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crowley non dormiva. non poteva e, forse, era la cosa che gli mancava di piú. quando era ancora in vita, aveva amato ogni singolo momento in cui era addormentato. il che gli faceva tornare in mente perché tutta la questione di essere morto non lo disturbava affatto.

c'era un'altra cosa che faceva, peró, al posto di dormire. smetteva di prestare attenzione al mondo circostante et voilá, era come se stesse dormendo. ultimamente aveva impiegato cosí le sue notti, troppo insicuro per dare fastidio ad aziraphale, ora che la loro relazione sembrava dirigersi verso un'amicizia.

e stava impiegando cosí anche quel martedí pomeriggio, quando, inaspettatamente, sentí qualcosa cadere proprio attraverso di lui.

"ahia" si lamentó, osservando come la zona intorno al suo stomaco sembrava staccarsi dove tre libri lo avevano attraversato.

voltó la testa lentamente, giusto per guardare male aziraphale (sempre nella speranza che potesse percepirlo, s'intende), ma si stupí quando si trovó davanti un ragazzino dai ricci castani.

il fantasma sbatté le palpebre un paio di volte, confuso, poi posó tutto il suo peso sui gomiti, cercando di capirci qualcosa.

poteva essere che aziraphale avesse figli? magari si era perso qualche indizio, qualche segno, robe del genere? o magari erano solo dei cugini, dei nipoti.

avrebbe potuto chiederlo direttamente all'uomo, effettivamente, gli sarebbe bastato fluttuare nell'altra stanza, prendere un foglietto e scrivere la fatidica domanda. eppure lo sguardo del ragazzino lo tenne fermo esattamente dov'era. non gli passava attraverso, come faceva quello di aziraphale, no, quello era puntato dritto nei suoi occhi. o meglio, nei suoi occhiali da sole. il punto era: lo stava guardando. stava fissando proprio lui.

"mica vuoi una foto?" domandó sarcasticamente crowley, non piú abituato ad essere al centro dell'attenzione.
non appena finí di parlare, il ragazzino lasció cadere un altro libro, che gli passo proprio attraverso il petto, facendolo tossire.

"oh, andiamo!" si lamentó, abbassando lo sguardo.

il ragazzino, evidentemente, non si aspettava di conoscere un fantasma quel giorno, e urló. crowley avrebbe dovuto immaginarlo.

aziraphale entró di corsa nella stanza, seguito da altri quattro ragazzini, tutti della stessa etá di quello che stava urlando.
i ragazzini fissarono tutti crowley, mentre lo sguardo di aziraphale gli passó sopra come al solito.

"adam, che é successo?" domandó l'uomo, avvicinandosi al ragazzino e accarezzandogli la schiena.
adam provó ad indicargli la figura di crowley, tirando su con il naso, ma per gli occhi di aziraphale, lí sul divano non c'era niente, solo un paio di libri.

il biondo passó qualche minuto a consolare adam, poi uscí dalla stanza, dicendo agli altri quattro di stare con lui.
senza neanche farselo ripetere, il gruppetto si radunó di fronte al divano.

"magari siamo ubriachi" propose uno dei ragazzi, un bambino con il viso sporco e i capelli neri.

"certo come no, brian, abbiamo bevuto troppo té ai frutti di bosco e ora siamo ubriachi. ovviamente" protestó l'unica ragazza del gruppo, spostandosi un riccio dietro l'orecchio e coprendosi la bocca. aveva la carnagione scura, ma crowley di certo non poteva permettersi di giudicare. infondo, lui era trasparente.

"puó sempre essere, pepper, insomma, guardalo! i libri gli sono passati attraverso e il signor fell non l'ha visto!" argomentó un altro ragazzo, che aveva la carnagione pallida e i capelli corvini lunghi fino alle guance. aveva anche degli occhi bellissimi, notó crowley, spingendosi gli occhiali sul naso, cercando di nascondere i suoi.

l'ultimo dei ragazzini posó lo sguardo su tutti gli altri.

"magari stiamo avendo un'allucinazione di massa, come quei francesi nel 1500"

"oh, sta' zitto wensley! ti pare possibile?" si lamentó il ragazzo corvino.

"perché warlock? é molto possibile!"

"e state zitti! tutti e due" sbottó adam, riprendendo i quattro libri e guardando come le parti del corpo del fantasma si riattaccavano.

"grazie! molto gentile da parte tua!" lo ringrazió sarcasticamente crowley.

i sei si fissarono per un po'. poi pepper aprí la bocca e fece per parlare, richiudendola subito dopo, solo per poi dare voce alle sue preoccupazioni.

"sei un fantasma?" domandó, con voce leggermente tremante.

"sí. mi chiamo casper" li prese in giro crowley, scoppiando poi a ridere.
si credeva anche simpatico.

who you gonna call? [𝚊𝚣𝚒𝚛𝚊𝚙𝚑𝚊𝚕𝚎 + 𝚌𝚛𝚘𝚠𝚕𝚎𝚢] ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora