Capitolo 1

3.9K 112 61
                                    

Erano passati, ormai, sei anni da quando io e Niccolò avevamo messo fine al nostro rapporto. Da quel giorno tra di noi non ci fu più la presenza di alcuna romanticheria o roba di quel genere. Entrambi spesso ci vedevamo per poter badare insieme a Daniele, ma il nostro rapporto si fermava ad una semplice amicizia. Nel tempo Niccolò era riuscito a farsi una vita. Da circa nove mesi aveva trovato un'altra donna di nome Silvia. Non l'avevo mai conosciuta, però, molte volte mi ero ritrovata a parlarne con lui. Raccontava di lei come una delle donne più belle viste al mondo e le aveva dedicato diverse canzoni. Al contrario, Daniele l'aveva conosciuta e continuava a ripetere che la odiava. Io, intanto, avevo provato a cercare un'altra persona, ma ogni tentativo fu vano. Alcuni erano fin troppo con la testa al gioco e non sopportavano l'idea che avessi un bambino. Altri, invece, con cui avevo provato ad uscire, non si avvicinavano minimamente al mio tipo. Per Niccolò non avevo mai cambiato il sentimento. Avevo provato con tutte le forze a cambiare vita e a conoscere gente nuova, ma lui non aveva intenzione di abbandonare la mia mente, e soprattutto il mio cuore. Mentre lui, era riuscito ad andare avanti e a trovare un'altra donna che lo facesse felice. Ero contenta per Niccolò e gli auguravo tutto il bene del mondo, ma nulla mi vietava di soffrire. Sentirlo parlare della sua Silvia mi logorava dentro, ma preferivo sorridere e dirgli che gli volevo bene. Nonostante tutto, lui continuava a tenere in serbo per me un grande sentimento d'affetto ed anche, e soprattutto, per nostro figlio. Ormai aveva raggiunto i sei anni e stava diventando un ometto. Era meraviglioso.
Parlando di cose più felici, però, ero riuscita a realizzare il mio sogno: diventare una psicologa. Avevo terminato l'accademia e con tanti sforzi e fatica avevo aperto un mio studio dove accogliere i miei clienti. Così nei momenti in cui lavoravo andavo lì e svolgevo con amore il mio ruolo. Adoravo ascoltare tutti quei racconti bizzarri ed anche tristi della gente. Tuttavia, riuscivo ad aiutarli e col tempo ero riuscita a crearmi un'abbondante clientela. Intanto, nei momenti in cui lavoravo, c'era mia madre che badava al piccolo Daniele. Tutti e tre abitavamo dentro la nostra solita casetta mentre Niccolò viveva per conto suo con Silvia. Ormai, con lei aveva stabilito un rapporto molto forte e sincero, ma nonostante ciò egli mi aiutava a mantenere il nostro bambino con dei soldi. Anche se tra di noi era finita, lui non aveva smesso un solo secondo di fare il padre a tempo pieno ed aveva mantenuto la sua promessa.

-"DANIELE MORICONI VIENI SUBITO QUI!"- quasi urlai severa tenendo le mani sui fianchi. Il piccolo corse verso di me e mi guardó con indifferenza.

-"Cos'è tutto questo disordine? Sistema tutto"- gli ordinai dopo aver trovato nella sua camera il caos più totale. Era il bambino più disordinato che avessi mai visto. Pigiama gettato per terra, cartacce sparse ovunque, coperte tirate via dal materasso che cadevano a penzoloni dai bordi. Essa si trattava della mia vecchia stanza. Le pareti da essere verdi furono verniciate di un celestino chiaro e la disposizione fu del tutto cambiata.

-"A che serve che io metta in ordine se pochi istanti dopo è di nuovo disordinato?"- chiese alzando un sopracciglio e facendomi quasi ridere. Aveva un bel caratterino. Esso era un bel misto tra quello mio e quello di Niccolò. Sapeva essere dolce solo quando e con chi diceva lui e se lo si faceva arrabbiare era meglio fuggire a gambe levate. Alle volte era meglio non sfidarlo, perché se si provava a farlo, avevi già perso in partenza. Frequentava il primo anno di scuola elementare e si era già fatto rispettare dall'intera classe. Tutti i bambini non osavano minimamente alzare la voce con lui e diverse bambine gli gironzolavano già attorno. Un bambino più particolare di lui non potevo averlo.

-"Daniele se non metti in ordine non ti compro il gelato"- dissi fingendomi arrabbiata e corrucciando la fronte.

-"Se lo faccio devi comprarmi quello che voglio io. Ci vengo io con te al supermercato"- mi sfidò sorridendo beffardo e mettendo le piccole braccia a conserte. Mi abbassai per arrivare alla sua altezza e lo guardai negli occhi. Essi erano uguali identici a quelli di Niccolò ed ogni volta ci vedevo lui. Era come aver a che fare con un baby Niccolò, solo leggermente più stronzo.

La Mia Àncora 3⚓ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora