Premessa: altro capitolo dove diamo per scontato che i protagonisti parlino in inglese.
Sciolti i nodi con suo padre e i ragazzi, Paolo si rese conto che la sua vita stava prendendo una piega sempre più precisa, indirizzandolo verso una strada che, a dirla tutta, gli piaceva anche parecchio.
Non gli interessava del fatto che Luther fosse un uomo, se suo padre era felice della propria relazione, di certo il giovane lo avrebbe sostenuto, aiutato e ne avrebbe goduto di ogni piccolo, grande vantaggio: a cominciare da quello più grande di tutti... Vittoria. Avrebbe avuto una "sorellina", e questo lo esaltava e lo portava a sorridere spesso senza alcuna ragione evidente.
In pratica, stava incominciando a dare un'immagine di sé non proprio da persona sana di mente, stando a sorridere al nulla ogni tre per due, con la mente piena di quella gioiosa novità; ma la cosa non lo impensieriva affatto.
Il sesso lo aveva aiutato ad abbattere le difese emotive di Rosalia e li aveva uniti come mai si sarebbe aspettato. La confidenza che si era instaurata all'interno della loro comitiva, a chiunque si trovasse all'esterno del loro piccolo mondo, sarebbe di certo apparsa prematura ed esagerata, ma i cinque amici avevano affrontato così tanto in così poco tempo, da avere come la sensazione di essersi lasciati alle spalle ogni incertezza riguardo i sentimenti che li univano.
Non aveva importanza il tempo effettivo, erano riusciti ad arrivare molto oltre quel limite, e avevano imparato a leggersi tramite sguardi e gesti, come se parlassero una lingua totalmente sconosciuta al resto del mondo.
Aveva incontrato tante persone durante quella settimana trascorsa nel capoluogo siciliano, ma sentiva di non averne ancora abbastanza. In quei pochi giorni era riuscito a creare, distruggere, rimettere insieme i pezzi di un qualcosa che si era rivestito presto di un'importanza che mai gli avrebbe attribuito a priori.
Eppure... stava tutto lì intorno a lui, e non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.
Però, aveva ancora un nodo da sciogliere e non poteva, affatto, farlo per via telefonica. Per tale motivo, seppur a malincuore, Paolo si trovava nuovamente in viaggio, questa volta diretto verso la città in cui era nato.
Non aveva detto a nessuno di quella sua decisone, eccezion fatta per suo padre, perché sentiva che, ciò che lo aspettava a Londra, era una cosa che riguarda soltanto lui e... sua madre.
Giunse all'aeroporto di Heathrow verso l'ora di pranzo e si sentì sopraffatto dal caos che imperversava all'interno della grande struttura.
Vi erano persone di ogni genere intente a correre a destra e a manca nel tentativo di recuperare i propri bagagli, di raccapezzarsi tra le tante tabelle indicative, di comprendere i suggerimenti vocali trasmessi dagli altoparlanti, di arrivare in tempo al gate prima che chiudesse.
Non vi aveva mai fatto caso prima di allora: ovunque c'erano persone che camminavano velocemente a testa china chiedendo scusa per ogni minimo sfioramento accidentale con estranei.
Il che era abbastanza assurdo data la presenza spropositata di persone che, quasi, impedivano il proseguire verso la propria strada senza urtare qualcuno per sbaglio.
Paolo si sentì quasi sopraffatto da tutte quelle voci che parlavano inglese, fu come sentirsi immergere all'interno di una vasca piena di acqua calda: tutti quei suoni a lui tanto familiari gli erano mancati, e se ne rese conto proprio mentre le sue orecchie sembravano rilassarsi, accogliendo quel fiume di parole con piacere.
Iniziò a mordersi l'interno di una guancia, e uscì dall'aeroporto indispettito dalle emozioni che stava provando.
Aveva deciso, si sarebbe trasferito in Sicilia... allora, perché stava provando quel senso di appartenenza così prepotente?
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TWO WEEKS
Teen Fiction⚠️ Da revisionare. Fausto e Raquel hanno da poco divorziato e, da genitori moderni e all'avanguardia quali si credono di essere, decidono di dare la possibilità al loro unico figlio, Paolo, di scegliere con chi dei due continuare a vivere: a Londra...