Capitolo 8

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Pov's lola.

Il giorno dopo mi alzo presto, e mi dedico alle pulizie.
Ho cominciato sistemando la mia stanza, il bagno e cucina e soggiorno.

Verso le dieci e mezza ho preso un taxi e in centro ho comprato delle piantine posandole ai lati della porta.
Ho comprato anche delle candele e ne ho messe una nel tavolino in soggiorno e una nella mia stanza.

La casa in cui vivo presenta all esterno un giardino, non chissà quanto grande per come ci si aspetterebbe la casa di un principe. Ma non posso fare a meno di pensare quanto sia bello dove abito.

La macchina di Kyle, (si ho imparato a riconoscerla. È nera e sembra fin troppo costosa.) è parcheggiata nel garage (si, ho imparato che ho anche un garage) e questo mi fa supporre che sia ancora nella sua camera.

Adesso sono quasi mezzogiorno e ho finito di fare tutto.
Per uscire mi sono messa un semplice jeans blu scuro e una maglietta nera con lo scollo a barca.

Per stare in casa tolgo le scarpe, e metto le mie amate pantofole con l'unicorno.

Non so se Kyle vorrà pranzare con me ma decido di apparecchiare solo per me, sono sicura che non morirà di fame.

Mentre finisco di mettere le ultime cose in tavola sobbalzo sentendo la sua voce.

<<La cosa più scandalosa che avrò visto in tutta la mia vita sono esattamente le tue pantofole.>>

<<Oh buongiorno.>> mi volto verso di lui e arrossisco scrutando dettagliatamente il suo torace nudo e i pantaloni del pigiama.
Caspita.

<<Cos'hanno di male gli unicorni?>>

<<Tutto.>>

<<Ti dispiacerebbe apparecchiare anche per me?>>

<<In realtà si, hai delle mani mi sembra di notare.>> riprendo forza ed evito di guardarli il petto super liscio e contornato da tatuaggi.

La curiosità di vedere cosa si è tatuato è tanta, ma non gli darò nessuna soddisfazione a beccarmi fissarlo.

<<Ricevuto chiaro e tondo, di mattina Lola Parker non è gentile come il solito.>> un piccolo brivido mi percorre lungo la schiena, sentendo la sua voce graffiata e fin troppo bassa data dal sonno.

<<Non sarò più gentile con te.>>

<<Peccato stava cominciando a piacermi.>>

Inizia a mettere le posate e il piatto anche per lui.
Per le poche volte che abbiamo pranzato o cenato insieme il suo posto è capotavola e io alla sua destra.

Sbuffo e mi allontano.
Mi viene dietro e la sua presenza comincia a darmi fastidio.

<<È andata bene la serata ieri?>>

<<Perché me lo chiedi?>>

<<Nessun motivo in particolare.>>

<<Attento, principe,  comincerò a pensare che ti interessa un rapporto civile con una bella ragazza.>>

<<Si beh, caspita, ho capito che se non posso fotterti almen->>

<<Come scusa?>> rispondo a tono, e comincio sul serio a infastidirmi.
Lo blocco senza farlo finire di parlare.

Ormai, ogni volta che conversiamo, non riusciamo a farlo normalmente.

<<Non ti permetto di parlare così.>> gli punto il dito contro e la sua espressione totalmente limpida mi innervosisce.

<<Piccoletta sai cosa penso? Che non riusciremo a stare neanche un mese, 24 ore su 24, insieme, senza toccarci nemmeno una volta.>>

<<Io invece penso , Kyle, che ti dai troppe arie. Perché pensi che io abbia voglia di fare qualcosa con te?>>

<<Smettila di negarlo, ti faccio impazzire.>> mi sorride ammaliante e per un attimo la mia decisione barcolla.

<<Non ti conosco neanche.>> alzo gli occhi al cielo pensando a quanto è stupido.

<<Basta con queste conversazioni inutili, ti impongo dei paletti.
Se dovessi toccarmi, o infastidirmi in alcun modo faccio rapporto alla regina.>> incrocio le braccia al petto.

<<Non ti conviene sfidarmi Kyle, non sono una sprovveduta.>>

Ed è qui, che mi guarda negli occhi e dopo secondi mi scoppia a ridere in faccia.

<<Perché.. ridi?>>

<<No, niente.>>

*

Sto leggendo orgoglio e pregiudizio nel momento esatto in cui nella mia stanza arriva una ventata di un profumo maschile fin troppo buono.

La porta viene spalancata con arroganza e il suo sguardo sfacciato perlustra ogni singolo dettaglio di me.

<<Che cosa vuoi?>> chiedo sgarbata.

<< Tra dieci minuti fino alle prossime ore non provare a disturbarmi.>>
Dice solo questo e si richiede la porta alle spalle.

Rimango sbalordita senza neanche sapere cosa dire e decido di andare faccia a faccia a chiedergli spiegazioni.

<<Puoi dirmi cosa diavolo significa o devi fare il tipetto misterioso di turno?>> dico entrando in camera sua.

<<Non devi curiosare nella mia vita.>> mi guarda con sguardo gelido e quasi mi stupisco.
Ci siamo spesso punzecchiati, spesso è stato scontroso, ma non l'ho mai visto così.

<<Questa casa è di entrambi, tu non puoi vietarmi assolutamente nulla.>>

<<È questo che non hai ancora compreso, tu non conti niente.>> mi sorride quasi perfido.

<<Ti tirerei uno schiaffo se solo non fosse poco etico.>> lo dico guardandolo negli occhi.

Si è vestito con una maglia bianca e jeans neri, e la sua bellezza mi disarma.
Così magnifico da farmi quasi dimenticare il suo carattere.

<<Non superare il limite, ragazzina. Ci sono certe cose che non puoi dirmi.>>

Non lo faccio neanche finire di parlare che me ne vado dalla sua stanza sbattendo appositamente la porta e mi rinchiudo nella mia.
E questa volta a chiave.

Provo a concentrarmi nella mia lettura, ma sembra difficile.
Continuo a pensare e ripensare.
Con chi diamine vivo?
Chi è Kyle?

Ed è con queste domande che mezz'ora dopo, sento delle risatine provenienti dal piano di sotto.

Il cuore comincia a battermi più veloce e la curiosità mi mangia viva.
Senza farmi vedere scendo di poco le scale per provare a vedere che succede.

Il mio coinquilino se la ride animatamente con una bella ragazza sul divano. Le mani di Kyle sono sul fianco stretto di lei e questo è tutto ciò che vedo e, sinceramente, mi basta per farmi salire la rabbia alle stelle.

È per questo che dovevo rinchiudermi nella mia stanza? Per lasciarlo in tranquillità alle sue effusioni amorose?

La cosa che più mi fa rabbia non è aver capito che è decisamente un play boy, non mi interessa.

La cosa che mi dà tanta rabbia è che abbiamo un contratto, non possiamo frequentare altre persone proprio per il matrimonio vincolante.

E lui se ne frega?

Bene.

Non voglio neanche respirare la sua aria in questo momento.
Mi alzo, prendo il telefono, le chiavi, infilo le scale, e senza guardare niente esco da questa stancante casa.
Non so dove andare, ma sicuramente il più lontano da lui.

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