Capitolo 8) Eve

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Sentivo il mio corpo diventare sempre più leggero, come se stessi fluttuando, ma quando riesco ad aprire gli occhi mi ritrovo circondata dall'acqua e vado sempre più giù.

In superficie c'è una luce, ma non riesco a muovermi e prima che me ne renda conto sono totalmente circondata dall'oscurità.

"Perché devi essere una continua delusione? Adesso come dovremo spiegare questo tuo gesto ai media?"

Quando riesco a vedere sono ricoverata in una clinica privata, finanziata da mio padre, George Russell, mentre con lo sguardo cerco di trovare conforto in mia madre, Jennifer Aston, ma tutto quello che riesco a ricevere sono le sue spalle.

"Sei forse impazzita? Cosa penserà la gente nel sentire che mia figlia ha tentato il suicidio?"

"Evette si può sapere che ti è preso?"

"Perché non mi ascoltate? Tristan, il ragazzo che per poi è perfetto per me,mi ha tradita con Natalie e..."

"Avrà avuto i suoi motivi."

Guardo mia madre per sperare che stia scherzando. Sono stata tradita,umiliata e picchiata e la colpa di tutto sarebbe mia?

"Jennifer dobbiamo andare, abbiamo un'intervista tra poco e tu...non umiliarmi ulteriormente raccontando queste assurdità a qualcuno!"

Resto da sola a guardare il vuoto, ho tentato di suicidarmi e queste sono le uniche parole che riescono a dirmi?

"Cosa ti aspettavi Eve eh?"

Lo scenario cambia e ora sul letto della clinica c'è la me del presente mentre sopra al mio corpo quella del passato con uno sguardo sinistro.

"Hai tentato di dimenticarmi vero?"

Voglio urlare, ma è come se avessi perso la voce.

"Ma io sono te..."

Porta le mani al mio collo per poi stringere con più forza. Il fiato mi viene a mancare e i suoi occhi diventano neri, mentre lacrime di sangue attraversano il suo viso.

"E staremo per sempre insieme!"

***

Urlo e mi alzo boccheggiando come se non riuscissi veramente a respirare. Le mani mi tremano esento il battito del mio cuore nelle orecchie, no, sto per avere un attacco di panico.

Corro in bagno e apro il mobile delle medicine per trovare le mie pillole, ma quando prendo il pacchetto non riesco ad aprirlo e nervosa lo getto per terra. Il corpo trema sempre più forte e mi rannicchio su me stessa contro le mattonelle fredde nel tentativo di non perdere i sensi.

Tento di rallentare il respiro,ma non ci riesco.

Piango e urlo dondolando mi, fino a quando sento Thor abbaiare.

Sollevo di poco la testa per vederlo intento ad osservarmi preoccupato. Si avvicina e lo accarezzo prima di abbracciarlo.

Resta immobile senza protestare e i suoi continui abbai riescono a mantenermi nel presente.

Era un incubo, devo calmarmi, adesso sono lontana da Los Angeles, nessuno mi giudica e nessuno mi ha mai cercata.

Acquisendo un minimo di lucidità prendo le pillole e riempio il bicchiere vicino al lavandino per poi mandarne giù due.

Mi bagno il viso con l'acqua fredda e respiro sempre più lentamente, fino a quando il mio corpo si rilassa totalmente.

Torno per terra e accarezzo Thor baciandolo sulla testa, per poi sistemarsi sulle mie gambe.

Lo accarezzo e sospiro chiudendogli occhi.

"Grazie Thor , mi sei stato di grande aiuto."

Non era reale, era solo il frutto della mia mente, io ora sono al sicuro, a New York, con Thor, la nonna e Luke. Lavoro nel bar di quest'ultimo e da pochi giorni a questa parte ho anche a che fare con un soldato brontolone.

Riapro gli occhi lentamente e mi ritrovo il cane a fissarmi. Gli sorrido e mi rimetto in piedi per poi andare in cucina e dargli una scatoletta come premio, mentre per me decido di prepararmi una camomilla, anche se credo che non tornerò a dormire .

***

Il mio umore, inoltre, non migliora nemmeno a lavoro.

La serata per fortuna non è stata movimentata come ieri e Yogi ha evitato di parlarmi. Ci siamo solo salutati e poi ognuno ha pensato al proprio lavoro.

Roberta ha tentato di farmi sorridere, ma le ho regalato solo qualche sorriso di circostanza per non farla preoccupare troppo.

Di solito riesco a non pensare a nulla mentre preparo cocktail, ma non oggi, sento ancora quella presenza pronta a stringere le sue mani attorno al mio collo.

Mi prendo una pausa ed esco fuori per fumare una sigaretta, unico mezzo insieme ad un paio di short che riesce a calmarmi.

Aspiro la nicotina e sbatto più volte la testa contro la porta, senza eccedere in forza.

Ho smesso le visite dallo trizza cervelli da un bel po' ormai, eppure mi sembra di non aver mai fatto alcun progresso significativo.

"Signorina Turner, lei ha subito una violenza psicologica sin da bambina, e l'unica cura che le posso somministrare sono solo fiducia e tempo. Deve avere più autostima di lei e solo con il passare dei giorni, mesi, anni, potrà vivere."

Sorrido con amarezza, forse avrebbe dovuto aggiungere secoli, ma ora il mio tempo lo devo impiegare a lavorare, sarà meglio che rientri, non vorrei mandare nella merda Yogi assalito da qualche milf sovra eccitata.

Solo verso le quattro gli ultimi ubriaconi decidono di ritirarsi.

Finiamo di rimettere a posto,quando Roberta esce dalla cucina distrutta.

"Finalmente abbiamo finito, non vedo l'ora che arrivi martedì"

"I piccoli come stanno?"

"Vivaci come sempre, piuttosto per martedì ti preparo sempre il tacchino giusto?"

"Si,sai che la grigliata di Luke può essere pericolosa"

Ride di gusto, mentre un soldato confuso si avvicina nella nostra direzione.

"Martedì?"

"Luke non te l'ha detto Isaac? Quel viejo rimbambito, comunque organizziamo sempre un barbecue con il personale il giorno di chiusura, tieni,questo è l'indirizzo di quel cabròn. Vi saluto ragazzi"

"Buena noche Roberta"

Restiamo da soli e con la coda dell'occhio noto il suo sguardo perplesso nel fissare il biglietto con l'indirizzo.

"Non sei obbligato a venire se non ti va, ma il tacchino di Roberta è qualcosa di sublime sai?"

Accenno ad un sorriso, il suo comportamento quasi ricorda il mio i primi tempi in cui ho iniziato a lavorare .

"Allora non credo che possa perdermelo."

"Ben detto soldato"

Sto per andare a cambiarmi,quando la sua voce mi richiama.

"Rossa,tutto bene? Sei stata strana oggi."

"Nulla che ti possa interessare soldato."

Gli do le spalle e una volta sola mi viene da fissare la cicatrice sul polso destro... Se solo quella volta non avessi fallito.

Riveliamo piccole sfumature della nostra Eve, e delle cicatrici che sono impresse nel suo cuore.
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Manu

Black Soul "Peccato d'amore"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora