Casa I

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Aziraphale sentí la mancanza del suolo sotto i suoi piedi. Mentre cadeva, tutto prese un angolazione contorta, tutto tranne i sorrisi dei suoi salvatori, che per un attimo furono tutto ciò che riuscì a vedere, poi sentí un urlo e tutto scomparve. Le nuvole del paradiso scomparvero, venne avvolto dal buio per qualche istante e poi apparve il cielo di Londra. Si sentí improvvisamente svuotato, emotivamente, perché ancora come sempre, aveva rischiato tutto e aveva avuto un incontro ravvicinato con il paradiso, fisicamente perché sentiva i suoi spoteri provati, la sua umanità messa a dura prova. Quando aveva colpito Gabriele aveva sentito una punta di gioia ardere. L'aveva repressa velocemente e nascosta come il più terribile dei segreti, ma sapeva che era ancora lì, in agguato, pronta a mischiarsi alla soddisfazione che il ricordo di quell'istante gli dava. Ma un sentimento simile non poteva esistere in lui, era una ngelo dopo tutto, perlomeno pensava di esserlo ancora, anche se non sapeva per quanto ancora.

Era di nuovo l'alba. Un altro giorno sulla terra. Atterrò nel giardino del cottage e crollò in ginocchio. Respirò a fondo l'aria mattutina, non era ancora finita, rimaneva ancora del lavoro da fare. Finí il pensiero e si accorse della presenza di fronte a sé. Anatema, ma non la solita, era qualcosa di più, era qualcosa oltre l'umano.

"O la disperazione che forza può dare" fu esattamente questo che le disse, la ragazza doveva aver fatto un incantesimo al suo Newt per tenerlo d'occhio e ora lo sentiva svanire lentamente. Sentiva svanire la vita.
L'aura che emanava era pura magia, elettricità che si diffondeva toccando tutto quello che la circondava, era pure luce. Allungò la mano e il corpo esanime fra le braccia dell'angelo si sollevò a mezz'aria, la strega si voltò e si incamminò verso l'ingresso, con lei il corpo avanzò, oltrepassò la soglia e si mise al centro del pentacolo che si staglia a ancora sul pavimento di legno. L'angelo fece il suo ingresso nella stanza proprio quando l'ultimo respiro lasciava il corpo umano del suo amato. Dentro di lui qualcosa si spezzò.

L'urlo che lasciò la ragazza fu straziante. Non riuscí a fermarla né ci provò, la strega lanciò l'incantesimo, la terra smise di girare, il tempo si fermò e entrambi i presenti nella stanza rivelarono la loro vera natura. La strega aveva diberato completamente i suoi poteri, e aveva assunto una nuova forma, divina, dannata magnifica e terribile, era la forma della vita e della morte. Queste sono le streghe sono tutto ciò che vive e tutto ciò che muore, secoli e secoli di poteri tramandati di generazione in generazione e accumulati in silenzio. Ora tutto questo era libero. Aziraphale si fece invadere da quella forza e si lasciò andare. La luce invase lo spazio, si poteva vedere dalla lontana Londra. L'amore invase qualsiasi cosa mente la forma primordiale dell'angelo emergeva. Se vi fosse stato un umano vivente in quella stanza sarebbe stato benedetto. La corona d'oro fluttuva sopra la testa del celestiale mentre le sue ali bruciavano d'una fiamma argentata, mentre nuove coppie d'ali di aprivano una a una diffuse sul suo corpo. Al centro del petto c'era un foro in cui una fiamma che divora lo spazio attorno a se. Gli occhi di Aziraphale erano fatti di stelle e da essi sgorgavano lacrime che evaporavano veloci. Se un dio doveva avere una forma, era quella, o quasi. Quello che stavano per fare non era un semplice miracolo era separare due anime e riportarle alla luce, era ricreare dalla base due intere esistenze e riportare sulla terra.
I due esseri si unirono attorno al corpo ormai privo di vita e riversarono tutto quello che avevano in esso. Non era la disperazione che creava questo potere, ma era l'amore.

Quando Crolwey senti il corpo cedere cercò di lasciarlo con le sue ultime forze, forse se si fosse separato da Newt abbastanza in fretta sarebbe riuscito a salvare almeno lui. Era stata una brutta idea, anzi una pessima idea portare un demone in paradiso, e se proprio doveva morire voleva almeno tentare di riportare il ragazzo alla strega qualche piano più giù.
Si concentrò con tutto se stesso e ci provo più e più volte ma non aveva più forze, senti la vita scivolargli tra le dita e andarsene. Non ebbe nemmeno il tempo di dire una parola che all'improvviso sentí una sorta di tepore intorno a sé. Quando aprí gli occhi l'inferno lo circondava. Sospirò e si guardò attorno sconfitto. Era di nuovo nel suo corpo, bhe... la sua anima aveva di nuovo le sue sembianze, umane perlomeno. Si mise una mano in tasca e ne estrasse il solito paio d'occhiali. Brutto segno. Se fosse tornato come demone avrebbe avuto un altra forma, era tornato all'inferno come vittima e la cosa non gli piaceva nemmeno un po'. Si mise in cammino notando che a poco a poco comparivano qua e la delle macerie, nell'aria la polvere cominciava a diventare densa e a unirsi all'odore di fumo e alla cenere che leggera si posava intorno a lui. Gli edifici improvvisamente si trovano tutto a torno al demone che ora camminava rigido, guardando fisso di fronte a sé senza proferire parola. Qui e la si sentiva qualche schianto e qualche nuova amceria si aggiungeva alle già presenti. La sua mascella si serrava man mano che avanzava, un nodo alla gola lo faceva rinamere insolitamente rigido. Forse perché lui sapeva che luogo era quello. Sapeva esattamente che edifici erano, sapeva che città era. Erano gli stessi che nel 1944 aveva già osservato sgretolarsi, quelli che una volta avevano ospitato gli abitanti di Navidia, una piccola città che aveva osato resistere alla guerra, ed era quasi riuscito a dimenticare. Tanto tempo prima, aveva assistito alla sua caduta, bomba dopo bomba, incendio dopo incendio, non aveva mai visto una cosa simile, e poi li. Un piccolo puntino bianco fra le macerie aveva attirato la sua attenzione, una manina che stringeva inamovibile un orsacchiotto di pezza. Era tutto come nei suoi ricordi. In moto di puro orrore si fece spazio nella sua mente "Non di nuovo". Sapeva quello che avrebbe trovato sotto quelle macerie eppure, proprio come tanti anni prima, era corso proprio lì aveva cominciato a scavare in maniera frenetica per trovare proprio quello che si aspettava. Aveva continuato a scavare anche nei giorni seguenti, senza sosta proprio come stava facendo ora, continuava a scavare e continuava a trovare bambini. Era un orfanotrofio, li conosceva tutti uno a uno, aveva insegnato lui a rubare caramelle de era spesso con loro che andava in giro a combinare piccole marachelle. Ma ora non c'erano più. C'era solo un edificio, anzi era quello che rimaneva di un orfanotrofio. Quella volta Aziraphale si era manifestato e aveva fatto un miracolo, aveva sentito Crowley piangere tutte le sue lacrime e senza dire niente aveva agito. Ora le sue mani si immergevano tra le pietre, si riempivano di graffi e gli spezzavano le unghie, e non riusciva ad arrivare da nessuna parte. Non c'era nessun miracolo, non c'era nessun aiuto. Il pensiero passò nella sia mente veloce come un fulmine e si cancello "Perché dovrei aspettare qualcuno?". So era dimenticato di chi stesse parlando, gli importava di scavare, si era dimenticato e si stava dimenticando a poco a poco di tante cose, ne voleva solo una prendere quel bambino. Ma non riusciva a prendere quel bambino. Non riusciva a sentire nessun amore. Era il suo incubo peggiore, essere impotente e distrutto dentro, le forme di perdita che aveva vissuto nella sua vita ora erano tornare a formare il suo inferno.
"Crowley torna indietro, mio caro" la voce dell'angelo giunse da lontano, un eco quasi dimenticato, il demone si guardo attorno per un istate e quello bastò a far cambiare lo scenario. Ora era in paradiso, durante un momento davvero speciale, la cacciata agli inferi. Un altro momento di cui fingeva di non avere memoria, quel momento quel preciso istante era quando aveva perso la possibilità di stare con Aziraphale. Sentí la solita fitta al cuore, come nei suoi incubi quando sognava quel momento, ma qui non si poteva risvegliare. Poi di nuovo la caduta le fiamme il nuovo lavoro. E all'improvviso era di nuovo in ginocchio a terra con le mani che scava no nelle macerie con la sensazione di aver dimenticato qualcosa e poi ancora in paradiso. Ecco il suo inferno era l' insieme dei suoi momenti peggiori. Scelti accuratamente per formare la tortura perfetta. Li dentro Crowley non riusciva a pensare, a respirare, a sperare, lì tutto era confuso e incerto. Questo era l'inferno. Anche se ogni tanto c'era una voce, dolce come il miele che lo chiamava a sé.
E poi lo sentí dietro di sì senti una corrente tiepida, non era calore era come un sentimento che riscalda. Si fermò e si voltò lentamente. Era la cosa più bella che avesse mai visto, un angelo. L'angelo di chinò su di lui e pose un bacio sulla sua fronte. Una parte di lui desiderava di più. Sperava di poterlo adorare. Scoppiò a piangere come un bambino. I ricordi affioravano pian piano, le lacrime scendevano come un fiume in piena "Aziraphale" credo che questa volta tocchi a te darmi un passaggio a casa" riuscì a singhiozzare il demone. Il sorriso si fece strada sulle labbra dell'angelo che lo avvolse tra le sue braccia.

Quando Crowley guardò oltre le spalle di Aziraphale erano a casa, al centro del pavimento c'erano due mucchietti di polvere e poco più in là una strega che levitava a mezz'aria baciava il proprio amato che stava in punta di piedi.
Per il piccolo cottage e Londra, la cosa fu troppo. Una serie di esplosioni riempirono l'aria e l'elettricità saltò un po' in tutto il Regno Unito. Con il buio anche le luci emanate dai due esseri sovrumani si spensero.

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Ciso a tutti!
Sono tornata, so che avevo promesso di pubblicare sempre a Gennaio ma ho deciso di venire a patti con la mia storia. Ho scritto i prossimi capitoli... E il finale. Mi ci è venuto un po', ogni possibile finale sembrava non rendere giustizia ai nostri celestiali. Spero che quello che ho scelto possa farlo.

Con affetto, El.

Good Omens - Tu ed IoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora