23. I Really Love you

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Era ancora buio, c'era ancora freddo e la neve cadeva ancora imperterrita sulle strade e sui tetti delle case immerse nel dolce tepore del sonno; ma in una casa, qualcuno non dormiva. Dylan era sveglio e fissava il soffitto, nessuno la sera prima si era preoccupato di andare a vedere dove fossero finiti lui e Dereck, che in quel momento riposava fra le braccia di morfeo; voltato su un fianco, gli dava le spalle abbracciando un cuscino.
Si, certo, non era la prima volta che Dereck dormiva a casa sua ma il fatto che nessuno fosse entrato in camera - ad eccezione di Martin e Justin qualche ora prima - lo stava facendo preoccupare. Forse dubitavano qualcosa? Forse avevano già capito tutto?
Sentiva una spiacevole sensazione allo stomaco, al pensiero di dover dire la verità ai suoi genitori. Non perché pensava potessero reagire male, anzi, le riteneva persone intelligenti... ma, in realtà, era l'imbarazzo del solo dirlo; Dylan non aveva mai parlato di sesso o argomenti simili con la sua famiglia, ed ora mettersi a parlare del suo sesso, lo metteva estremamente a disagio. In effetti, era una sensazione quasi inspiegabile, una di quelle che gli altri reputavano banali ma che per lui era come un pesante masso che gli gravava sul corpo, inesorabilmente reso debole; probabilmente, era una delle cose che gli recasse più disturbo rispetto a molte altre... era paura, una folle paura del "dopo"; perché sì, non aveva paura del "mentre", bensì di quello che sarebbe successo, di come si sarebbero comportati: e se poi si fossero comportati diversamente? Non necessariamente in modo negativo, ma non voleva che in un qualche modo il loro atteggiamento cambiasse, le loro idee su di lui; non voleva che iniziassero a parlargli ad un tratto di alcune cose, non voleva che qualcosa cambiasse e non voleva affrontare certi argomenti con loro.
Quel suo pensare frenetico fu interrotto quando sentì uno spostamento al suo fianco: Dereck si era voltato verso di lui e lo fissava con gli occhi socchiusi e lucidi. Per un attimo credette di aver pensato tanto intensamente da essere stato sentito e, quindi, averlo svegliato.
Vide Dereck lanciare uno sguardo all'orologio sulla parete. <<Perché non dormi? Sono le tre...>> sussurrò cercando di tenere gli occhi aperti.
Dylan tornò a guardare il soffitto. <<...Troppi pensieri... >> sussurrò di rimando.
<<Posso farti una domanda?>> chiese il biondo, sistemandosi e alzandosi su di un gomito, appoggiandosi con la testa al polso.
<<Dimmi>> rispose Dylan incrociando le braccia dietro la testa.
<<Perché sei così spaventato?>>
Gli tornò in mente il momento in cui suo fratello gli aveva posto la stessa domanda e trovò incredibile e straordinario il modo in cui Dereck riuscisse a leggergli la mente.
<<... Non lo sono... >> mentì, chiudendo gli occhi e sospirando.
<<La tua testa non la pensa allo stesso modo>> ribatté Dereck sorridendo.
<<... Ho solo paura di... non lo so, davvero Dk... penso di essere una delle persone più confuse sulla terra->>
<<E smettila di tirartela>> Rise l'altro.<<Non sei l'unico... >>
<<... Lo so>> rise anche Dylan.
Attese qualche attimo e poi Dereck parlo di nuovo.
<<Io ci sono... lo sai, vero?>> e si stese al suo fianco carezzandogli una guancia e facendolo voltare verso di sé.
<<Si, lo so... e non passa giorno in cui non me lo dimostri... è sempre stato così>> sorrise, prendendogli la mano e stringendola.
<<Dylan... io->> ma si bloccò, come se improvvisamente qualcuno gli avesse cambiato copione ma stesse facendo ritardo a dargliene un altro. Dylan aspettò qualche secondo per sentirlo continuare ma Dereck strinse le labbra e sospirò, passando il pollice sul suo viso.
<<Cosa... ?>> chiese sottovoce, ora lui alzato su un gomito e l'altro steso.
Dereck vagò con gli occhi sul suo volto, poi portò le dita fra i suoi capelli. <<Io... ti amo davvero... cioè...>> si prese un secondo per chiudere gli occhi e formulare la parte mancante, mentre il cuore del moro prendeva improvvisamente un ritmo accelerato. <<Non "mi piaci" come ho detto ieri sera, cioè prima, va be'quello>> fece un po' di confusione e Dylan s'intenerì .<<... Ecco io... mi sono innamorato davvero. Lo so che non mi credi e sembra assurdo ma... non riesco a stare un momento senza pensare a te, senza sbirciarti quando sei distratto, non passa un secondo senza che io immagini di essere con te... e mi dispiace di aver rovinato quello che c'era fra noi...>> la voce parve spezzarsi.
Senza che se ne accorgesse, Dylan si ritrovò gli occhi completamente umidi. <<... Non hai rovinato niente>> e si abbassò a baciarlo. Fu un contatto dolce e delicato, uno scontro di labbra, tanto morbido che ad entrambi sembrò di affondare nel viso dell'altro.
E fu solo allora, dopo essersi stretti, che Dylan riuscì a dormire con la mente completamente sgombra tranne che per una parolina che gli vorticava delicatamente dentro, partiva dalla testa e viaggiava per tutto il corpo, soffermandosi spesso sul cuore.
Ti amo.
Si, anche lui lo amava davvero; senza sapersene spiegare l'esatto motivo e senza riuscire ad identificare il momento in cui il biondo lo aveva colpito; un amore lieve, ancora giovane, acerbo... ma era amore per lui... per loro.

LOVE YOUR ENEMYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora