Capitolo 10

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Pov's lola.

Un mese fa ero soltanto una ragazza, che aveva compiuto 18 anni da poco, e che sicuramente non si aspettava di sposarsi.
Non avevo molto da perdere nella mia vecchia vita. Quindi più o meno questo trasferimento non ha segnato nulla in particolare.

In questi giorni mi ritrovo spesso a sentire la mancanza dei miei genitori, qualche chiamata al giorno purtroppo non basta.
Non sono mai stata abituata a vivere costantemente senza la loro presenza e questo non mi aiuta.

Ho compreso che sto cominciando a prendere in mano la mia indipendenza, con una casa tutta mia e con le mie organizzazioni.
In casa mi sto trovando bene, niente che non sappia fare.
Il problema è quando, sono stanca, e devo per forza lavare i piatti. I piatti sono la cosa che più odio fare.

Il giorno dopo, lunedì, mi sono svegliata con un mal di testa incredibile e sento costantemente la sensazione di vomito.
Ho deciso quindi che per un giorno la casa sopravvivrà anche senza di me.

Rimango al letto per tutta la mattinata, e non mi alzo neanche per scendere a mangiare. Non so se, il mio coinquilino, abbia bisogno di aiuto ma poco importa.

È più o meno l'una quando sento bussare alla porta della mia stanza.
Nonostante io non abbia detto niente, Kyle entra lo stesso.

<<In teoria quando si bussa si aspetta che l'altro dica 'avanti'>> Dico infastidita.

Sono in uno stato pessimo, non mi sono struccata e non mi sono neanche tolta il pigiama.
La stanza è in ordine, mi piace tenerla sempre ben organizzata.

Il problema è che volevo stare a letto senza parlare con nessuno. E nessuno avrebbe dovuto vedermi in questo stato.
Ho gli occhi così gonfi che quasi mi faccio paura da sola.

<<Non sei scesa a mangiare.>> constata l'ovvio.

<<Quindi..?>>

<<Ti ho portato il vassoio direttamente qui.>> non mi guarda in faccia, e sembra quasi imbarazzato mentre entra e si avvicina con in mano un vassoio e sopra un piatto di pasta.

Emetto un sospiro di sorpresa e alzo il busto, e per un momento chiudo gli occhi a causa del giramento di testa.

<<Ti senti meglio?>>

<<Perché, forse ti interessa?>> rispondo, ancora stizzita per la conservazione di ieri sera.

Ricordo perfettamente le sue parole sgradevoli.

<<In realtà si, pomeriggio abbiamo un intervista. Il principe e la principessa non possono assolutamente mancare.>> mi informa e rimane alzato con gli occhi fissi su di me.

A mia volta cerco di non guardarlo troppo ma mi risulta difficile.
La sua bellezza mi sorprende giorno dopo giorno.
I capelli neri sono un groviglio e quasi vorrei tirarglieli per quanto mi fa arrabbiare con la sua lingua lunga.

È così alto che riempie la stanza con tutto il suo corpo.
Riempie la casa costantemente del suo profumo, così buono.
Riempie la mia testa, e i miei pensieri da giorni, ormai.

<<Alle diciotto arriva Cedric a prenderci, non tardare.>> si gira andandosene.

<<Kyle!>> lo richiamo.

<<Si?>>

<<Grazie, per il pranzo.>>

<<Nulla di straordinario, sono solo gli avanzi.>> fa spallucce e torna nell'altra stanza.

Dio! Lo ammazzerei quando da queste risposte idiote!

*

Alle quattro del pomeriggio decisi che era finalmente arrivato il momento di alzarmi. Ho preso una medicina per sentirmi meglio, mi sono lavata e soprattutto mi sono vestita.

Ho messo una gonna non troppo corta, con sotto degli stivali che arrivano sopra al ginocchio. Una maglia semplicissima con il collo alto e il mio immancabile cappotto nero.

Trucco, profumo, borsa e sono pronta.

Alle cinque e mezza sono decisamente in orario e scendo di sotto per vedere Kyle a che punto è.

<<Kyle?>> lo richiamo, notandolo sul divano.

È fermo, la televisione riprende la serie tv Prison Break e decido di guardare qualche minuto col lui.
D'altronde manca ancora mezz'ora all'arrivo di Cedric.

Mettendomi accanto a lui noto che ha gli occhi chiusi e il suo respiro è regolare.
Le labbra sono leggermente schiuse.

Si è addormentato e Dio mi perdoni se commetto uno dei peccati più grandi: lo desidero.

Kyle ha una bellezza impetuosa, e il fatto che la sua forza traspare anche durante il sonno mi spaventa.

Decido di prendermi tutto il tempo che mi serve per guardarlo.
Indossa i suoi soliti jeans neri e un maglione bianco attillato.
Il freddo di ottobre comincia a farsi sentire.

Le sue ciglia sono così lunghe e folte che sbattono sulla sua guancia.
Guardandolo da più vicino noto piccole lentiggini sul naso, solo lì.
Quasi come una particolarità.

È bello, fin troppo.

Piccoli flash mi ritornano in mente della sera precedente, quando mi ha presa in braccio per tutte le scale.
Nonostante l'alcool ricordo perfettamente la sensazione delle sue mani forti sulle mie coscie. Anche sotto lo strato del pantalone ardevo.

Spesso mi ritrovo a chiedermi perché è sempre così distante. Perché continua a rapportarsi a me in modo freddo.

Me lo chiedo, si, e mai riesco a darmi una valida risposta.

Non lo conosco, eppure.. dentro di me, so che vorrei farlo.
Neppure so spiegarmi il perché ma sento la necessità di capirlo, comprenderlo.
Vorrei che se qualcuno per strada mi chiedesse "chi è tuo marito" io sapessi rispondere.

Quasi come se sentisse il mio sguardo su di sé, sobbalza aprendo di scatto gli occhi.
Faccio in tempo a spostarmi così che penserà che mi sono appena seduta.

<<Sei bello e tenebroso anche mentre dormi, lo sapevi?>> la prendo sul ridere mentre si stropiccia gli occhi.

<<Lola, mi stavi fissando?>> mi chiede e inaspettatamente arrossisco.

<<Stupido, davvero, mi sono appena seduta.>> sposto lo sguardo dai suoi occhi magnetici e guardo la televisione.

<<Maniaca ecco cosa sei tu.>>

<<Evita, Kyle. Al giorno dici molte scemenze.>>

Borbotta un 'se lo dici tu' e in risposta annuisco.

Piomba un forte silenzio, e leggermente in ansia mi volto a guardarlo.
Noto con sorpresa che mi stava già fissando e continua senza ripensamenti. Il suo sguardo è forte e mi domando quant'è verità nascoste ci siamo dietro quegli occhi.

Occhi.. labbra.. naso.. tutto è perfetto del suo viso.
Tutto.

Apro la bocca per provare a dire qualcosa, giusto per smorzare la tensione, ma la richiudo non sapendo bene cosa dire.

Continuamo a guardarci e l'imbarazzo sembra andarsene. Quasi come se fosse giusto.

All'improvviso un piccolo sorriso scappa dalle sue labbra e l'ansia comincia a divorarmi. Il cuore sfugge via dal petto e mi domando perché mi causa quest'effetto.

<<Perché mi guardi così?>> classica, tipica, e banale frase. Eppure mi sembra così giusta.

<<Sei dannatamente bella, ecco perché.>>

Deglutisco e mi stranisco quando si alza. Penso immediatamente che voglia avvicinarsi a me invece si avvicina alla porta, mette il giubbotto e mi informa che è arrivato Cedric.

Faccio un lungo sospiro e chiudo gli occhi.
La situazione si sta facendo sempre più strana.





Spazio autrice.

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