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"E così... sei rimasto a Londra."

Il giovane bloccò il cellulare, senza rispondere al messaggio. Lo lanciò malamente sul divano, sentendo il cellophane come protestare, a causa di quel colpo improvviso.

Raquel aveva impacchettato i mobili di casa, evidentemente intenzionata a non mettervi più piede per molto tempo.

Paolo aveva reso praticabile solo la sua stanza e la cucina, il resto l'aveva lasciato così come l'aveva trovato: sigillato, sospeso nel tempo e nella polvere.

Faceva parte del suo passato; lì dentro era stato cresciuto, amato, coccolato, viziato... per certi versi, soffocato.

Si domandava ancora se, le cose, sarebbero state diverse se avesse avuto un fratello o una sorella, con i quali condividere tutto quello che era accaduto.

Si strinse nelle spalle.

Non avrebbe mai avuto una risposta, lo sapeva.

Prese a vagare per la casa, senza una meta precisa.

Accarezzava con lo sguardo ogni più piccolo dettaglio, ripercorrendo quello che era stato, cercando indizi, particolari che, forse, gli erano sfuggiti nel corso del tempo. Qualcosa che lo avrebbe potuto aiutare, con anticipo, a prepararsi alla fine di quella parte della sua vita.

Crescere era inevitabile per chiunque, ma lui si sentiva come se si fosse svegliato di colpo da un bel sogno, catapultato in una realtà altra, strana, ambigua, stracolma di instabilità.

Era un po' come essere circondati da decine di precipizi, in piedi al centro di un quadratino di terra, instabile, pronto a vederlo sbriciolarsi da un momento all'altro.

Intravedeva molte strade aprirsi davanti a sé, ma della maggior parte ne aveva già sbarrato gli ingressi.

Un paio continuavano ad allettarlo.

Una in particolare sembrava chiamarlo a sé, seducente come una sirena, pronta a trascinarlo nelle viscere della sua malia.

Sarebbe stato pericoloso cedervi: era l'unica che vedeva stracolma di trappole, voragini, ma anche infiniti cieli azzurri.

L'amore era una cosa complessa, piena di incertezze, molte più delle sicurezze che offriva.

Bisognava avere coraggio per imboccare quella strada.

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

Tutto intorno a lui era così asettico. Privo di sentimenti. Come se ogni cosa fosse diventata una fredda fotografia: anche la cucina, con il suo tavolo e le tre sedie intorno, la credenza, gli stipetti in stile bohémien. Ogni angolo gli riportava alla mente un ricordo, ma vuoto, distante.

Era evidente che, ormai, non si sentisse più parte di quel luogo.

Per molto tempo, proprio lui, era stato il fulcro di quella casa, della famiglia che ospitava, di quel nido che, forse, mai si sarebbe costituito se lui non fosse nato. Se lui non fosse esistito.

Fausto avrebbe lasciato Raquel subito dopo aver scoperto che la donna, non era abbastanza per conquistarsi l'ammirazione dei genitori?

Raquel avrebbe accettato di sposare un uomo che le aveva confessato di essere omosessuale, se non fosse rimasta incinta?

Di una cosa era certo.

Era la sua vita: piena di casini e incongruenze, ma lui respirava, toccava, si muoveva, viveva.

Qualsiasi fosse stato il motivo, i suoi genitori gli avevano fornito una possibilità.
E lui era intenzionato ad afferrarla a piene mani.

Tornò nel salotto, percorrendo il breve corridoio che separava le due stanze. Scese i due gradini che lo separavano dall'ingresso e recuperò il cellulare.

TWO WEEKSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora