V E N T I

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Derek Morgan riposa tranquillamente nel proprio letto d'ospedale mentre i membri della sua squadra discutono il problema in questione. Penelope osserva preoccupata gli occhi dell'uomo muoversi sotto le sue palpebre chiuse. Le ciglia scure dell'Agente accarezzano la pelle morbida sopra gli zigomi quando contrae involontariamente la mascella.

La donna che siede accanto al letto di lui non prova emozioni positive nonostante l'abbigliamento sgargiante, infatti le sue labbra rosa formano un broncio che appare raramente sul viso di lei. La mano pallida di Penelope stringe delicatamente le dita del suo caro amico, e la donna trova conforto nel calore che emana la pelle di lui. Il bip costante del monitor che rappresenta il battito cardiaco dell'Agente la calma e la irrita allo stesso tempo.

Derek è vivo.

Per lei significa tutto, ma le pessime notizie che ha comunicato il dottore la rabbuiano come una nuvola che porta pioggia.

Potrebbe non svegliarsi mai più.

E nella mente di Penelope Garcia, un mondo senza Derek Morgan è un mondo in cui non varrebbe vivere.

Punto di vista di Adaline Waston

A rallentatore.

Il mio mondo sembra rallentare fino a quasi fermarsi quando l'alta figura avanza nella stanza verso dove mi trovo, e dove riesco a malapena a gestire il terrore che provo. La lacrima che mi riga la guancia scende dal mio mento e percorre la mia clavicola fino a sparire nella bralette che indosso.

Mi tremano le mani ma cerco di apparire coraggiosa, alzo quindi lo sguardo e la tensione nella stanza si fa sempre più palpabile. Il sangue mi pulsa nelle orecchie. Il mio sguardo incerto incontra uno sicuro di sé negli occhi azzurri a me familiari.

"M—" cerco di pronunciare il suo nome, ma la mia voce è roca perché ho la gola estremamente secca. "Myles? Ascolta, devi aiutarmi sono stata—"

"Madre! Sono così felice che tu sia sveglia!" mi interrompe, e si affretta accanto a me sedendosi sul letto. "Come ti senti?"

Chiudo gli occhi e prendo dei respiri profondi, nel tentativo di ricompormi sotto l'attento sguardo scrutinatore dell'uomo che so essere responsabile di aver reso un inferno le scorse settimane della mia vita. Ogni respiro mi fa dolere la ferita, e cerco di ricordare tutto ciò che mi è capitato di sentire all'UAC. Mi è stato detto di non far arrabbiare l'S.I., nemmeno di interrompere la sua fantasia, poiché essere sua "madre" è l'unica mia possibilità di uscirne viva.

"Mi fa male...e ho le vertigini" mi spingo poi a dire, contrastando il mio desiderio di urlare e sfogarmi contro il mostro che si trova a meno di trenta centimetri da me. "Potrei avere dell'acqua per favore?"

Myles annuisce con fare entusiasta e si affretta al tavolo da trucco su cui è stata disposta ordinatamente una caraffa di cristallo ed un bicchiere corredato.

Se mi trovassi in un'altra situazione saprei di non accettare del cibo e delle bevande da qualcuno che mi ha rapita. Ma questa volta è qualcosa di diverso. Lui mi presa, e non mi lascerà andare per scelta. Non mi ucciderà mai volontariamente, né farà in modo che io venga portata via senza che lui si ribelli.

Vengo distratta dai miei pensieri quando odo il rumore del vetro che viene fatto tintinnare, individuando il gesto di Myles di riporre il coperchio sulla caraffa. Mi raggiunge a letto, stringe in mano il bicchiere con le sue dita pallide. Mi sistemo in modo da appoggiare la schiena ad un cuscino rosa morbido che è appoggiato sulla testiera. Riesco a mettermi a sedere, ma senza provare una forte fitta al fianco.

"Ecco, Madre" dice dolcemente Myles, abbassandosi per posare il bicchiere sul piccolo comodino alla mia sinistra. "Devi fare attenzione per non farti troppo male".

Quando raddrizza la schiena noto una chiave d'argento che funge da ciondolo ad una collana, è sbucata dal colletto della maglietta grigia che indossa quando si è piegato per posare l'acqua sul comodino. Myles la nasconde subito, quindi mi allungo con naturalezza verso il bicchiere, fingendo di non aver visto niente. È possibile che si tratti solamente di una decorazione piuttosto che la vera chiave che apre la porta della mia prigione, ma mi faccio un appunto mentale.

"Grazie" sussurro, portandomi il bicchiere alle labbra con mano tremanti, lui mi guarda con un sorriso d'approvazione in volto.

Sarei fuori di testa se provassi a scappare. Non riuscirei ad andare lontano causa la mia ferita. Sono anche incatenata dalla caviglia. Non posso uscire dalla stanza. La mia opzione migliore è tenere il capo chino e fare del mio meglio per evitare il conflitto almeno fino a quando sarò abbastanza in forze per combattere per la libertà, o quando Derek e la squadra mi troverà.

Derek...

Una coltre di dolore mi abbraccia il cuore quando ripenso all'ultimo ricordo che ho di Derek, a terra e ricoperto di sangue; l'espressione di rimorso che sovrasta il coraggio nei suoi occhi.

È ancora vivo? È morto? Sta combattendo disperatamente per la propria vita in una sala operatoria da qualche parte?

...il team mi sta cercando? O rappresenterò un altro caso insoluto nel loro database?

"Sono felicissimo che tu sia finalmente qui con me" una voce tenera mi distrae dai miei pensieri frenetici, riportandomi con la mente nel polveroso scantinato. "Penso che ci divertiremo così tanto!"

Riesco a malapena a forzarmi di sussurrare una bugia. "Lo penso anche io".

Ballerina |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora