Corpo

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Gabriele lo studiava in silenzio, l'unica cosa che faceva trasparire un'emozione era il suo ghigno feroce. Quello che quell'espressione mostrava era però, in parte soddisfazione. Finalmente li vedeva già ricevere i castighi che meritavano, una volta tanto l'ordine sarebbe stato rispettato. Quello che però non prevedeva era quello che stava accadendo qualche nuvola più in là.

Le dita lavoravano veloci sui codici celesti che incatenavano il corpo dell'angelo Aziraphale, dita da pianista. Non aveva mai saputo il significato di quelle parole, ma era sicura che fosse qualcosa di positivo. Una bimba angelo tutta ricci e dita da pianista era così che gli altri angeli la vedevano ma sotto quei capelli dorati c'era una testolina acuta. Ogni tanto capitava che Dio sentisse nostalgia del tempo in cui i suoi figli erano piccoli, così creava qualche angioletto qui e là. Ed ecco che tornava a essere più indaffarata di prima e stressata il doppio tra gli universi paralleli e i figli. Detto questo, un giorno aveva creato Stria. Nel corso dei secoli era stata una birbante con i fiocchi che fuggiva a gambe levate quando combina a qualche scherzo ai più burocrati delle nuove, e correva per andare a rigufiarsi tra le braccia di Raphael o Aziraphale a seconda di chi dei due era più vicino. Lei capiva bene il significato di ricambiare e ora lo avrebbe fatto con i fiocchi. Non appena aveva sentito l'anima apparire nel suo radar aveva sperato che i suoi due angeli fossero tornati a casa e aveva sbirciato quello che accadeva dall'alto di una nuvola. Era il momento di agire. Insomma pensava la piccola, si riceve quello che si da, e ora i due angeli stavono per riceve tutto l'aiuto che avevano dato, con tanto di interessi.

I codici ruotavano nell'aria attorno al corpo che fluttuava e piano piano si dissolvevano. Ne rimaneva solo uno da sciogliere ed era il più difficile. Il codice prevedeva come chiave qualcosa che Gabriele amava e solo lui sapeva cos'era. Per quest'ultimo aveva a disposizione tre tentativi e a ogni tentativo sbagliato il corpo avrebbe subito dei danni. Il primo tentativo fu Gabriele e il secondo fu Dio. Il secondo tentativo innescò il meccanismo a tempo e fece apparire delle fiammelle. Più i ticchetti aumentavano più le fiamme si alzavano verso il corpo facendo diffondere nell'aria un delicato odore di bruciacchiato. Quella testolina pensò che i suoi amici sarebbero finiti agli inferi senza possibilità di ritorno accompagnati dall'odore di pollo arrosto. Ecco, l'illuminazione divina. Al piano di sotto non c'erano solo fiamme, c'erano anche i demoni e uno in particolare era stato citato dall'arcangelo negli ultimi tempi. Belzebú. Il corpo di schiantò a terra con un suono gelatinoso e li rimase. L'ultimo anello si era spezzato proprio mente le punte della scarpe di Aziraphale cominciavano a fumare.

L'arcangelo avanzava, un terribile passo dopo l'altro, mentre demone e umano cercavano di trovare un piano per scampare al peggio, come sempre. La porta dietro l'arcangelo scricchiolava minacciosa e tutto attorno a loro le altre, una volta a bianche, diventavano sempre più scure. "Pretendo ordine!" disse avanzando ancora, mentre il buio si impadroniva di ogni cosa. Ormai tutta la luce sembrava essere fuggita lontana, spaventata tanto quanto loro da chi stava avanzando. Newt e Crowley continuavano ad arretrare in preda al panico senza una via di fuga. Tutte le porte che provavano ad aprire erano sigillate, se prima si sentivano ringhi e altri rumori provenire da dietro di esse, ora regnava il silenzio più disarmante. Si voltarono ancora una volta, afferrarono la maniglia più vicina e la tirarono con tutta la forza disponibile che bisogna ammettere che essere notevole. La disperazione a volte faceva trovare una forza nuova, e fu quella forza che fece staccare la maniglia dalla porta. Il tonfo sordo che seguí fu quello del sedere di Newt che toccava il pavimento, e quello di una bassa risata divertita. La risata finí come era iniziata nel nulla, la mano adunca si avvolse attorno al collo sottile di Newt e lo sollevò da terra senza sforzo, mentre quest'ultimo tentava di colpire inutilmente il suo assalitore con ma maniglia divelta. Il pensiero che Newt fece fu "C'è odore di pollo" seguito a ruota da "non può essere il mio ultimo pensiero prima di morire!". Dentro il ragazzo, il demone tentava di eseguire un miracolo demoniaco ma le forze oscure erano troppo deboli lassú. In quel momento il buio calò, o quasi. Una sottile lamella di luce filtrava dall'uscita alle loro spalle e pian pian si allungava nel corridoio.

Il corpo di Aziraphale sfondò la porta e la divelse dai suoi cardini facendo entrare nuova luce e una aria che sapeva un po' di pollo arrosto. Una cometa dai capelli dal biondo talmente chiaro da essere quasi bianco, volò attraverso l'aria e trascinò verso un rovinoso atterraggio tutti gli spettatori. "Non c'è di che" seguito da una risatina e una figura minuta che salutava con la manina furono le uniche spiegazioni. Crowley tra un imprecazioni e l'altra prese il controllo, si alzò, calpestò Gabriel in un certo punto sensibile, e aprí il vaso mentre si fiondava sul corpo del suo angelo. La luce ci mise solo un istante e si fiondò tra quei vestiti, e tra quelle ossa che chiamava casa.

"Era ora, cominciavo a soffrire di claustrofobia, mi aiuteresti mio caro?" prima di subito, il demone tese una mano al suo angelo e lo aiutò ad alzarsi e veloce come la luce si fece da parte. L'angelo appena tornato nel suo copro guardava i segni sul collo del suo amato e la sua espressione continuava a mutare fino a che divenne glaciale. Crowley sapeva che Aziraphale era un pacifista, ma sapeva anche che se necessario poteva distruggere chiunque senza sforzo e quello sguardo era proprio quello che aveva conosciuto molto tempo prima.
Il corpo umano di Newt non vide esattamente cosa accadde ma sentí lo stesso rumore di quando una pietra viene rotta, una serie di tuoni e poi un buco nel pavimento. Dal cratere penzolava un lembo di stoffa, stranamente simile alla giacca che indossava l'attualmente scomparso arcangelo, e qualche gocciolina di sangue accompagnava il quadro. Sull'orlo della voragine un Aziraphale molto triste sedeva lasciando penzolare le gambe nel vuoto, le ali spiegate fremevano di tanto in tanto. Era stato tutto incredibilmente veloce.

"Non avrei dovuto, mi sono fatto prendere dall'emozione, ma rubare il corpo a qualcuno è grave, anche tentare di ucciderlo è grave. Dovrò chiedere scusa quando Gabriele tornerà" sospirò rassegnato. Newt e Crowley erano sconvolti, il ragazzo era felice che non fosse morto, mentre Crowley era triste. Le azioni di Aziraphale dimostravano quando tutta questa storia gli mettesse paura, l'attacco era la sua ultima difesa.

La risata cristallina attirò l'attenzione di tutti, le ali bianche sfiorarono i loro volti e poi si chiusero attorno ad Aziraphale. Un angelo bambina stringeva le braccia attorno al suo collo, "Mi sei mancato Azi, sei stato lontano per così tanto tempo" gli occhi dell'angelo si riempirono di puro affetto. Ricordava perfettamente i momenti felici trascorsi in paradiso e ricordava i momenti che aveva passato con la creatura che stringeva a se. "Non tutti qui la pensano come Gabriele ma dobbiamo ubbidire perché lui è l'arcangelo... Ma questo non significa che un aiuto a chi serve non possa essere dato" sorrise felice l'angioletto, "ora dovete sbrigarvi ad andarvene".

Aziraphale si alzò in piedi un po' impacciato e si sistemò giacca e pappilon mentre salutava la sua salvatrice che svolazzò fuori dalla porta, sparendo così com'era arrivata. "Vedi, quando tutti dicono che la gioventú è pessima sbagliano, siamo noi adulti che dobbiamo formare i giovani di questo mondo" disse tutto impettito. Si diresse verso il suo demone e sorrise "Avanti Crowley abbiamo un piano da rispettare non è il momento per cincischiare". Come se non fosse successo nulla si avviò verso l'uscita senza aspettare che lo seguissero e si diresse verso le scale mobili che erano comparse poco distante. Crowley sul fondo della mente di Netw era sotto shock, ultime... Bhe da un po' prima dell'apocalisse, era stato quasi ucciso varie volte, di solito alternate tra paradiso e inferno, e il tutto succedeva talmente in fretta che a volte nemmeno aveva il tempo di realizzarlo, ma forse questa volta non era per il nuovo e fresco tentato assassinio ma era per la vista di quel piccolo angelo. La caduta aveva fatto male ma mai quanto rivedere la sua piccolina. Era uno degli angioletti che preferiva in assoluto e il rapporto più simile a padre e figlia che avesse mai avuto. Ora i ricordi lo colpivano uno dopo l'altro lasciandolo inerme e silenzioso mentre la nuova scalinata lì portava tra nuvole perfettamente candide.

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Ciao a tutti. Mi dispiace molto se non pubblico più regolarmente ma cerco di scrivere appena ho del tempo fuori dall'università. Cercherò di impegnarmi di più e di cominciare una revisione accurata dei capitoli.

A presto, El.

Good Omens - Tu ed IoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora