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Premessa: d'ora in avanti, salvo diverse specifiche, essendo cambinato lo scenario entro cui si muovono i personaggi, diamo per scontato che parleranno sempre in inglese sino a nuovo avviso.

Varcato l'ingresso dell'albergo di Raquel, Paolo ebbe solo il tempo di poggiare il suo borsone a terra in attesa di un fattorino che arrivasse a prelevarlo, prima di vedersi investire da qualcuno.

Barcollò all'indietro di un paio di passi, riuscendo a rimanere in equilibrio solo per un caso fortuito.

Passati i pochi secondi di sgomento, si trovò avviluppato nell'abbraccio di una ragazza.

Le sue braccia rimasero sospese a mezz'aria, mentre il giovane cercava di comprendere se fosse il caso o meno di ricambiare quello slancio d'affetto.

La ragazza si allontanò di qualche centimetro da lui, senza sciogliere il suo soffocante abbraccio, e gli sorrise entusiasta.

Paolo sentì i muscoli irrigidirsi.

-Christine- mormorò stupito, mentre l'altra si scostava una ciocca di biondi capelli dal viso, ridendo divertita dell'espressione del suo amico. Sembrava avesse ceduto lo sgomento a un gioioso stupore.

Paolo aggrottò la fronte, e fece per sciogliere del tutto la presa dell'altra su di sé, ma quella gli strinse le mani nelle sue, impedendogli di allontanarsi ulteriormente.

-Sì! Sono così felice che tu sia qui!- esclamò Christine mentre Raquel superava i due giovani, dando indicazioni a un dipendente dell'albergo che teneva stretti in una mano i manici del borsone del giovane.

Paolo seguì sua madre con lo sguardo  mentre quella si muoveva, ora tranquilla, accarezzandosi distrattamente il collo. Scese con le dita a sfiorare la collana di perle che indossava, continuando a fornire indicazioni al suo sottoposto e, al giovane, parve che gli desse ostinatamente le spalle, come se si aspettasse, voltandosi, di trovarlo a fissarla con espressione furiosa.

E Paolo, furioso, lo era per davvero: come aveva potuto tirargli un colpo tanto basso?

-Come mai sei qui?- domandò rivolgendosi alla ragazza, e Christine prese a ridacchiare.
-Tua madre ha invitato me e la mia famiglia qui, a trascorrere questa settimana nel suo albergo!- esclamò festante, e Paolo si fece sempre più cupo in viso.
-Anche Scott e Tyler sono qui?- domandò e Christine annuì velocemente.
-Sì! Mancavi solo tu! Non vedevamo l'ora che tornassi!-

-In che senso?- domandò il giovane, iniziando a mordersi l'interno di una guancia: -L'ultima volta che ci siamo sentiti, vi avevo detto che non sarei tornato a casa prima della fine del mese-
-Oh, sì. Ma tua madre ci ha contattati dicendo che saresti tornato prima, e che sarebbe stato bello farti una sorpresa- rispose Christine, continuando a stringergli le mani, accennando a piccoli passi di danza tra un movimento e l'altro.

Paolo aggrottò la fronte: possibile che sua madre lo conoscesse così bene da prevedere le mosse del figlio?

Quindi... aveva convocato i suoi amici lì...

Il ragazzo sentì il sapore metallico del sangue scivolargli in gola: chiuse gli occhi e cercò di calmarsi senza più stare lì a torturarsi la guancia lesa.

-Paolo?- domandò Christine, strattonandolo un po'. Lui aprì gli occhi e vide che l'altra gli stava sorridendo con un'espressione dolce dipinta in viso.

Sembrò che anche lei si fosse calmata, e lo abbracciò forte facendogli scivolare le mani sulla schiena in lente carezze rincuoranti.

-Mi dispiace per la situazione dei tuoi- gli sussurrò in un orecchio, così vicina da fargli percepire chiaramente il suo respiro solleticargli la pelle.

TWO WEEKSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora