Q U A T T O R D I C I

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Punto di vista di Adaline Watson

Apro gli occhi solo per serrarli bruscamente quando vengono assaliti dalla luce solare che filtra dalla grande finestra del mio salotto. Non mi riaddormento perché sento un movimento sul divano.

Riapro quindi gli occhi velocemente, e mi rendo conto che Derek ha dormito sul divano accanto a me dopo avermi svegliata dal mio incubo. È coricato sul fianco dalla parte opposta del divano, si sostiene la testa con il braccio destro e le sue gambe sono allungate sul mio tavolino da caffè.

Voglio evitare qualsiasi imbarazzo quando si sveglierà, quindi mi contorco con attenzione fino a riuscire ad alzarmi dal divano. Sospiro e faccio per allontanarmi, ma poi decido di dare un'occhiata furtiva all'uomo addormentato sul divano. I suoi capelli rasati brillano alla luce del mattino, le sue ciglia si allungano sulle guance, le sue labbra sono serrate e respira dal naso.

Sorrido appena fra me e me e continuo a camminare il più silenziosamente che posso, ma non riesco a distogliere lo sguardo dall'uomo addormentato. Sento un dolore improvviso al mio ginocchio e sopprimo un'imprecazione dopo aver colpito il tavolino da caffè con l'articolazione che ora è dolorante.

"Adaline?" emette Derek con voce roca, tono che mi fa andare il cuore in pappa.

"S—sì s—sono io" rispondo sofferente mentre saltello tenendomi il ginocchio.

"Stai bene?" domanda guardandosi attorno con fare preoccupato.

"Sì, ho solo sbattuto il ginocchio sul tavolino da caffè" dico appoggiando la gamba e cercando di riprendere a camminare, sbattendo il dito contro al piede del divano. "Gesù!"

Mi afferro il piede e riprendo a saltellare su quello non ferito, ferendomi il ginocchio già infortunato. In tal modo la mia caviglia si sposta in modo strano, facendomi cadere a terra distruggendo una pila di libri.

"Stai bene?" domanda Derek, lo sento alzarsi in piedi, e quando apro gli occhi per guardarlo prende a ridere in modo incontrollato.

Afferro quindi il primo libro che mi capita e glielo scaglio contro. Lo blocca con le mani e la sua risata muta una risatina adorabile. Le sue guance si fanno rosee quando si porta le mani sulle ginocchia, sorreggendosi poiché incapace di restare in piedi in modo corretto dal ridere.

"Posso andare in pensione?" grugnisco prima di ridacchiare, mi cingo il torso quando appoggio la fronte sul pavimento di legno.

"L—la t—tua faccia!" emette Derek, la sua risata mi fa ridere ancora di più.

"Dio, che risveglio" sospiro, mettendomi a sedere quando Derek si calma e s'inginocchia per aiutarmi a raccogliere i libri.

Le sue spalle tremano ancora quando ridacchia mentre ricomponiamo la pila di libri.

"Ecco, alzati, Signorina Grazia" dice quando abbiamo finito, si alza in piedi e mi offre la sua mano.

"Sei sicuro che il pavimento non sia più sicuro?" alzo gli occhi al cielo, ma accetto la sua mano e lui mi aiuta a rimettermi in piedi.

"A questo punto è molto opinabile" scherza, lisciandosi la maglietta.

"Sta zitto" mormoro con un sorriso, e le mie guance che arrossiscono tradiscono la mia sensazione.

"È strano vedere qualcuno che solitamente è così elegante fare qualcosa così" ridacchia quando mi lascia andare. "Sembri un cucciolo di daino che cerca di camminare per la prima volta".

"Stavo cercando di fare piano in modo da non svegliarti" ammetto, facendolo ridere ancora.

"Hai fatto un ottimo lavoro" dice sarcasticamente.

"Affrontami" dico seccamente, stanca delle prese in giro.

Si mette in posizione di attacco, sollevando i pugni. "Come vuoi".

"No! Per favore! Sono solo un piccolo spaghetto!" strillo, ridendo e correndo via da Derek facendolo ridere.

Mi barrico in bagno per prepararmi per la mia giornata. Sorrido contro voglia nonostante l'inizio burrascoso della mia giornata.

Ho la sensazione che qualsiasi mattinata iniziata in modo inconsueto può essere reso migliore dall'Agente Derek Morgan.  

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