentirlo perdere la calma. Sospirò e si sedette affianco al biondo passandosi le mani sul viso.
<<Ci sono dei motivi per cui Dylan lo sa... e non credo sia il caso di obbligarmi a fare un paragone, una scelta, tra te e mio fratello... >>
Martin non ribatté, sapendo che l'altro aveva ragione, ma essendo troppo orgoglioso per ammetterlo rimase in religioso silenzio mentre la frazione di cielo sopra le loro teste si spogliava sempre di più lasciando intravedere piccoli lembi della luna da giorni oscurata da quelle pesanti nubi. Si alzò a sedere mentre spazzava via dalla schiena la neve rimasta .
<<E quali sarebbero questi motivi?>> chiese sempre con distacco e freddezza , senza guardarlo.
<<Diciamo solo... che lo abbiamo capito insieme>> sospirò Justin. <<Infatti è da lì che in nostro rapporto si è, come dire, capovolto... ma nessuno di voi due copre un ruolo più importante dell'altro, mettitelo bene in testa Martin, cugino o fratello cosa c'entra? ti voglio bene come voglio bene a lui... >> tentò di guardarlo negli occhi spostandosi in avanti. <<... Va bene?>>
<<Mhmh>> mormorò Martin non del tutto convinto e ancora ferito. Justin si sollevò e scosse giacca e pantaloni per scrollare via la neve che ormai ci si era appiccicata, girò leggermente e fissò Martin che invece guardava di lato, in basso, per evitare i suoi occhi; provò a prenderlo per una spalla e voltarlo, ma niente, rimase fermo, incollato al terreno e fissava insistentemente un grumo di neve a qualche metro da loro.
<<Avanti, dimmelo, cosa ti aspetti che faccia per farmi perdonare... sto impazzendo Martin, se continui ad ignorarmi ti giuro che mi butto per terra e mi metto ad urlare>>
A Martin sfuggì un sorriso che provò a reprimere il più presto possibile, in modo che Justin non se ne accorgesse.
<<Inventati qualcosa>> rispose apatico incrociando le braccia al petto, senza distogliere lo sguardo dal grumo poco distante. Il ragazzo sospirò, con aria ostentatamente affranta, fece qualche passo indietro e la sua figura divenne scura, tanto che per Martin, quando alzò lo sguardo per capire cosa avrebbe fatto, fu difficile vederlo... finché la sua ombra non sparì del tutto e si sentirono solo i passi lenti sulla neve. Poi, all'improvviso, nel giro di un secondo, qualcosa colpì Martin sulla spalla, si voltò di scatto ma non vide niente e non ne ebbe nemmeno il tempo perché un'altra palla di neve lo aveva colpito ancora, questa volta allo stomaco; Justin comparve alle sue spalle tirandone una sulla sua testa.
<<Ma che- Hey!>> Martin si piegò, raccolse nella mano un po' di neve e dopo averla compressa la scagliò contro il suo avversario, mancandolo. Ne tirò un'altra ma fu bloccata da quella che stava già lanciando Justin, così finirono entrambe su Martin; la terza fece segno in mezzo alla fronte di Justin che si piegò un po' cercando di pulirsi. <<Bastardo>> ansimò, cercando di pulirsi. Martin allora scoppiò a ridere continuando a lanciargli palle di neve approfittando del momento di debolezza dell'avversario; all'improvviso venne placcato e buttato per terra, la neve gelata sotto la schiena, di nuovo, ed il peso del cugino sul torace, per un attimo ebbe un capogiro. <<Ti diverti eh? Non si ride di chi è in difficoltà! >> rise Justin, infilando le mani gelate sotto la sua sciarpa e toccando il suo collo; lo sbalzo di temperatura fu tale da far lanciare a Martin un urletto poco mascolino. <<Cristo Justin! Mi sto già congelando il culo!>>
risero entrambi rotolandosi nella neve fresca. Il biondo spinse Justin dorso a terra coprendolo di neve. <<Freddina?>> ansimò vedendo il cugino contorcersi sotto di lui. Martin prese altra neve e la fece scivolare sotto la sua maglia, lungo il collo, proprio mentre Justin alzava il busto. <<Nononono! CAZZO tu non sei a posto!>>
Risero più forte senza riuscire a smettere. Si ribaltarono ancora e Justin, sfinito, lasciò che il suo peso cadesse su Martin... ma aveva ancora della neve in mano e non si arrese; fra gli ansimi e le contrazioni di Martin che cercava di alzarsi, portò la neve vicino al suo basso ventre, i sospiri si attenuarono e il silenzio, divenuto allora imbarazzante, si impossessò del giardino; senza mollare il pugnetto di neve salì fino all'addome e lo guardò sorridendo, sornione. <<Lo lascio? >>
<<Tanto ormai non mi fa più effetto, sono diventato parte della neve>>
<<E va bene>> lo stava per lasciare quando la mano del cugino lo raggiunse sotto gli strati di vestiti e gli afferrò il polso.<<Scherzavo>> squittì, ma Justin lasciò cadere la neve; Martin strizzò gli occhi e i muscoli dell'addome si contrassero. <<Che cazzo di probblemi hai...>> biascicò.
<<Avevi un'aria troppo impertinente>>
<<Stronzo>> ricacciò il capo nella neve fissando Justin sopra di lui, sentiva ancora la sua mano gelida sotto i vestiti mentre la neve si scioglieva e le goccioline gli percorrevano l'addome lasciandosi dietro una scia di brividi; Justin si mosse in avanti, indolenzito da quella posizione, e mise il gomito al lato del viso di Martin mentre la mano destra scendeva un po' verso il basso. Martin schiuse le labbra.
<<Sei freddo>> sussurrò mentre i suoi piccoli occhi blu brillavano sotto la luce della luna ormai scoperta. <<Non voglio tornare dentro>> disse ancora sottovoce.
<<Allora rimaniamo qui fuori>> suggerì il maggiore e si sbottonò la giacca avvolgendovisi dentro con Martin, poi si tolse la cuffia e la mise sul suo capo, coprendogli i capelli lisci e biondi. Si osservarono qualche minuto e poi Justin sospirò portando la testa nell'incavo del collo del cugino, stringendolo forte. <<Mi sento bene ora>>
<<Ah capisco, è così strano stare bene quando sei con me?>>
<<Non intendevo quello... >> mugugnò affondando nella sua sciarpa.
<<Che intendevi?>> chiese Martin, ma Justin non rispose, si limitò a muovere leggermente la testa per sistemarsi meglio. Dopo qualche minuto il moro prese a tremare e le sue labbra divennero viola mentre un venticello pungente li sfiorava; Martin se ne accorse. <<Vuoi entrare?>>
<<No, preferisco stare qui>> sorrise mentre dalla bocca, insieme alle parole, uscivano delle nuvolette bianche, poi l'altro gli prese le mani e se le infilò sotto la felpa; Justin lo guardò leggermente stranito.
<<Hai le mani congelate... >> si giustificò Martin stringendosi nella giacca. <<Le sto riscaldando, altrimenti rischiano di caderti le dita>>
Il maggiore sorrise e si avvicinò al suo viso, in modo impercettibile, ritornando serio. <<Anche le mie labbra sono congelate, forse dovresti scaldarle>> mormorò e, senza aggiungere, altro affondò la bocca su quella calda del cugino. Martin sbarrò gli occhi e si scostò violentemente guardandolo truce, ma solo per qualche secondo perché in un attimo, dopo averlo fissato in quegli occhi tristi, deglutì, lo prese per il colletto e si attaccò altrettanto violentemente - a come ci si era staccato - a lui, in un disperato bisogno di attenzioni. Gli prese il volto e sentì la gamba del maggiore spostarsi in mezzo alle sue mentre la lingua calda scivolava nella sua bocca girando attorno alla gemella in cerca di un vero contatto. Martin attorcigliò un braccio al suo collo rudamente, mentre l'altro si aggrappò alla sua giacca. Le bocche continuarono ad aprirsi e chiudersi in modo ampio e frenetico fino a sentire i denti l'uno dell'altro contro le labbra e la lingua, fino a mordersi e leccarsi sempre di più; i bacini si scontrarono, le anche si muovevano e ondeggiavano le une verso le altre cercando un attrito accettabile. Justin portò lentamente una mano verso le natiche di Martin, per poi stringerne una, allora il biondo ruppe il bacio allontanandolo leggermente. <<Che stai facendo... >> esalò affannato, le sopracciglia leggermente inarcate.
Justin, un po' confuso, lo guardo qualche secondo prima di sussurrare un<<N-niente>> alzarsi in ginocchio fra le sue gambe. <<Scusa Martin>> e poi alzarsi definitivamente in piedi e camminare a passo svelto verso la porta di casa mentre dietro di lui il ragazzo lo chiamava, ancora più confuso. <<Justin... >> disse, inizialmente sottovoce. <<Justin, torna qui>> alzò la voce. <<Justin!>> quasi urlò, ma il tonfo della porta che sbatteva contro lo stipite soffocò le sue parole, e quasi ebbe paura di sentirlo manovrare con la serratura e, quindi, rimanere fuori al freddo. Si alzò velocemente e scrollò via la neve rabbrividendo quando quella gli scivolò lungo il dorso, corse lungo il vialetto e sui cinque gradini che lo separavano dalla porta, l'aprì e se la richiuse alle spalle con forza... ancora una volta ignorò i richiami del resto della famiglia in salone e corse su per le scale in cerca della camera del cugino e cercando di non scivolare, avendo ancora le scarpe ornate di ghiaccio; attraversò il corridoio e lì, a destra, la porta della sua camera si stava chiudendo, ma ci infilò una mano in mezzo - fra la porta e la cornice - e la riaprì ferocemente vedendo Justin balzare indietro, per poi richiuderla con la stessa rabbia. <<Cosa cazzo succede!>> urlò mentre i capelli biondi si sparpagliavano sul suo viso. <<Martin... senti, lascia stare, va bene? È stato sol->>
<<Perché lo hai fatto... >> il suo tono era cambiato... duro, triste e cupo, il suo volto si era abbassato e fissava il pavimento. <<Dimmelo>>lo alzò di scatto fissandolo in modo obliquo e minaccioso, i capelli appiccicati alla fronte e le sopracciglia aggrottate sugli occhi.
<<Non lo so... ne avevo voglia, ed è... successo>> rispose Justin fingendo non curanza, alzando le spalle.
Martin serrò una mandibola e per un attimo schiuse le labbra per poi richuderle e stringerle. <<Non sono un finocchio>> disse secco. Justin lo guardò triste ma con un lievissimo sorriso di, forse, compassione o comprensione.
<<Lo so, infatti sono stat->>
<<Però... >> lo interruppe Martin, e la sua sicurezza sembrò sgretolarsi. <<... Justin... >> gli tremarono gli occhi, il suo sguardo duro vacillò, deglutì rumorosamente e indicò in basso con lo sguardo. Justin seguì il suo sguardo che si infranse sul cavallo dei pantaloni di Martin, gonfio e rigido. Sbarrò gli occhi. <<Oh cazzo... >> squittì. <<Ce l'hai duro>> fece tutto d'un fiato ancora con la voce così acuta che sembrava poter essere sentita solo dai pipistrelli; rimase immobilizzato a guardarlo con gli occhi che brillavano di un verde particolarmente acceso, sognanti. Martin avvertì un brivido vedendo quello sguardo, il brivido partì dalla nuca e scese lungo la spina dorsale per poi fermarsi lungo il suo sesso; un dolce calore si fece largo sotto i suoi vestiti, tutto il sangue stava convergendo in quel punto, gli sfuggì un ansimo e gli occhi del cugino scattarono sul suo viso.
<<Ascolta>> Justin fece un lungo sospiro e chiuse gli occhi, nel tentativo di distrarsi e non far cadere lo sguardo ancora lì. <<Capisco che sei confu->>
<<Confuso un cazzo Justin! È... fisica... va bene? È logico che se comincio a toccarmi il cazzo, o qualcuno me lo tocca, mi eccito! I-indipendentememte da chi mi tocca... ! >>
<<Va bene, calmo, ti sei risposto da solo allora, no?>> constatò Justin rimanendo un po' lontano da lui.
<<... Si... >> mormorò Martin tornando a guardare il pavimento. Deglutì ancora e indietreggiò fino a toccare con le natiche il comodino di Justin dietro di se. Sentiva il suo sguardo bruciarlo più di quanto già non stesse bruciando per conto suo, sentiva l'eccitazione crescere senza saperne il motivo.
<<Smettila... >> disse, infrangendo il silenzio e alzando di poco gli occhi. <<Smettila di guardarmi in quel modo>>
Justin arrossì lievemente e sorrise colpevole distogliendo lo sguardo. <<Ah... scusa>> fece una risatina nel dirlo e poi si lasciò cadere sul letto, coricandosi e portando le mani dietro la nuca, sprofondando nel materasso e chiudendo gli occhi.
Martin fece appello ad ogni sua forza per non voltarsi a guardarlo, ma in un secondo di debolezza lo fece e notò immediatamente il membro del cugino eretto nei pantaloni; si voltò di scatto, inaspettatamente imbarazzato; non era mai successo in compagnia di Justin, mai, tranne in quel momento...
La stoffa ruvida premeva insistentemente sulla sua erezione mentre lui cercava di non pensare, ma risultò del tutto impossibile nonostante non ci fosse alcun tipo di rumore al suo fianco: Justin giaceva immobile ad occhi chiusi sul letto, l'orologio appeso al muro era rotto e ormai da tre ore la lancetta corta era ferma sull'otto, il brusio degli altri al piano di sotto si era spento e niente avrebbe potuto fare il minimo rumore. Eppure, a distrarlo, non era il suono... ma le immagini, quelle che aveva attorno e quelle che gli passavano per la mente... i momenti, i fatti... Justin a fianco a lui... i ricordi...
Delle fitte al basso ventre lo facevano sospirare mentre i jeans diventavano secondo dopo secondo sempre più stretti. Doveva fare qualcosa o sentiva che sarebbe esploso; senza più riuscire a pensare, ad un tratto si sedette sul letto e con le dita tremanti ma movimenti decisi si sfilò la cintura. Al rumore della cinghia che si apriva, Justin si destò e si voltò verso il cugino, rimanendo attaccato al materasso. Scorgeva solo la sua schiena ma riuscì a capire cosa stesse facendo; lo vide spostare la cintura e poi sentì il rumore della zip che si abbassava, allora si alzò a sedere senza avvicinarsi troppo... guardava e basta, gli occhi sgranati e leggermente lucidi.
Martin distolse lo sguardo dal proprio membro vergognosamente duro per posarlo in un punto a caso sulla parete che aveva di fronte, lentamente infilò la mano nei boxer, chiudendo per un attimo gli occhi, la sua bocca rilasciò un piccolo sospiro di soddisfazione e piacere non appena prese a toccarsi; voleva fare in fretta, finire il prima possibile... ma era troppo piacevole per poter rovinare tutto, ancora una volta sentiva lo sguardo bollente del cugino sulla schiena e ancora una volta i brividi lo attraversarono arrivando alla punta del suo sesso facendolo sospirare nuovamente mentre altre fitte lo colpivano. Aprì gli occhi, ma non del tutto, quel che bastava per vedere la luce della lampada sul comodino.
Peró in un secondo... un senso di odio represso, fastidio verso se stesso e orrore lo pervase, e cercò ancora di finire in fretta. Mosse la mano più velocemente che poteva, desideroso di allontanarsi da Justin, cambiando l'espressione rilassata, di qualche secondo prima, in una corrucciata e concentrata.
Sentì un leggero tocco sulla spalla e rallentò, poi sentì il materasso spostarsi un po' in alto e un po' in basso mentre Justin si avvicinava, piano, a lui... rallentò ancora; l'altro era dietro di lui, quasi attaccato alla sua schiena.
Spostò la mano che aveva posato sulla sua spalla lungo il braccio, molto lentamente, per poi arrivare alla mano che stringeva la sua erezione. Martin, che fissava ancora la parete, fece una strana smorfia e deglutì per poi abbassare lo sguardo sulle loro mani, le fissò qualche attimo, le dita di Justin immobili attorno al suo metacarpo, le sue invece scosse dai brividi, che ormai stavano mollando la presa. Lasciò che un tremolante sospiro s'infrangersse ancora nel silenzio poi, sempre guardando in basso, le loro mani, lentamente prese quella del moro e l'appoggiò sul suo membro. Tirò su la testa quando sentì il respiro pesante di Justin sul collo, e guardò davanti a se mentre gli occhi diventavano sempre più brillanti dal piacere. Justin guardò le loro mani una sopra l'altra, poi guardò Martin che tirava legermente indietro il collo sospirando; strusciò la testa su quella del cugino che ricambiò il contatto ed entrambi chiusero gli occhi, martin strinse le labbra e poi sentì la mano di Justin muoversi lentamente, così mollò definitivamente la presa e strinse le coperte facendo cadere ogni tanto lo sguardo per poi portarlo velocemente sulla solita parete. Inizialmente, era come se Justin muovesse la mano ma guardasse la scena dall'alto; Martin, però, avendo bisogno di un ulteriore contatto, dopo qualche minuto alzò un braccio e prese la testa del ragazzo portandola sul suo collo... sentì ancora il suo respiro bollente e inconsciamente allargò le gambe muovendo i fianchi, accompagnando i movimenti del cugino.
Dalla sua parte, Justin inspirò il suo profumo mentre Martin riportava la mano a stringere le coperte invece che i suoi capelli. Quando, involontariamente, a Martin sfuggì un gemito, Justin sentì tutto in un colpo il sangue che confluiva in basso, come se già non ce ne fosse abbastanza e anche troppo compresso; Trattenete il fiato qualche secondo mentre Martin si tappava la bocca... ma non apprezzò troppo quel gesto. <<Tranquillo>> sussurrò afferando la sua mano e allontanandola dalla bocca. Lo sentì affannarsi per un po', ansimava e si contorceva rigidamente cercando di reprimere ogni movimento o suono equivoco; gli dispiaceva vederlo così, ma non poté fare altro che continuare a masturbarlo finché: <<Justin!>> ansimò e quasi si soffocò con le sue stesse parole, scostò le mani del cugino, Justin prese un fazzoletto dalla tasca e glielo porse proprio mentre, al culmine, Martin lo prese e poi rovesciò gli occhi all'indietro, soffocò un gemito e riprese a respirare affannosamente mentre il cuore pompava veloce nel petto senza accennare a rallentare.
<<... Sono cose che succedono tra ragazzi, andiamo... lo fanno tutti->> fece Justin cercando di allentare la pressione che ormai li stava schiacciando.
<<Non con un ragazzo gay>> ribatté freddo Martin, ancora di spalle e ora ricurvo in avanti.
<<Qualcosa in contrario?>> si accigliò immediatamente Justin.
<<No, assolutamente, ma evidentemente non capisci come mi sento>>
Justin sbuffò stendendosi a gambe larghe sul letto, incrociando ancora le braccia dietro la testa. <<Certe volte sei come Dylan... ragionate come due femminucce, non hai mica perso la verginità!>> disse tranquillo.
<<No, solo che un frocio mi ha appena fatto una sega, niente di strano! Tutto normale!>> alla parola frocio sembrò esitare, ma disse la frase con cattiveria e rabbia, incurvandosi ancora.
<<Guardi davvero pochi porno, non sai che queste cose posso succedere? Come sei drammatico>> buttò lì come se niente fosse. Allora Martin si girò di scatto, rosso di rabbia, e lo fissò come se fosse la persona che odiasse di più al mondo. <<Come mai non capisci mai un cazzo?>> mormorò a denti stretti guardandolo con quegli occhi intrisi di cattiveria. Justin rimase fermo, le braccia ancora incrociate dietro al capo, lo sguardo puntato in quello del cugino, poi si mosse leggermente e chiuse gli occhi sospirando. <<Mi fai quasi sentire in colpa, sai?>> bofonchiò sbadigliando. Martin rimase qualche secondo ad osservarlo, sconvolto; poi si arrese e dopo aver sbuffato infastidito, si buttò sul letto nella sua stessa posizione, Justin qualche attimo dopo voltò la testa e sorrise.
<<E smettila di prendermi per il culo!>> ringhiò Martin inarcando le sopracciglia.
<<Non ti prendo per il culo>> asserì Justin con un sorrisino tornando a guardare il soffitto e socchiudendo ancora gli occhi; sentiva il fastidio della sua erezione che lo chiamava esasperata, mentre lui cercava di concentrarsi e resistere: era un'impresa titanica, a detta sua. <<Sfigato>> disse sottovoce, il sorriso ancora a increspargli le labbra.
<<Come hai detto?>> Martin girò il viso verso di lui, minaccioso.
<<Ho detto: sfigato>> ripeté con tranquillità, e questa volta gli sfuggì una risata. Aprì un occhio per sbirciarlo, ma non ebbe il tempo di aprirli entrambi, che Martin si era già catapultato su di lui. <<Piccola merda!>> disse mentre Justin strizzava gli occhi per il colpo improvviso e il peso del cugino sullo stomaco; per un attimo si sentì soffocare, ma poi riprese a ridere. <<Piccolo? Martina guarda che sono più grande io!>>
<<Non mi chiamare Martina! E comunque non ti ho detto che sei piccolo, ho detto che sei una piccola merda, ma se preferisci posso anche dire che sei una grande merda! In effetti su di te starebbe molto meglio come nome, ti si addice!>> anche a Martin sfuggì una risata, allora presero a bisticciare e spintonarsi, senza lasciare la posizione iniziale.<<Ah okay, io sono la grande merda e tu sei la piccola merda! Mi piace!>> partì un piccolo torneo di schiaffi che tentavano di arrivare al volto dell'avversario ma finivano per scontrarsi con le loro mani.
Martin si mise a fare "su e giù" con i fianchi, dandogli dei colpi poderosi sullo stomaco, per niente piacevoli. <<Martin... mi... uccidi... così.... smettila... daiii... >> provò a dire Justin mentre il fiato gli si spezzava nel petto; però, involontariamente, ci fu uno spostamento: Martin colpì un punto più in basso dello stomaco, e Justin si mosse leggermente verso l'alto.
Quello bastò perché Martin andasse a sbattere il fondoschiena sulla sua erezione.
<< Ah... !>> Improvvisamente Justin si sentì attraversare da un'ondata di selvaggio piacere, mille brividi gli corsero lungo la schiena e il suo stomaco ribollì mentre fletteva gli addominali e tutti i muscoli che ne stavano sotto; dalla sua bocca si sprigionò un gemito roco ma, prontamente, le sue mani si allacciarono ai fianchi del ragazzo e lo alzarono leggermente impedendo che ci fosse altro attrito tra i loro corpi. Non sapeva da dove fosse scaturito quell'attimo di lucidità, ma fu grato a se stesso di averlo avuto.
Martin, dal canto suo, sgranò gli occhi mentre il suo volto assumeva delle sfumature di rosso alquanto preoccupanti, schiuse le labbra e uno strano verso ne uscì, come se il suo respiro si fosse improvvisamente fermato a metà della gola; prima fissò Justin, che per un attino aveva serrato le palpebre, poi guardò in basso i loro bacini mentre le mani del cugino si serravano su di lui. Sentì qualcosa muoversi fastidiosamente nei suoi boxer, non volle crederci, e il rossore già molto pronunciato si espanse sul collo e sulle orecchie. Senza pensarci, senza averlo premeditato, in un folle attimo, fece resistenza alla forza del ragazzo che lo teneva ancora sollevato, fino a toccare ancora il suo sesso duro. Justin allentò la presa e le sue mani quasi si sciolsero sul bacino di Martin mentre sentiva ancora il calore coprirlo in quel punto così sensibile, sospirando appagato; era una sensazione dolce e piacevole. Decise di guardalo, ma l'altro aveva il volto abbassato, così, per attirare la sua attenzione, mosse i fianchi verso l'alto mentre il suo fiato prendeva ad essere sempre più affannato. Allora Martin lo guardò, aveva le labbra dischiuse e rosse, gli occhi lucidi tanto che se avesse battuto le palpebre probabilmente ne sarebbero uscite delle lacrime; il respiro accelerato e, riusciva a sentirlo attraverso il suo corpo, il cuore che sembrava stesse per esplodere; tutto stava diventando estremamente eccitante, ed il suo membro approvava decisamente. Mosse nuovamente i fianchi, poi ancora e ancora con sempre meno pause, ma sempre lentamente e sensualmente. Martin sospirò e chiuse gli occhi, a tratti li stringeva con forza e serrava la mandibola, poi tornava a rilassarsi.
<<Smettila di pensare, ti prego>> sussurrò Justin esasperato mentre ritornava a stringere leggermente il suo bacino, nella speranza di richiamarlo a guardarsi; evidentemente lo fece, perché Martin lo fissò con gli occhi liquidi e prese ad ondeggiare su di lui portando le mani sui suoi addominali contratti. Non appena Martin cominciò a muoversi, Justin portò la testa all'indietro godendo di quel contatto che ormai da un tempo che sembrava infinito stava stava aspettando, a rimarcare il concetto fu un profondo sospiro di apprezzamento mentre le dita pressavano sulla sua pelle. Si mossero in simbiosi per qualche minuto ma il moro, preso dall'eccitazione, cominciò a dare spinte sempre più marcate e i sospiri di Martin cominciarono a farsi più profondi, assomigliando sempre di più a dei versi di puro godimento. Insieme al rumore delle coperte che si strusviavano, ai loro corpi che si scontravano e ai loro respiri affannati, Justin deglutì e con un colpo di reni costrinse Martin a piegarsi all'indietro dal piacere, poi ritornò a guardarlo, e in quel momento disse, in un sospiro. <<... Martin... vaffanculo... sei stato tu>> finita la frase, non gli diede il tempo di ribattere e gli prese la nuca portandola verso di sé e, alzandosi un po' dal letto, fece scontare le loro bocche che si presero l'un l' altra immediatamente. Fu sorpreso nel constatare che Martin non aveva fatto resistenza questa volta ma, anzi, ricambiava con foga; così decise di continuare, pensò che fosse un peccato abbandonare una simile opportunità. Le sue mani si spostarono sui suoi glutei e le dita si strinsero sulla carne; Martin sospirò e si struciò su di lui mentre le mani di Justin conducevano i suoi movimenti. Portò i gomiti ai lati del suo viso e lascio che le loro lingue si incontrassero ancora.
Sentiva la sua intimità turgida che si sfregava contro di lui e a volte si spostava così tanto che Justin la sentiva addirittura sullo stomaco e l'eccitazione cresceva; ma non voleva costringere Martin, non avrebbe commesso due volte lo stesso errore. Con un braccio gli arpionò la vita tenendolo attaccato al suo corpo, mentre l'altra mano scese e si infilò nei propri pantaloni per toccarsi, probabilmente Martin non se ne accorse subito ma, dopo qualche secondo, aprì gli occhi e vide quelli del cugino che, pur essendo chiusi sembravano all'apice del piacere; allora si accorse che solo una mano di Justin era ancora a contatto con il suo corpo, così, percorse il suo braccio con le dita e arrivò al margine dei pantaloni, dove spariva la sua mano. Per un attimo esitò e si affannò, poi decise di chiudere di nuovo gli occhi e scendere ancora, dimenticandosi di ogni cosa; sopra la stoffa dei jeans, afferrò il suo membro e gemette sentendo quanto fosse duro e grande. Justin percepì ogni cellula vibrare quando sentì di nuovo quel suono sublime, un gemito mascolino, uscire dalla sua bocca e quando avvertì quel tocco per niente delicato sulla sua erezione. Sfilò la mano dai propri jeans per infilarla sotto la maglia di Martin e accarezzargli la schiena... i muscoli contratti, la pelle umida e i battiti del suo cuore erano ciò che di più eccitante potesse sentire in quel momento.
Martin si fece coraggio e abbassò la zip dei pantaloni per poi infilarci dentro la mano. Prima palpò la sua erezione attraverso i boxer, poi scostò anche quelli: sentì immediatamente quei leggeri peli pubici sotto il palmo della mano e la prima cosa che toccò con l'indice fu la sua punta turgida e bagnata dal pre-sperma. Non aveva mai toccato il pene di un altro ragazzo, ma non gli associò un particolare senso di disgusto; era solo strano.
Justin rabbrividì e gli sfuggì un gemito involontario quando sentì la punta dell'indice freddo di Martin toccarlo in un quel punto; ormai non aspettava altro e si sentiva così tanto teso, lì sotto, che ormai gli faceva davvero male. Il biondo, dopo aver sentito il gemito del cugino, si staccò da lui di qualche centimetro e lo fissò. Entrambi sembravano sopraffatti. I loro respiri si scontravano e i loro cuori ormai battevano all'unisono.
<<... Continua>> fiatò Justin per poi riprendere possesso delle sue labbra ormai bordeaux. Il suo piacere crebbe ancora non appena sentì la mano dell'altro tremare leggermente quando anche le altre dita entrarono in contatto con il suo sesso, poi lo strinsero e dopo qualche leggera carezza - sembrava quasi che stesse cercando di prendere confidenza - lo prese interamente con tutta la mano e cominciò a muoverla velocemente, mentre entrambi tornavano ad ansimare sempre più forte. Quando Justin gli morse un labbro, Martin mugolò e, come reazione a catena, fece mugolare a sua volta Justin. Andò avanti così per parecchi minuti mentre i mugolii e i gemiti si facevano sempre più intensi, più vogliosi, finché uno più intenso degli altri non uscì dalla bocca di Justin mentre si inarcava prima verso il materasso e poi verso Martin che, istintivamente, dopo ever sentito lo sperma caldo del cugino inondargli la mano e dopo aver visto la sua espressione durante quell'orgasmo - gli occhi ribaltati e il labbro inferiore fra i denti - aprì la bocca come se un ultimo enorme sospiro dovesse uscirne; come se per tutto quel tempo si fosse dimenticato di respirare.
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LOVE YOUR ENEMY
Romance[COMPLETA. IN REVISIONE] Ps. Se la state leggendo durante revisione potrebbero esserci delle incongruenze tra i capitoli siccome non ho ancora terminato di revisionarla. Amore e odio. Sentimenti così diversi eppure così uguali. Così difficili da do...