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crowley era sempre stato un individuo particolare, fin da bambino.

intelligente, certo, ma sempre un emarginato. non riusciva ad appartenere in nessun luogo, non riusciva a trovare il suo posto nel mondo.

era cresciuto in una famiglia apparentemente perfetta. suo padre era un impiegato in un'azienda che creava sigarette e sua madre faceva l'attrice. eppure, lui non apparteneva in quell'ambiente. non si era mai sentito a casa in quelle quattro mura, all'ultimo piano del grattacielo piú alto di londra.

quindi, non fu una decisione difficile, quella di andarsene di casa, a sedici anni, con in spalla solo uno zainetto con dei soldi, alcuni libri sull'astronomia e la botanica, e del cibo.

tuttavia, non andó lontano. come si poteva immaginare, i suoi genitori avevano chiamato la polizia per cercarlo.

il ragazzo si nascondeva dove poteva, sentendosi male solo al pensiero di tornare a casa, a subire quell'amore freddo, falso, da entrambi i genitori.

in quei giorni, conobbe hastur. era un ragazzo di qualche anno piú grande, che lo portó ad entrare nel suo gruppo. non facevano niente di strano, i classici teppistelli di strada. a volte disegnavano dei graffiti, altre davano fuoco ai cassonetti della spazzatura. anche lí, crowley non sentiva di appartenere.

hastur fu comprensivo. gli disse che poteva rimanere per quanto voleva, e che poteva contare su di lui, se avesse avuto bisogno. non lo obbligó mai a far parte del gruppo.

crowley rimase lí fino al compimento dei suoi ventun'anni. nel gruppo di ligur c'era un ragazzo che aveva appena finito l'universitá e, fin dal momento in cui era entrato lí, gli aveva fatto da tutore. crowley aveva anche frequentato la scuola serale, riuscendo a dare l'esame a diciannove anni.

a ventun'anni inizió anche l'universitá. si laureó a ventisei anni in psicologia. lí conobbe beelzebub.

c'é da sapere che, oltre ad hastur e beelzebub, nessuno sapeva il suo nome intero. si presentava a tutti come jeremiel, il suo secondo nome. ad essere onesto, lo detestava. sua madre glielo aveva dato senza sapere chi effettivamente fosse jeremiel. crowley lo aveva scoperto da sè, a dodici anni: era l'angelo collegato ai sogni e alle emozioni, e pensava che non ci fosse nome meno appropriato per lui.

quindi, anche quando trovó lavoro come psicologo, si presentava sempre e solo come jeremiel. era stupido, anni dopo essere scappato di casa, ma aveva ancora paura che, se avesse dato il suo vero nome, la polizia lo avrebbe trovato e lo avrebbe riportato a casa dei suoi genitori, obbligandolo a crescere con un amore non esistente.

lí conobbe aziraphale. sotto un altro nome e con una o due dipendenze, ma sempre lui.

"quindi, angelo, dimmi, come sta andando?" gli aveva detto durante la loro ultima sessione. era stata nel maggio del 1988, qualche settimana prima della sua morte.

il paziente gli aveva sorriso, sembrando mille volte piú solare di quando aveva iniziato la terapia. "magnificamente, jeremiel. anche grazie a te, presuppongo"

crowley aveva scosso la testa, forzando un sorriso. oh no, non era stata opera sua. non riusciva a fare stare meglio sè stesso, come poteva fare stare meglio qualcun altro?

eppure, angelo sembrava convinto. ma nel suo sguardo c'era qualcosa di piú, qualcosa che crowley non aveva mai provato sulla sua pelle, ma che aveva desiderato, cercato, sperato di avere. l'avrebbe definita amore, se la sua visione su quell'emozione non fosse stata completamente distrutta da quello dei suoi genitori. loro due, con quei 'ti voglio bene' e 'ti amo' vuoti, dovuti solo a un bisogno sociale di essere accettati, gli avevano impedito di riconoscere quel sentimento.

ma ogni volta che parlava con angelo, crowley credeva di star provando l'amore di cui sentiva parlare sempre. e per quello si sentiva orribile, disgustoso. un essere come lui, che non apparteneva su quella terra, che non aveva un posto per lui, una posizione sociale, non poteva permettersi di amare (ed essere ricambiato, per giunta!) da un essere come angelo. solare, positivo, dolce. no, crowley era sicuro del fatto che l'avrebbe rovinato, come quando strappi un bel fiore e questo, dopo pochi giorni, appassisce.

non voleva far appassire angelo, voleva vederlo crescere e diventare piú bello.

da lí a poche settimane, all'inizio di giugno, il primo del mese, con esattezza, crowley guardó fuori dalla finestra un ultima volta, seduto con la schiena contro il muro della sua camera da letto. accanto a lui, una botticella di pillole, antidepressivi ironicamente.

sentiva il petto pesante, come se avesse un peso che lo spingeva verso il basso, come se gli avessero tarpato le ali e stesse cadendo, senza piú poter tornare a volare.

sospiró, accorgendosi del respiro traballante, poi afferró il contenitore con mano tremante, svitando il tappo.

soffocó il bisogno di piangere. non si sentí meglio, non provó rimpianti, non si sentí peggio. un buon modo per descrivere tutta la sua esistenza, se doveva essere sincero.

l'ultima cosa di cui prese atto fu sentirsi scivolare nel sonno, come se si stesse addormentando. l'ultimo pensiero che il suo cervello registró fu se mai qualcuno lo avrebbe trovato. magari lo avrebbero riportato dai suoi genitori, e allora, forse, sarebbe stato contento di tornare. prima di perdere coscienza interamente, si ricordó di quando, da bambino, sua madre gli pettinava i lunghi capelli rossi con mille acconciature diverse, con un piccolo sorriso sulle labbra. questa volta, fu lui a sorridere, leggermente, debolmente.

lui, anthony crowley, il bambino dalla vita apparentemente perfetta, era riuscito ad appartenere solo da una parte, da solo, sul pavimento di camera sua, con una bottiglietta di pillole vuota stretta in mano. alcuni avrebbero potuto dire un finale patetico per una vita altrettanto patetica.

eppure, in qualche modo, era riuscito a meritarsi una seconda opportunità.

heya folks
okay capitolo tristino but what are you gonna do
comunque crowley é morto durante il pride month (gay pride day, specificatamente) in un vano tentativo di simbolismo ryp
e basta thatse it dovremmo aver finito con le backstories oof

who you gonna call? [𝚊𝚣𝚒𝚛𝚊𝚙𝚑𝚊𝚕𝚎 + 𝚌𝚛𝚘𝚠𝚕𝚎𝚢] ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora