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Ho pensato al suono
del suo nome
a come cambia in base alle persone.

Avevo spento il telefono dopo aver varcato la soglia della porta della mia nuova casa. Quel silenzio mi assalì come se volesse inghiottirmi, e quasi mi sembrò estraneo, assurdo. Come si fa ad amare e poi odiare qualcosa che si vuole costruire?

Perché non potevo smetterla di far stare bene gli altri, e non far star bene me?

Sospirai e mi avvicinai al divano coperto ancora dalla plastica. Prima di sedermi, notai che mamma aveva lasciato la caffettiera e le tazzine sul tavolo, poggiate su in piccolo piatto.

Sbuffai e mi lasciai cadere sul velluto dei cuscini, guardando il soffitto incompleto. Avrei dovuto dare l'ultima mano di pittura, per poi dedicarmi alla camera da letto. Avevo fatto l'impossibile per essere in qualcosa che mi appartenesse, mentre, adesso dopo la discussione con Mario per avergli tenuto nascosto tutto, mi stava stretto!

Milla, cazzo!

Avrei dovuto dire a Milla tutto!

Mi ero cacciato in un bel casino, e adesso dovevo trovare il modo per uscirne, con la speranza di non ferire, anche se, questo, era impossibile data la situazione.

Guardai il materasso gonfiabile messo al centro; le coperte disordinate sopra, cuscino utilizzato da lei messo in verticale. Sorrisi e ripensai alla notte prima, al modo in cui fa l'amore con me. Era bello. Era indescrivibile. Toccare con mano i brividi che le provocavo. Mi chiesi il perché con Milla non avessi mai notato questi piccoli particolari, eppure per lei ci avevo quasi perso la testa!

Ma, come mi aveva detto mia madre, certe cose si provano solo con una persona su 7 miliardi. Se ti da certe sensazioni è la persona della tua vita. Quella che può farti sentire completo!

Avevo voglia di sentirla, di parlare con lei e raccontarle dell'incontro ma, so che se avessi acceso il telefono, sarei stato bombardato dalle scuse di Andrea, e dagli insulti di Mario, e, anche, dal cercare spiegazioni da parte di Diego. Avrei trovato i soliti messaggi di Milla in cui iniziava a piagnucolare con le sui stupide insicurezze a cui non davo più importanza: " Hai un'altra, Mirko? " o " Non mi lasci vero? " , " Sono bella per te? "

Sbuffai e pensai se Alessia mi avesse scritto qualcosa. Pensai se anche lei potesse farmi queste stesse domande di Milla ma, non ero nemmeno convinto che lei ne fosse il tipo. Si chiudeva in se stessa quando le paranoie prendevano il sopravvento, lo notavo quando abbassava lo sguardo e sospirava. Quanta differenza può esserci in ciò? Amare le insicurezze di una persona, e non sopportare quelle di un'altra. Evidentemente, tutto questo poteva avere un qualcosa di meschino ma, quando si ama qualcuno, le priorità da dare sono più importanti, no?

Ed io ero così insicuro di cosa si provasse ad amare qualcuno che ti ama, in un certo senso. Ero insicuro in questo scambio di sentimenti, se poco tempo prima, dalla persona a cui credevo di voler mettere in mano il mio cuore, mi rifiutava. Non sapevo come esprimermi. Non sapevo cosa fare per non farle mancare nulla, per far si che trovasse un riparo nella mia figura, piuttosto che abbassare lo sguardo in mia presenza, e poi piangere quando non c'ero. Ero sicuro che lo facesse, era la tipica ragazza che non reggeva più di tanto qualcosa, e forse la sua fragilità, nascosta in quella forza disarmante, e in quella spensieratezza che non sapevo da dove uscisse fuori, mi aveva preso il cuore, così, senza che io potessi averne il controllo prima!

Spesso si ha bisogno di qualcuno che sia uguale a noi per poter capire al meglio i sentimenti dell'altro.

Decisi di farmi una canna per quella sera, ne avevo bisogno.

Finché fa giorno - Rkomi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora