Capitolo 51

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Pov's Lola

Al mattino dopo, svegliarmi accanto a Kyle è la cosa più pacifica che mi sia capitata in questi giorni.

Dormire al suo fianco, col suo respiro sul collo, i nostri corpi avvinghiati tanto da non capire dove ne inizia e finisce l'altro, è splendido. Mi era mancato.

Mi sono svegliata da pochi secondi, l'orologio messo in alto riporta le 7:56, e lui dorme ancora. Ma c'è qualcosa di strano, ha un espressione calma però sofferente.

È questione di attimi e vedo una lacrima scendere lenta dal suo occhio chiuso, il suo petto fare su e giù.
Mi allarmo alzandomi col busto e portando il lenzuolo stretto sul mio petto, lo scuoto in modo veloce. <<Kyle.>> Sussurro preoccupata.

Non si accenna minimamente a svegliarsi e nel mentre altre lacrime scendono silenziose dai suoi occhi.

<<Kyle!>> Lo scuoto sempre di più, fino a quando si sveglia gridando <<No, Melody!>>

Di scatto alza il busto spalancando gli occhi e con un respiro affannoso, troppo.

<<Kyle..amore..>> sussurro prendendogli il viso tra le mani.

I suoi occhi catturano smarriti la mia figura non capendo chi sia, o forse è ancora intrappolato in ciò che sognava.

<<È stato un brutto sogno?>> Chiedo, preoccupata e timorosa di ricevere una brutta reazione.

Lui mi guarda confuso, il suo respiro è irregolare, la bocca spalancata in cerca di aria, e io al massimo della preoccupazione.
Deglutisce e staccandosi da me si mette le mani sul viso.

Cosa l'ha scombussolato così tanto?

Io rimango inerme, immobile non sapendo cosa fare.

Si scosta le coperte di dosso e si alza, nudo, camminando per la stanza.
Sposto lo sguardo altrove, ovunque ma non sul suo corpo.
Guardarlo mi farebbe il solito effetto e non è per niente il momento giusto.

Mi scosto anch'io le coperte e, nonostante il mio essere ancora priva di ogni indumento, mi alzo raggiungendolo.
È fermo con la testa dritta davanti a sé, e con i pugni serrati.

Mi avvicino piano, lentamente, facendogli percepire la mia presenza. Avvolgo i suoi pugni serrati tra le mie mani, che messe a confronto sono più piccole di una formica. Si irrigidisce subito, scostandosi un po'.

Determinata a non lasciarlo solo riporto le mie mani sui suoi pugni, e premo le mie labbra sulla sua spalla.

<<Puoi parlarmene se ti va.>>la mia voce trema per la preoccupazione, e per il timore di una sua azione aggressiva. <<Oppure.. posso distrarti da ciò che ti ferisce.>>

Non dice niente, cerca solo di controllare il suo respiro affannoso e i pugni rimangono stretti. Se è possibile con ancora più forza di prima. Così tanta da far diventare la mano totalmente bianca.

<<Io sono con te nel bene e nel male. Ed è proprio in momenti come questi che devo stare al tuo fianco.>> Dico dolcemente. Mi giro fino ad essere faccia a faccia. O meglio, io sono così bassa che arrivo al suo petto scolpito e magro.

Avvolgo le mie braccia sul suo busto, abbracciandolo, e sperando in una sua mossa.
Non dice niente, ma non demordo. Lo continuo ad abbracciare fregandomene che entrambi siamo nudi.

<<Sei così testarda..>> la sua voce roca e bassa mi fa rabbrividire. <<Perché continui a stare con me? Perché non molli la presa da questo fottuto casino che sono!?>> Alza la voce e si scosta completamente da me.

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