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La sua prima domenica in quel di Palermo, Paolo la trascorse cercando di risarcire il suo "debito con la giustizia".

Il padre di Rosalia l'aveva contattato la sera prima per invitarlo a riscattarsi socialmente per ciò che aveva combinato in compagnia di sua figlia, e della combriccola di quest'ultima, qualche sera prima durante quella loro scazzottata al Centro Storico.

Era stato di parola ed al ragazzo non dispiaceva l'idea di essere stato punito, seppur non ufficialmente: ciò che lo infastidiva, era trovarsi costretto a passare il suo tempo con Rosalia ed i suoi amici dopo aver rotto malamente con la prima.

Al dir il vero, "rotto" era una parola che contava sì, solo cinque lettere, ma che il giovane trovava essere troppo "grande" per rispecchiare ciò che sembrava stare accadendo tra lui e la bella mora, dato che non si erano più rivolti parola dalla notte di Ferragosto.

Il sole era alto nel cielo, era già passato del tempo da quando era stato condotto lì con gli altri ed avevano preso a darsi da fare per pulire la piazza.

Si trovavano in uno di quei quartieri lontano dal caotico vivere tipico di una grande città: stando ad osservare i profili delle case, le strade strette, gli edifici bassi, le attività commerciali della zona, le poche persone che si aggiravano da quelle parti, a Paolo sembrò di essere stato catapultato all'interno di un altro paesino, seppur l'atmosfera che vi regnava, fosse nettamente diversa rispetto quella che l'aveva colpito quando si era recato con suo padre a far visita ai suoi nonni.

Faceva caldo, ovviamente, e l'afa soffocava ogni cosa ampliando le sensazioni e gli odori ed, al tempo stesso, affaticando il respiro, assopendo l'adrenalina, rallentando ogni più piccolo movimento.

Sin da quando era arrivato lì, il tanfo di immondizia e pesce putrido lo perseguitava in ogni gesto facendogli percepire un bruciore intenso al naso.

Gli avevano spiegato che, il giorno prima, in quella piazza era stato montato un mercato rionale, uno di quelli che, da nomadi, giravano per la città in giorni e zone differenti, portando la propria merce in vendita direttamente sotto le abitazioni dei loro possibili acquirenti.

Purtroppo, come spesso capitava, al termine delle ore di mercato, la piazza era stata spogliata da bancarelle, persone, voci ed inebrianti profumi di cibo, lasciando il posto a cumuli di immondizia e scarti di alimenti che avevano preso a marcire velocemente sotto il picco del sole.

Ed il padre di Rosalia aveva deciso di mandarli lì ad espiare le loro colpe ed, al contempo, ridare dignità alla piazza.

-Certo che è assurdo...- borbottò Paolo senza neanche rendersi conto di aver parlato ad alta voce:
-Cosa?- gli domandò Kevin avvicinandosi a lui con un enorme sacco nero per permettergli di gettare i rifiuti che aveva raccolto con scopa e paletta.

Paolo aggrottò la fronte ed iniziò a mordersi l'interno di una guancia: aveva cercato in ogni modo possibile di evitare di parlare con tutti loro, limitandosi a scambiare un veloce saluto ed ad annuire davanti le parole del padre di Rosalia, prima che questi li lasciasse lì da soli per tornare alle sue faccende.

Era arrabbiato con i ragazzi: lavorare e cercare di non vomitare erano attività che lo aiutavano a distrarsi dalla situazione imbarazzante in cui si trovava.

Non aveva idea di che cosa avessero finito di pensare sul suo conto, certo era che, le due sorelle, non si fossero risparmiate di svelare quanto accaduto tra loro tre ai ragazzi ed avrebbe scommesso, sicuro di vincere, che le due non si erano premurare di tessere le sue ragioni con gli altri.

-Mh- sussurrò cercando di troncare la loro nascente discussione ed abbassò gli occhi sul marciapiede tornando a raccattare immondizia.

-Assurdo, concordo!- esclamò Rosalia ed il giovane non poté fare a meno di rivolgerle uno sguardo fugace di sottecchi.

TWO WEEKSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora