-Poteva andarci peggio- esordì Rosalia guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Paolo.
Il ragazzo sbuffò e si strinse la testa tra le mani:
-Certo, ho solo un labbro spaccato ed un occhio divenuto fratello di una melanzana, poteva andarci peggio di sicuro!- esclamò sarcastico e Rosy si strinse nelle spalle lasciandosi scappare un risolino che l'altro captò con la coda dell'occhio: -Tu ne sembri quasi felice. Hai idea del casino in cui mi trovo io?--Quale casino?- chiese Vincenzo appoggiandosi contro la parete alle proprie spalle. Paolo scosse la testa:
-Se quello sporgerà denuncia, sarà un casino per me che non sono residente qui e già me li vedo i miei genitori. Mia madre si farà prendere un colpo e mio padre otterrà una buona scusa per scaricarmi definitivamente!- disse il giovane.-In che senso...?- cercò di dire Marco prima di essere raggiunto da uno sguardo eloquente da parte di Rosalia che lo intimò a troncare quel discorso.
Paolo sospirò:
-Non devi preoccuparti- disse Rosalia accarezzandogli una spalla nel tentativo di confortarlo: -Si sistemerà tutto-
-Voglio proprio vedere come...- ribatté il ragazzo con tono scettico.
-Presto la tua curiosità verrà appagata- disse l'altra lasciandolo sospeso nell'incertezza.Paolo si guardò intorno: si trovavano in una stazione di polizia, nel pieno della notte. Vi erano un paio di poliziotti in fondo al corridoio che discutevano piano tra di loro, un uomo in abiti civili disteso e mezzo addormentato su due sedili poco più in là rispetto quelli che loro occupavano.
Il corridoio era illuminatissimo, con luci al neon e pareti bianche tanto da rendere l'ambiente quasi asettico. Il pavimento era in pessime condizioni, lucido, corroso in diversi punti da chissà cosa, tanto da aver lasciato testimonianza di sé tramite macchie vistose su alcuni dei mattoni.
Il ragazzo si lasciò andare all'ennesimo sospiro sentendo i punti che gli erano stati dati al labbro superiore, iniziare a tirare: probabilmente era terminato l'effetto dell'anestetico che gli avevano somministrato in ospedale un paio di ore prima mentre gli suturavano la ferita.
Si sentiva come uno di quei giocatori d'azzardo all'interno dei film d'azione che si radunavano in stanze malfamate a spendere sino all'ultimo dei propri centesimi, favoriti dall'assenza del tempo: reso quasi invisibile a causa della mancanza di orologi e finestre che avrebbero potuto suggerire quello che accadeva fuori di lì.
L'unico orologio presente nel corridoio della stazione di polizia, era affisso nei pressi della porta della guardiola alle spalle dei due poliziotti e sembrava fermo. Paolo non riusciva a scorgerlo bene dalla distanza in cui si trovava, ma gli sembrava che non fosse mai andato oltre le ore dieci e trenta circa, ma il tempo doveva pur essere passato da quando loro erano giunti lì: magari meno di quanto lui pensasse, anche se l'attesa era snervante e riusciva quasi a dilatare la percezione del tempo rendendolo come infinito.
Kevin non era con loro: era stato condotto in un ufficio insieme all'altro ragazzo coinvolto nella rissa non appena erano giunti in quel luogo e nessuno dei suoi amici sembrava avere idea di che fine avesse fatto, men che mai lui anche se, doveva ammettere, Rosalia gli era sembrava fin troppo tranquilla a fronte della situazione in cui si trovavano coinvolti.
-Perché avete detto a quel tizio che sono il vostro ragazzo?- le domandò dopo un po' sfiorandosi, quasi inconsapevolmente, la pelle lesa sotto l'occhio sinistro.
Rosalia tornò a stringersi nelle spalle:
-Sei un ragazzo, fai parte del nostro gruppo. Sei uno dei nostri ragazzi!- esclamò la giovane compiaciuta battendosi un pugno sul palmo dell'altra mano. Marco e Vincenzo risero e Paolo aggrottò la fronte indispettito:
-Non ha senso quello che hai detto- protestò e Rosalia alzò gli occhi al cielo:
-Che colpa ne abbiamo noi se, quell'idiota, ha frainteso e reso maliziosa una cosa tanto innocua?-
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TWO WEEKS
Teen Fiction⚠️ Da revisionare. Fausto e Raquel hanno da poco divorziato e, da genitori moderni e all'avanguardia quali si credono di essere, decidono di dare la possibilità al loro unico figlio, Paolo, di scegliere con chi dei due continuare a vivere: a Londra...