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dopo una notte per nulla tranquilla, aziraphale si alzó dal letto, esausto e con piú voglia di dormire della sera prima.

non aveva capito bene, ma sembrava che la finestra avesse qualche problema, visto che continuava ad aprirsi, non importava quante volte controllasse di averla chiusa come si deve.

non c'era da stupirsi, ovviamente, che il riposo disturbato di aziraphale fosse stato causato da crowley, che aveva fatto un'altra incredibile scoperta: non aveva bisogno di dormire.

in ogni caso, aziraphale non aveva la possibilitá di tornare a dormire, visto che gabriele, suo fratello maggiore, lo aveva invitato a casa sua, per chiacchierare e raccontarsi qualcosa, dato che gabriel era stato via per qualche mese in viaggio di lavoro. america, probabilmente.

quindi, con un grugnito di disapprovazione, il biondo si alzó, dal letto, tirandosi via le coperte dalle gambe.
crowley, seduto su una poltrona nell'angolo della stanza, saltó in piedi, chiedendosi che cosa avrebbe potuto fare per dare fastidio al povero aziraphale.
di certo non si aspettava quello che sarebbe successo in realtà.

aziraphale possedeva una vecchia macchina che dava la stessa sensazione della mistery machine di scooby doo. sembrava ad un passo dallo sfasciarsi ma, allo stesso tempo, sembrava anche in grado di sopravvivere per altri cent'anni.

crowley, per un momento, si chiese che fine aveva fatto la sua bentley, con tutte le sue cassette dei queen e dei velvet underground. chissá se c'era ancora gente che li ascoltava?
di sicuro, non aziraphale, visto che appena salirono in macchina furono circondati da musica classica. non che crowley la disprezzasse, ma dopo dodici anni sotto tre metri di terra, gli mancava la sua musica preferita.

il viaggio in auto duró per poco, una mezz'ora al massimo, e crowley ebbe modo di osservare aziraphale in un altro ambito. quando guidava sembrava rilassato, quasi come quando leggeva, e batteva le dita paffute sul volante a ritmo con la musica, accompagnando il tutto con un sorrisetto e un leggero fischiettio.

il fantasma detestava ammetterlo, ma era quasi piacevole stare seduti accanto a lui.

si fermarono davanti a una vera e propria villa. chissá chi poteva viverci?
crowley si ricordó di averla vista qualche volta, durante le sue passeggiate, e se lo era sempre chiesto. probabilmente, stava per ricevere una risposta.

aziraphale, prima di uscire dall'auto, sospiró, come per darsi forza.

"dai, aziraphale, ce la puoi fare. non lo vedi da un po', ma ci sei abituato" si disse, incuriosendo crowley. chi poteva mai causargli cosí tanta ansia?

la risposta gli si presentó davanti pochi minuti dopo: gabriel fell. avrebbe dovuto immaginarlo appena aveva scoperto il cognome del biondo.

crowley e gabriel si erano incontrati qualche volta, per puro caso, e nessuno dei loro incontri era stato piacevole.

anche aziraphale non sembrava entusiasta alla vista del fratello, ma era principalmente un fastidio fraterno.

"zira! quanto tempo, mi sei proprio mancato. mi dispiace di non aver chiamato spesso, ma sono stato davvero impegnato. pensa te, abbiamo trovato un vecchio cimitero sotto un altro cimitero!" inizió a raccontare l'uomo, posando un braccio sulla schiena di aziraphale, invitandolo a seguirlo in salotto.

"ti va un té?" domandó gabriel, mentre aziraphale si sedeva sul divano. il biondo annuí, ringraziandolo.

crowley perse presto interesse nella conversazione dei due uomini, e si mise a girovagare per le stanze, senza allontanarsi troppo. la sensazione che si provava quando veniva spinto verso aziraphale per via della lontananza non era piacevole.

quando entró in cucina, gli sembró di mettere piede nel paradiso fantasma: ceramica e oggetti preziosi e delicati ovunque.

il fantasma emise un verso di piacere, praticamente materializzandosi davanti alla credenza che conteneva dei piatti dall'aspetto delicato. ne prese due in mano e fece per farli cadere, quando sentí qualcuno posargli una mano sulla spalla.

"temo che quello sia il mio lavoro, crowley" annunció una voce femminile che lo spettro conosceva fin troppo bene.

"beelzebub?" domandó incredulo, voltandosi, ancora tenendo i piatti in mano. se qualcuno fosse entrato in quel momento, avrebbe solo visto due piatti fluttuanti.

"pensavo fossi andata in america!" esclamó il rosso, sporgendosi per abbracciare la vecchia amica.

beelzebub, una donna bassa, con corti capelli neri, con una pelle malcurata e delle occhiaie perenni, alzó le spalle.

"che posso dire, ci sono andata in america, ma poi sono finita in mezzo a una sparatoia. fare parte di una gang non ripaga sempre" disse vagamente, ricevendo come risposta un'occhiata preoccupata.

"quindi siamo morti tutti e due" notó crowley, sospirando e appoggiandosi al fornello.

beelzebub alzó un dito, sorridendo divertita.

"io ho comunque vissuto piú di te" si vantó, incrociando le braccia con aria fiera.

"la prendo come una vittoria personale allora" ribatté crowley.

i due spettri conversarono per un bel po', raccontandosi come avevano passato quegli anni da morti. poi, crowley decise di chiederle aiuto a trovare risposte per i suoi dubbi.

"ascolta, tu sai perché siamo tornati qui, cioé, sulla terra?" domandó, rimettendo a posto i piatti.
beelzebub scrolló le spalle.

"da quello che mi ha detto uno spirito qualche settimana fa, si tratta di trovare un legame con un'anima viva che ti possa aiutare a trovare qualcosa che cercavi quando eri in vita" lo informó, con tono insicuro. era comunque una spiegazione logica, poteva essere possibile.

ma crowley non aveva la piú pallida idea di che cosa stesse cercando prima di morire, nè sapeva come avrebbe fatto aziraphale ad aiutarlo.

who you gonna call? [𝚊𝚣𝚒𝚛𝚊𝚙𝚑𝚊𝚕𝚎 + 𝚌𝚛𝚘𝚠𝚕𝚎𝚢] ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora