U N D I C I

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Punto di vista sconosciuto

Le voci sono in collera con me per aver rilasciato la donna in cambio di telefonate illimitate con Madre, ma per me ha valore.

'Scemo!'

'Adesso Madre non ha bisogno di parlare con te'.

'Non hai niente da darle in cambio del suo tempo'.

Comincio a rendermi conto che hanno ragione. Ora che ho rilasciato la donna, Madre non ha motivo di parlarmi.

Mi hanno ingannato.

Lei mi ha ingannato.

'Prendi qualcun altro. Qualcuno più vicino a lei'.

"Ad esempio?" domando.

'Qualcuno dallo Studio di danza'.

'Perfetto!'

Prendo un respiro profondo ed accetto la richiesta. È trascorso qualche giorno da quando ho fatto il patto con Madre, e voglio sentire ancora la sua voce.

È buio quando salgo sul furgoncino, e le voci chiacchierano emozionate mentre guido. Non capisco in che cosa consistano i loro sussurri distorti, ma so che non mi ammoniranno per un po'.

Accedo al parcheggio, deluso quando apprendo che è quasi vuoto ad eccezione di alcune auto. Accendo la radio mentre attendo che qualcuno esca, e nel far passare alcuni canali odo un testo che attira il mio interesse.

Ballerina, devi averla vista danzare nella sabbia

Ed ora lei è dentro di me, sempre con me, piccola ballerina tra le mie mani

Appunto immediatamente le parole su un pezzo di carta prima che me le dimentichi. Mi ricordano così tanto di Madre.

Mi abbasso sul sedile quando un uomo alto dai capelli biondi esce dall'edificio.

Non posso prendere lui.

È troppo forte.

La sua auto abbandona il parcheggio prima di accelerare lungo la strada. Indosso velocemente la bandana in viso e preparo il cloroformio e lo straccio quando vedo una donna di mezza altezza e dai capelli biondi e ricci uscire chiudendo a chiave la porta dietro di sé.

Esco dal mio veicolo, avvicinandomi furtivamente verso l'unica auto rimasta nel parcheggio, la quale deve essere sua. Resto nascosto nell'ombra fino a quando lei si avvicina inavvertitamente a me. Quando l'afferro lei urla, ma le sbatto la testa contro il muro di mattoni.

"Fa' silenzio!" l'ammonisco, e le copro la bocca ed il naso con il panno, vedendola sbattere lentamente le palpebre.

Perde presto i sensi, quindi la carico sulla mia spalla e mi dirigo velocemente al furgoncino, aprendo la portiera e gettandola all'interno senza preoccuparmi di fare attenzione. Mi metto al posto di guida e mi dirigo a casa.

Parcheggio nel garage, chiudendo la basculante in modo che nessuno possa vedere. Porto dentro la donna, e noto che le sanguina la fronte nel punto in cui l'ho fatta sbattere contro al muro.

La faccio coricare nella Stanza per Madre in cantina, vincolandola con delle catene alle caviglie, prima di appropriarmi del kit di pronto soccorso dal bagno. Medico la ferita sistemandole una benda attorno alla testa prima di chiudere la porta a chiave indossando la stessa al collo.

Nascondo la chiave sotto la maglietta, il metallo è freddo sulla mia pelle.

"Questa volta non accetterò il patto. Sarò io a stabilire i termini e le condizioni" mormoro fra me e me, facendo ridacchiare sinistramente le voci.

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