8. All Destroyed

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WARNING: questo capitolo non è adatto a chi è particolarmente sensibile a scene di stupro e violenza.


Gli sembravano tanti insetti uno accalcato sull'altro che saltavano e si scatenavano sfregandosi o scontrandosi involontariamente. I corpi madidi di sudore, i capelli attaccati alla fronte, le camicie dei ragazzi lasciate sbottonate e i vestiti leggeri che ondulavano ovunque per la discoteca, le urla e movimenti provocanti delle ragazze. Era una scena fastidiosa. C'era chi chiacchierava, chi ballava, chi se ne stava in disparte e poi c'erano quelli al bancone del bar che chiacchieravano allegramente osservando i corpi   snelli e formosi delle giovani fanciulle che, guardandoli come cerbiatte, cercavano di attirarli.
Dylan all'inizio si era dato allo svago, scatenandosi in mezzo alla folla lasciando che la musica gli rimbombasse nel petto e nella pancia, nonostante la sua poca tolleranza della confusione e dei posti affollati. Poi si era seduto al bancone e aveva iniziato ad ordinare i più svariati  drink seguiti da altrettanti numerosi snack, in compagnia di Dereck. Cercava disperatamente di ignorare i movimenti fluidi ed esperti dei bacini che si sfregavano tra loro: lo mettevano terribilmente a disagio. Il solo stare in quel posto non lo faceva sentire... al suo posto. Si sentiva come un' annoiato spettatore che osservava gli altri divertirsi. Vedeva la pelle umida riflettere la luce, i capelli accarezzare i volti dei partner, i piedi scattare frettolosamente da un punto all'altro, e lui a bere drink in compagnia di Dereck. La sua parte del bancone si era lentamente riempita di bicchieri o bottiglie vuote. Si sentiva la testa pesante fuori ma leggera dentro, lo stomaco bollente e una strana sensazione alle ginocchia, ma non gli dispiaceva. Si sentiva allegro e triste allo stesso tempo, non riusciva a pensare e, mentre prima stava ascoltando attentamente i discorsi del festeggiato, poco a poco aveva iniziato a sentirne solo qualche parola confusa. Le captava, certo, ma non le comprendeva e finiva per mettersi a ridere sciattamente.
<<Mi sa che ho esagerato un po'.>> Disse allegramente, passandosi una mano sulla fronte e appoggiando un gomito sul bancone, mancandolo per poco e rischiando di sbattere la testa.
<<hey, attento! Stai male... ?>>Chiese Dereck, sorridendogli dolcemente. Lui annuì e prese a fissare l'amico con sguardo vuoto, come se nemmeno lo stesse vedendo davvero. Dereck si spostò leggermente dal bancone facendo strusciare la sedia sul pavimento. poggiò le mani sulle sue cosce per invitarlo a poggiarci su la testa. <<Così ti riposi un po', va bene?>> Dylan nemmeno rispose, chiuse gli occhi e si buttò sulle sue gambe, e lui prese subito a massaggiargli la nuca.
<<Dk... mi fa tanto male la testa! Tanto tanto...!>> L'amico rise sentendo il tono simile a quello di un bambino con il quale lo aveva chiamato.
<<Vuoi chiamare tuo fratello?>>
Dylan scosse subito la testa, per poi nascondere la faccia nell'interno coscia dell'altro. <<No... non voglio che mi veda così... e nemmeno la mamma. Sai lei mi vuole bene, l'avrei delusa sennò... quindi non posso... non posso proprio.>> Sussurrò le ultime parole e poi Dereck si mise a ridere. <<Okay okay, ma togli la faccia da li, mi fai il solletico.>> Dylan sorrise e spostò il viso.
<<Heyy... mi massaggi la testa?... Intanto che la stanza smette di girare... ti prego...>> un altra risata e le dita del ragazzo si infilarono di nuovo tra i suoi capelli. <<Avvertimi quando si ferma, eh... >>
<<Certo.>> Disse sorridendo.
Di tanto in tanto sentiva delle voci che proprio non riusciva a riconoscere e poi la voce dell'altro rispondere.

<<Sta dormendo?>>
<<No, non credo... ha solo bevuto troppo>> oppure. <<Meglio che non ci venga più in discoteca, eh?>>
<<Già... la prossima volta festeggio a casa, così si diverte anche lui>>
<<Vuoi che lo porto a casa? Almeno si riposa davvero... >>
<<Non preoccuparti... dopo chiamo suo fratello>> e tante altre cose. Le udiva come se avesse avuto delle cuffie. Il suono irritante si espandeva per tutta la testa rimbombando violentemente e ininterrottamente, facendogli corrugare la fronte e ogni volta che accadeva sentiva le carezze aumentare e farsi più dolci e premurose. Ogni tanto, quanto sentiva rumori troppo forti, stringeva la gamba di Dereck. Le carezze aumentavano ancora.
Cominciò a smaltire la sbornia. Sentiva chiaramente i discorsi delle persone e il mal di testa si era affievolito. Aprì gli occhi e si girò. Incontrò subito lo sguardo del ragazzo.<<Stai meglio?>>
<<Mh-mh. Quanto... quanto tempo ho dormito?>> chiese con voce rauca e bassa.
<<Circa un'ora e mezza>>
Dylan spalancò gli occhi. <<Non ti sei mosso da qui per un'ora e mezza?>> l'altro annuì sorridente e lo aiutò ad alzarsi. <<Okay... ti... ti dispiace se vado a casa?>>
<<No, ovviamente. Sei praticamente crollato in braccio a me... forse il tuo letto e più comodo.>> Rispose divertito. L'altro lo guardò e sorrise volendolo prendere un po' in giro. <<No dai... sei proprio morbido, sai? Ciccio... >> risero entrambi.
Dylan cominciò a chiamare Justin, gli squilli del telefono sembravano spaccargli la testa, trapassandolo da tempia a tempia, poi arrivò la voce
<<Ehm... pronto, Dylan...?>> rispose la voce strascicata del fratello.
<<Eh?... Ah si... ciao... mi vieni a prendere? Un po' alla svelta... >>
<<Ma... sei fatto?>>
<<No... ho solo bevuto qualcosina, per favore sbrigati mi sta scoppiando la testa>>
<<Si si... arrivo>> e chiuse la chiamata. Dylan si rivolse all'amico mentre riponeva il telefono nella tasca dei pantaloni. <<Sta arrivando... nemmeno lui sembrava troppo lucido.>>
L'altro gli accarezzò i capelli. <<Tipico... >> rise. <<... Bene... scusa sai, è un po' colpa mia se sei ridotto così->>
<<Smettila. È il tuo compleanno, sarei venuto anche se la festa fosse stata in...  Norvegia..!>> Sentiva la propria voce in modo distorto, non pronunciava bene le parole e non riusciva ad aprire la bocca completamente per dirle.
<<Grazie, sei il mio migliore amico.>>
<<... Diventi sentimentale, bel biondino? Ti prego, no... >> l'altro rise ancora e gli scompiglio la zazzera scura.
Furono interrotti da Justin, arrivato proprio in quel momento. Camminava a passo svelto verso il fratello, spostando violentemente le ragazzine che cercavano di accalappiarlo. Lo prese per un braccio e lo sollevò, portandosi quello stesso arto attorno al collo sotto lo sguardo infastidito del fratello.
<<Andiamo via... >> disse burbero. <<Ciao Dereck.>>
<<Ciao Justin, ciao Dylan... ci vediamo domani.>>
<<... Ciaoo... >> salutò malinconico Dylan, tendendo un braccio verso di lui mentre veniva trascinato fuori.

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