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Sotto il piumino leggero con il quale si era coperto fin sopra la testa, la temperatura era particolarmente piacevole e rilassante.

Trasmetteva alla pelle quel caldo non soffocante, in grado di calmare i bollenti spiriti, lasciandoli scivolare in un dolce torpore.

"Sì, se togliesse la mano da lì", pensò Paolo, arrossendo furiosamente.

Si era svegliato da pochi minuti, quando, nel tentativo di allungarsi verso il comodino alla sua sinistra, per recuperare il suo cellulare, si era trovato costretto a non proseguire nel gesto, dato che qualcuno gli si era aviluppato addosso.

Guardando sotto il piumino, al suo fianco, con un braccio avvolto intorno alla sua vita, aveva trovato Tyler.

Ricordava vagamente quanto era accaduto la notte prima: alcol, chiacchiere, telefonate ai suoi amici palermitani, a suo padre e... boh.

Christine aveva finito per addormentarsi, alla stregua di un gatto, ragomitolata sulla poltrona nei pressi della finestra. Ed ancora, lì, dormiva.

Scott si era impossessato del tappeto del pavimento; ci si era arrotolato come un involtino primavera, e russava come un trattore, ubriaco e in sonno profondo.

E poi... c'era Tyler: il giovane non aveva idea di come fosse finito nel suo letto, né di cosa fosse successo tra di loro.

Erano entrambi vestiti.

Ma la mano dell'altro si trovava pericolosamente vicina al suo inguine e non riusciva a spiegarsene il motivo.

-Tutto bene?- gli chiese, parlando con un tono di voce sufficientemente basso, da rendere, le sue parole, udibili a stento.

Tyler annuì, senza alzare gli occhi su di lui. Gli si fece più vicino ed una delle sua gambe, finì tra quelle dell'altro.

"Sta succedendo davvero?" Si domandò il giovane, aggrottando la fronte.

Cosa spingeva l'altro a comportarsi in quel modo, quando, al suo arrivo lì, a malapena, aveva trovato il coraggio di salutarlo?

La sera precedente aveva assistito alle sue chiacchierate telefoniche con Rosalia e Fausto. Ma Tyler non capiva l'italiano, oppure gli era sfuggito un dettaglio tanto importante?

Aveva compreso quello che aveva detto ai due? Sapeva che lui non aveva intenzione di rimanere a Londra?

Come poteva, la consapevolezza delle sue intenzioni, spingerlo in quel modo tra le sue braccia, quando, per anni, gli era ronzato intorno quasi con il timore di essere notato?

"Un aereo per Brighton, uno, al massimo due, per Palermo. Che cambia? Potremmo continuare a vederci tutte le estati" pensò; evidentemente, il suo amico era di tutto altro avviso.

Tyler alzò il viso verso di lui, continuando a fuggire dai suoi occhi, poggiando, titubante, le proprie labbra contro quelle di Paolo.

Il giovane rimase come pietrificato per qualche secondo, ma, alla fine, decise di spegnere il cervello.

Prese a ricambiare quel bacio lentamente, per dare la possibilità all'amico di cambiare idea e tirarsi indietro senza problemi, se solo avesse voluto.

Ma non avvenne.

Sapeva che Christine e Scott erano ancora lì, a dormire, nella loro stessa stanza. Nonostante ciò, continuò a baciare il ragazzo, assaporando il gusto della sua bocca, che sapeva, incredibilmente, di dolce, ma anche un po' di alcol.

Come si erano trovati, la sera precedente, ad avere tante bottiglie di alcolici con le quali "brindare", Paolo non ne aveva idea. Aveva due ipotesi, quello sì, anche perché, tra sua madre e Scott, uno dei due doveva pur aver portato da bere dentro la sua stanza.

TWO WEEKSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora