D I C I A S S E T T E

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Punto di vista di Adaline Watson

Io e Derek accediamo all'appartamento di Evan tramite la mia copia della chiave.

"Bennie?" chiamo quando entro in salotto, quindi sento le zampe del cucciolo sul pavimento quando il cane corre verso di noi da una delle camere da letto. "Ciao piccolo!" esclamo e mi lascio cadere in ginocchio, accogliendo l'emozionato incrocio di husky fra le mie braccia, la sua coda sbatte rumorosamente contro al divano.

Bennie nota improvvisamente Derek all'ingresso, quindi emette un ringhio incerto e gli si sollevano i peli sulla nuca.

"Ehi ometto, va tutto bene" Derek conforta il cane inginocchiandosi e tendendogli una mano.

"Tranquillo Bennie—Boo" rincuoro il bastardino e gli gratto le orecchie. "Derek è nostro amico".

Bennie avanza quindi verso Derek con fare un po' esitante, ed io mi dirigo in cucina per preparare il cibo per il cane mentre i due fanno conoscenza.

"Lo porto fuori io. Tu resta qui dove sei al sicuro, d'accordo?" dice Derek quando entra in cucina e prende il guinzaglio dal tavolo.

"Sì, okay" sorrido quando accetto la sua offerta, e lo vedo uscire con il cane.

Prendo quindi la ciotola di Bennie e la riempio di croccantini fino all'orlo prima di posarla accanto alla ciotola dell'acqua. Riempio anche quest'ultima servendomi del lavandino. Poi decido di fare un piccolo regalo a Bennie, perché sicuramente gli mancano i suoi papà. Cerco quindi nei pensili della cucina e trovo una lattina di ripieno alle patate dolci, leggo l'etichetta per assicurarmi che non siano presenti additivi che potrebbero essere dannosi per il cucciolo. Riempio quindi un'ulteriore ciotolina che poso accanto alle altre, prima di andare in salotto e sintonizzare il grande televisore su Animal Planet.

Improvvisamente odo un tonfo di bidoni della spazzatura all'esterno, quindi mi dirigo velocemente alla porta d'ingresso quando sento Bennie ringhiare ed abbaiare aggressivamente. Apro appena la porta e vedo Bennie che corre spaventato verso la porta posteriore con la coda in mezzo alle gambe, ed un uomo che ha perso i sensi giace a terra nell'oscurità.

"Derek?" sussurro verso il giardino, quindi odo un debole grugnito e poi dei passi veloci che si dirigono verso la porta d'ingresso dal vialetto.

Il mio cuore accelera significativamente quando vedo un uomo barbuto che si affretta verso di me, lontano da Derek. Chiudo subito la porta e la blocco quando lo sconosciuto vi si lancia contro.

Combatto il forte istinto di urlare dallo spavento. Mi affretto in silenzio in cucina, dove apro un cassetto e vi estraggo un grande coltello che impugno con una mano mentre con l'altra cerco il mio telefono in tasca.

Improvvisamente cessano gli urti contro la porta, quindi cerco un luogo sicuro dove non sarò in trappola. Il mio pollice tremante compone il numero del 911, per poco non mi cade di mano il telefono quando mi barrico nella stanza degli ospiti dalla quale è possibile uscire anche attraverso il bagno per raggiungere il corridoio.

"911, qual è l'emergenza" dice una voce femminile al telefono, e faccio quasi fatica a udirla poiché il sangue mi rimbomba nelle vene.

"Adaline Watson. Vi prego, un uomo sta facendo irruzione in casa" tentenno mentre mi si formano le lacrime agli occhi. "Un agente federale è ferito" singhiozzo quando subentra il panico che provo per Derek. "Non so se sta bene".

"Okay Adaline, dove si trova?" la sento digitare alla tastiera.

"Non so l'indirizzo" piango, e sento che sto per urlare quando odo un vetro infrangersi nella parte anteriore della casa. "Per favore muovetevi, ha appena rotto una finestra!"

"Per favore non riagganci e resti calma. Stiamo rintracciando la telefonata" mi informa. "Come si chiama l'agente? Faremo il possibile per informare il suo superiore".

"Derek Morgan. È un agente dell'Unità Analisi Comportamentale, è stato assegnato a me per proteggermi da un S.I." dico cercando di parlare piano nonostante ogni nervo nel mio corpo mi stia dicendo di impazzire. "Chiamate Aaron Hotchner".

"Stiamo facendo il possibile" mi rassicura. "Può dirmi dove si trova l'assalitore in casa?"

"Sembra che sia in salotto, ma non posso esserne sicura" rispondo tremante dopo averlo sentito aggirarsi nella parte anteriore della casa. "Sono nella stanza degli ospiti con un coltello in mano" sussurro.

"Le suggerisco di restare in silenzio e di prepararsi per difendersi se deve" odo un bip in sottofondo. "Abbiamo triangolato la sua chiamata, abbiamo mandato un agente al suo indirizzo signora. Sta arrivando".

"Vi prego sbrigatevi!" li imploro a bassa voce, delle lacrime calde mi rigano il viso. Mi si gela il sangue quando odo dei passi pesanti attraversare il corridoio. "Oddio, è in corridoio".

"Stiamo facendo tutto il possibile, Adaline. Per favore resti calma, il nostro agente arriverà fra 6 minuti" mi conforta l'operatrice, ma le sue parole non mitigano affatto il mio panico.

Prendo un respiro profondo e mi dirigo silenziosamente verso il bagno, aprendo la porta e sbattendola dietro di me quando vedo che l'intruso sta abbassando la maniglia della stanza degli ospiti. Il cuore mi batte così velocemente nel petto che temo che anche l'S.I. sia in grado di udirlo.

Urlo e lascio cadere il telefono quando viene aperta improvvisamente la porta dalla quale sono entrata in bagno, quindi mi affretto verso l'altra uscita che porta al corridoio sbattendola dietro di me quando corro verso l'ingresso. Emetto un grugnito quando una mano mi stringe la caviglia facendomi cadere a terra. Provo poi una fitta di dolore al fianco, e mi rendo conto di essere caduta sul coltello, il sangue mi sta sporcando la maglietta.

Ignoro la questione e comincio a scalciare con vigore contro la mano che mi stringe la caviglia, facendo lamentare l'uomo dal dolore. Cerco di stringere la presa attorno al coltello, ma il sangue scivoloso me lo rende difficile. Tento di ferire l'uomo con l'arma, ma quest'ultima mi scivola di mano. Gli do quindi un calcio in viso quando mi si presenta l'opportunità. Sento le ossa del suo naso frantumarsi sotto al tacco, ed urla dall'agonia quando il sangue gli scivola lungo la barba.

Le mie dita si agitano sul pavimento quando tento di afferrare qualsiasi cosa che potrebbe tornarmi utile, quindi afferro il freddo metallo della ciotola del cane. La sollevo sopra la testa rovesciando i croccantini ovunque, poi la scaglio sulla testa del mio assalitore, acciecata dal panico.

"DEREK!" strillo il più forte possibile, rimettendomi in piedi e tentando nuovamente di scappare.

Apro la porta, le lacrime mi scendono fino al mento, e noto che Derek mi ha raggiunto, sulla sua fronte è presente una macchia di sangue.

"Adaline!" il mio nome lascia le sue labbra quando cerca di rimettersi in piedi. "La mia pistola!" si allunga verso la fondina per porgermi l'arma, ma si rende conto che quest'ultima gli è stata sottratta.

Odo qualcuno ridacchiare dietro di me, terrorizzandomi. Quando mi giro su me stessa per guardarlo inciampo in una piccola lampada da giardino e cado a terra. Mi trovo a circa due metri da Derek, quindi alzo lo sguardo sull'S.I., il quale mi sta puntando la pistola di Derek al petto. 

Ballerina |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora