Q U I N D I C I

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Sia io che Derek avevamo cominciato a diventare claustrofobici a causa dell'essere rimasti rinchiusi nel mio appartamento per diversi giorni. Dopo la scomparsa di Sam lo spettacolo era stato rimandato a data da destinarsi, quindi non avevamo motivo per uscire di casa.

Al momento siamo coricati sul divano, io fisso il soffitto e Derek lancia ripetutamente una scatola di fazzoletti nel vuoto. Il televisore fa da sottofondo, ma nessuno di noi ne è interessato. Quando sento il mio telefono squillare dalla cucina balzo in piedi, cogliendo l'occasione per occupare la mia mente che vaga.

Apprendo che è Evan a chiamarmi, sullo schermo troneggia una foto di noi due, io sono seduta sulle sue ginocchia. Mi preoccupo, poiché non mi chiama quasi mai, preferisce scrivermi.

"Evan" dico al telefono, "va tutto bene?"

"Ehi Addie" risponde lui, la sua voce a me famigliare è ora intrisa di stress. "Ho bisogno che tu mi faccia un grandissimo favore".

"Certo, di che si tratta?" domando, mi acciglio appena e sistemo il dispositivo fra la spalla e l'orecchio mentre apro il frigorifero e mi verso un bicchiere di tè verde freddo.

"Mio zio Terry è morto, e la mia dog-sitter è in vacanza. Ti spiacerebbe far uscire di casa Bennie e dargli da mangiare stasera attorno alle 7? Io e Nate torneremo domani mattina dopo il funerale, quindi non dovrai preoccuparti di dargli da mangiare domattina".

"Sì certo" annuisco nonostante non mi possa vedere. "Mi dispiace per tuo zio" aggiungo, sapendo che l'uomo ha combattuto la sclerosi multipla per anni.

"Non soffre più, ed è tutto ciò che ha importanza. Ce la faremo" risponde lui, ma la sua voce è triste nonostante il suo apparente ottimismo.

"Ci sono se ti serve qualcosa" ribatto sinceramente, ma non insisto perché so che non gli piace la pietà.

"Lo so" risponde, e sento Nate in sottofondo che dice qualcosa. "Devo andare, ma lo apprezzo davvero" sospira. "Ti voglio bene Addie. Fa' attenzione, okay?"

"Ci proverò. Ti voglio bene anche io" dico dolcemente. "Abbraccia tua mamma per me".

"Lo farò" risponde, e sento il sorriso accennato nel suo tono. "Grazie ancora".

"Nessun problema" affermo, e ci salutiamo prima di riagganciare.

Derek mi ha aspettata rispettosamente in salotto, ma interviene dalla curiosità. "Che cos'è successo?"

"Lo zio di Evan è morto e la sua dog-sitter è in ferie, quindi ha bisogno che stasera lo portiamo fuori e gli diamo da mangiare" spiego. "È un problema?"

"Assolutamente no, qualsiasi cosa ci porti fuori da qui va benissimo" risponde rivolgendomi un ghigno. "Sto iniziando ad impazzire".

"Nel senso che prima eri sano?" lo stuzzico, ridacchiando e prendendo al volo la scatola di fazzoletti che mi lancia.

"Molto divertente" ribatte sarcasticamente, ma la sua espressione è allegra.

Temporeggiamo per qualche altra ora prima di decidere che non ne possiamo più. Io ho ammazzato il tempo pulendo ed organizzando tutte le stanze, spostando mobili solamente per riposizionarli nella loro disposizione originale, truccandomi, ed anche cambiando posto ai libri nella libreria in base alle mie preferenze.

"Ho bisogno di uscire da questo dannato appartamento!" grugnisco, portando la testa all'indietro sul divano.

"Beh" Derek raddrizza la schiena e si stira prima di controllare l'ora sul suo orologio da polso. "Sono quasi le 5, forse potremmo uscire prima per mangiare qualcosa e forse fare spese?" propone. "Non può farci male, di sicuro ci aiuterebbe a non impazzire".

"SÌ!" salto in piedi spaventandolo. "Grazie!" esulto prendendogli goffamente il viso e baciandogli la testa, facendolo ridacchiare.

"Oh allora vatti a preparare, Signorina" dice scalciando, al che mi affretto verso il mio armadio.

Indosso un paio di jeans neri aderenti strappati al ginocchio ed un top color ruggine morbido e dalle maniche ampie, il tutto il più velocemente possibile. Poi mi metto un paio di stivaletti e prendo gli occhiali da sole e il telefono mentre faccio ritorno in salotto.

Vedo che Derek si sta cambiano in bagno, quindi proseguo lungo il corridoio, affacciandomi alla finestra per guardare fuori. Solo un veicolo è parcheggiato in fondo alla strada, parzialmente oscurato dagli alberi davanti al mio condominio. In strada passa un vecchio pick-up rosso, e sento la musica dall'interno dell'abitacolo, la coppia all'interno canta e ride. Alcune donne percorrono i marciapiedi dirette ai negozi, ridacchiando e scherzando, il fumo pungente che fuoriesce dalla sigaretta di una di loro si solleva verso il cielo.

Sorrido alla scena tranquilla, prendendomi un raro momento per apprezzare veramente il mondo attorno a me.

Punto di vista sconosciuto

Guardo il suo bellissimo viso fare capolino dalla finestra. Mi batte forte il cuore quando porta lo sguardo verso il mio mezzo, ma non mi vede grazie alle piante che ostruiscono la vista.

Affondo sul sedile, ignorando le voci nella mia testa che mi fanno impazzire: sono felici di rivedere Madre dopo così tanto tempo.

Un sorriso si allarga sulle sue belle labbra quando un pick-up rosso passa con la musica ad alto volume. La rumorosità del veicolo mi infastidisce. Poi un branco di signore avanzano sul marciapiede, ridacchiano come idioti ubriachi. Le guardo quando passano accanto al mio finestrino.

Sono rumorose e disgustose.

Assolutamente non come Madre.

Madre è dolce e tranquilla e gentile.

Perfetta.

L'unica.

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