V E N T U N O

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Punto di vista di Derek Morgan

Sono disteso sull'erba morbida della prateria, e mi isso su di un gomito quando guardo verso il lago splendente. La sensazione di un corpo caldo accanto al mio distoglie la mia attenzione dalla vista serena. Il mio sguardo incrocia uno verde smeraldo intenso, ed un sorriso si fa strada sul volto di Adaline.

"Ehi" sussurra, le si formano le rughe d'espressione quando mi rivolge il suo bellissimo sorriso.

"Ehi" ribatto debolmente, interrompendomi prima di continuare. "Dove siamo?"

Adaline dà un'alzata di spalle. "Dove vuoi. Dopo tutto è la tua mente".

"Sono morto?" domando, la voce mi tuona nel petto quando mi metto a sedere, mi corruccio ed estendo le mani davanti a me.

"No, Derek" dice in tono giocoso. "Non sei morto. Ma non sei nemmeno tanto vive. Ti trovi da qualche parte nel mezzo".

Peso le sue parole mentre la luminosità del tramonto sfuma nell'imbrunire. Non sono sicuro quanto tempo sia trascorso da quando Adaline mi ha posto quell'indovinello. Mi sembra un'eternità ed un secondo allo stesso momento. Mi ritornano dei ricordi, e Adaline attende pazientemente, le sue dita mi accarezzano delicatamente il braccio.

"Mi hanno sparato..." affermo, ma sembra più una domanda.

"Già" annuisce lei. "Nel petto. C'ero anche io ed ero così spaventata, Derek".

I suoi occhi splendenti riflettono le stelle, e sul suo volto leggo della sincera preoccupazione.

"Stai bene?" domando, sapendo che la mia immaginazione non mi fornirà delle vere risposte sullo stato di salute di Adaline.

"Non...non ne sono sicura" sospira, abbassando lo sguardo sulle sue mani. "Ma ho bisogno del tuo aiuto, Derek. Ho bisogno che ti svegli".

"Non so come!" imploro, distrutto dal fatto che a Adaline serva il mio aiuto quando sono inutile. "Devi dirmi come uscire da qui".

"Sei un uomo molto intelligente, Derek" dice posando la sua fredda mano sulla mia guancia. "Puoi capirlo da solo".

Prima che possa insistere, le sue labbra sono sulle mie. Lo shock iniziale svanisce velocemente, e le cingo la vita con le braccia mentre le mie labbra danzano con le sue. La mia mano raggiunse i suoi capelli, e le accarezzo le ciocche scure con le dita. Potrei giurare che sia veramente qui con me, è così reale. La sua pelle sulla mia, il suo petto che preme leggermente sul mio. Non è possibile che la mia mente sia in grado di fornirmi tali sensazioni in maniera così vivida.

Ci stacchiamo per prendere aria, e ci guardiamo negli occhi. Poi le si alza in piedi in silenzio e mi rivolge un sorriso complice.

"Non andare, ti prego" la imploro, seguendola quando avanza verso il lago. "Resta qui, con me" mormoro quando riesco ad afferrare il suo fragile polso.

"Non posso, Derek" sussurra, e le si formano le lacrime agli occhi. "Sai che non posso" una lacrima le riga una delle guance adornate da leggere lentiggini nella luce fioca. "Devi uscire da qui".

Annuisco, consapevole del fatto che abbia ragione. Devo andarmene da qui. Devo fare qualcosa.

"Ti troverò" digrigno i denti, ho gli occhi lucidi. "Ti prometto che ti troverò e darò la caccia a quel figlio di puttana".

"So che lo farai" sorrise, e si asciuga velocemente la guancia bagnata. "Puoi farcela, Derek. So che puoi" poi mi posa un delicato bacio sulla guancia prima di liberarsi dalla mia presa ed avanzare verso il lago. Si immerge fino alle ginocchia e poi si volta. "È più semplice di quanto credi. Guarda meglio. La mia vita è nelle tue mani".

Ballerina |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora