Capitolo 2

1.9K 96 36
                                    

Era domenica ed essendo l'unico mio giorno di festa al lavoro, organizzai, insieme a mia madre, un grande pranzo. Esso si sarebbe svolto con i nostri amici più cari ed io non vedevo l'ora. Mi legai i capelli in una coda di cavallo ed indossai un sinale.

-"Ma che ore sono?"- domandai guardandomi attorno e accorgendomi che in casa non ci fosse ancora il caos, creato solitamente da Daniele.

-"Saranno le dieci circa.. se te lo stai chiedendo, sì Daniele dorme ancora"- mi informò la bionda mentre era intenta a sminuzzare e a tagliare una cipolla. Notai i suoi occhi rossi, provocati da essa, e quasi non scoppiai a ridere. Non era la prima volta che la cipolla la faceva quasi piangere.

-"Che dormiglione che è"- farfugliai alzando gli occhi al cielo e mettendomi a lavoro. Misi le mani sotto l'acqua ed iniziai a lavare e a pulire la verdura che avremmo dovuto utilizzare.

-"Dai, lascia stare il piccolino"- disse con un sorriso e facendomi sorridere. Mia madre stravedeva per Daniele e gli voleva un bene dell'animo. Non dissi altro e continuai a fare il mio lavoro.

-"Allora chi è che ci sarà oggi?"- continuò a domandare mia madre senza guardarmi. Feci spallucce e mi asciugai le mani con uno straccio.

-"Stefano, Francesca, Riccardo, Vanessa, Alessio e la piccola Rebecca"- risposi cercando di ricordare tutta la gente che fosse in lista. Nel corso di quei sei anni erano accadute tante cose. Molte dinamiche erano cambiate ed anche le situazioni sentimentali. Francesca e Stefano non si erano più lasciati ed ormai convivevano da circa due anni. Vivevano felici e contenti e vederli così mi riempiva il cuore di gioia. Riccardo stava frequentando un ragazzo da circa due mesi e stava cercando di capire ancora cosa fare a riguardo. Mentre una delle più grandi novità tra di noi, era quella di Vanessa e Alessio. L'anno precedente si erano sposati con già una bambina. Ella si chiamava Rebecca Santoro ed aveva solo 4 anni. Era una bambina molto intelligente e simpatica, ma molte volte si ritrovava ad affrontare battibecchi con Daniele. Era davvero divertente vederli litigare. Intanto, ricordavo perfettamente il giorno in cui la mia migliore amica si era sposata. Indossava un perfetto e lungo abito bianco ed aveva i capelli dorati legati in una elegantissima crocchia. Aveva un aspetto favoloso e ricordavo ancora con cura lo sguardo innamorato del suo sposo che la fissava entrare in chiesa. Ricordavo ancora perfettamente le piccole lacrime di commozione che scendevano sulle mie guance. Ripensavo al momento in cui anche io e Niccolò avremmo dovuto sposarci. Quel giorno c'era anche lui. Era vestito da dio e sedeva accanto a me con in mezzo il piccolo Daniele. Spesso sentivo la presenza del suo sguardo su di me, ma ogni volta che mi voltavo verso di lui, girava il volto. Quello fu l'ultimo giorno in cui entrambi avemmo un contatto più intimo. Una volta esser entrati in sala mi domandò di ballare ed entrambi continuammo a farlo fino a quando il nostro bambino non si intromise. Conservavo ancora gelosamente il ricordo di Niccolò che teneva Daniele tra le braccia mentre ballava al mio fianco. Fu l'ultimo giorno in cui notai un barlume di speranza. Barlume che scomparve come polvere esattamente il giorno dopo.

-"Rosaria?"- chiese distogliendomi da quella serie di pensieri.

-"È partita"- risposi sospirando pesantemente.

-"Davvero? Non ne sapevo nulla! Dove è andata?"- domandò ancora sorpresa e smettendo di tagliare quelle dannate cipolle.

-"Sono mesi che si è trasferita a Torino dopo aver trovato un lavoro migliore per lei. Sono contenta che ora stia bene, nonostante mi manchi molto"- commentai sconsolata. Lei era una di quelle persone che più mi mancavano. Rosaria era sempre stata quella persona che mi faceva ragionare quando io non ne avevo la minima voglia. A lei dovevo molto,quindi il minimo che potevo fare era quello di essere felice per lei.

-"Oh, mi dispiace. Però si, è sempre bello sapere che la gente a cui vuoi bene è contenta"-

-"Eh già"- quasi non terminai di dire la frase, che un piatto mi sfuggì dalle mani provocando un tonfo. Andò in pezzi e mille cocci di ceramica si sparsero sul pavimento.

La Mia Àncora 3⚓ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora