D O D I C I

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Punto di vista di Derek Morgan

Il tragitto di ritorno a Quantico sembra durare il doppio.

Adaline siede al posto del passeggero, il suo volto è rivolto verso il finestrino, ma so che mi sta nascondendo le lacrime.

Le rivolgo un'altra occhiata preoccupata prima di decidere di allungare la mano destra per prenderle la sua sinistra che ha appoggiato in grembo.

"Adaline, ti prometto che troveremo Samantha e la riporteremo a casa sana e salva. Non temere" dico stringendole la mano fredda e piccola prima di riportare la mia sul volante.

"Credi che abbia paura?" domanda incredula guardandomi con occhi lucidi. "Certo, sono preoccupata per Sam, ma non ho paura...mi sento in colpa. Non sarebbe successo niente se quel tizio avrebbe catturato ed ucciso me".

"Non dirlo" la ammonisco. "Non hai nessun motivo per sentirti in colpa".

"I figli e il marito di Alice Larson sono senza madre e moglie perché quell'uomo l'ha uccisa mentre cercava la donna perfetta. Se avesse trovato me prima di lei l'unica conseguenza sarebbe stata che Sam avrebbe dovuto trovare un'altra ballerina" Adaline termina il suo sfogo. "Non sono sposata. Non ho figli. Ho ha malapena una famiglia...non mancherei a nessuno".

"Sai che non è vero, Adaline. E Evan e Nate? A loro mancheresti" commento cercando di allontanare l'argomento Sam il più possibile.

"Certo che mancherei a loro, ma se ne farebbero una ragione senza particolari conseguenze. Quei bambini dovranno crescere senza madre, ed è qualcosa che li segnerà a vita" sospira, facendomi contrarre la mascella.

"Non sei onesta con te stessa, Adaline. Alice Larson è stata catturata molto prima che ti vedesse l'S.I. All'epoca non era nemmeno nella tua città, quindi per favore non fartene una colpa. Le persone cattive fanno cose cattive, è sempre stata così. Per questo quelli come noi cercano di riparare i danni dei soggetti malvagi" dico, cercando di placare il senso di colpa che sta mangiando viva questa povera donna. "Tutto ciò che ora ha importanza è riportare a casa Sam sana e salva, e non ci fermeremo fino a quando non ce l'avremo fatta. D'accordo?"

La vedo annuire con la coda dell'occhio.

"Derek?" mi domanda qualche minuto più tardi.

"Sì?"

"Grazie per fare ciò che fai. Hai aiutato molte persone" commenta a bassa voce. "Senza persone come te questo mondo sarebbe ancora più oscuro".

"Vedi veramente il mondo da un altro punto di visto, vero?" domando cercando di allontanare l'attenzione da me stesso.

"Immagino sia ciò che fanno tutti" fa spallucce. "Siamo tutti diversi. Vediamo tutti le cose in modo differente".

"Hai ragione. Ma sembri comprendere meglio gli esseri umani e la natura umana" dico facendo fatica a mantenere lo sguardo sulla strada invece che sulla donna che siede accanto a me.

"Osservo le persone. Mi piace sedermi in un luogo pubblico e cercare di dedurre le vite delle persone in base alle loro azioni" ammette, ed anche senza guardarla so che sta arrossendo.

"Quindi sei una profiler, un genio ed una negoziatrice...ripetimi perché non lavori con l'FBI?" sorrido facendola scoppiare a ridere.

"Non mi piacciono i codici d'abbigliamento, le scrivanie a le persone morte. Non fanno proprio per me" dice con un sorriso in volto.

"Ho notato" dico, e lei mi rivolge un'occhiata scherzosa. "Allora, dimmi di più della tua famiglia. Voglio sapere meglio come hai vissuto la scuola. E su tuo padre. È chiaro che la vostra relazione sia travagliata, quindi se non ti va di parlarne non devi farlo per forza".

"Non c'è problema" risponde. "Sono anni che non parlo di lui, quindi immagino mi faccia bene".

"Non dirmi niente che non vuoi condividere" dico in tono di supporto.

"Beh, ti ho già detto che non voleva che io mi facessi sfuggire l'opportunità che a lui non era mai stata concessa, per questo mi ha forzata così tanto. Prima che io nascessi era in Marina, quindi sono stata cresciuta in modo abbastanza severo" dice sistemandosi sul sedile.

"Severo in che modo?" domando, sapendo grazie a Reid che gli abusi sui figli sono tre volte più comuni in famiglie i cui membri fanno parte delle forze armate.

"Beh, non è mai stato il tipo da baci e abbracci. Diceva sempre che mostrare affetto ad un figlio è come viziarlo" ribatte incrociando le dita in grembo. "Ci trattava male e mia madre la giustificava sempre, ma ho sempre saputo che in realtà era così".

Mi sento irrigidire al pensiero di Adaline che viene maltrattata, figurarsi da qualcuno da cui avrebbe dovuto ricevere fiducia e amore.

"Mi dispiace molto che tu abbia dovuto affrontare questa cosa, Adaline. Nessun figlio né famiglia si merita qualcosa del genere" dico sinceramente. "Ti meriti un padre che ti tratti come la cosa più preziosa di questo mondo".

"Ma non si tratta di meritarselo. Se solo il mondo funzionasse in questo modo" sospira. "Ho voltato pagina. Non tutte le persone sono affezionate o amichevoli, e va bene così".

"Quindi...come Hotch?" domando per stemperare la tensione, facendole emettere una risata dolce.

Sorride prima di proseguire la sua storia. "Beh, non l'abbiamo mai vista allo stesso modo, ma lo rispettavo. Ha sempre fatto in modo che avessimo del cibo sulla tavola ed un tetto sulla testa, e lo apprezzavo. Qualche anno dopo aver finito il college ha subito un incidente, quello di cui ti parlavo l'altro giorno all'ospedale".

"Che cos'è successo?" domando con rispetto, non volendo turbarla.

"Beh, come sai lavorava nell'edilizia. Cadde da un ponteggio abbastanza alto. Rimase in coma per due mesi ed i dottori dissero che se ce l'avesse fatta sarebbe rimasto paralizzato per il resto della vita. Avevano ragione" dice prendendo un respiro profondo.

"Mi dispiace" dico con fare empatico, al che lei si limita a dare un'alzata di spalle.

"Sarebbe potuta andare molto peggio" sorride con fare ottimista. "Mia mamma si è presa cura di lui fino a quando è morta. Ora live in una casa di cura a New York perché non potevo permettermi di prendermi cura di lui".

"Lo vai a trovare spesso?" domando concentrandomi sulla strada.

"No" risponde con rimorso.

"Come mai?"

"Non mi vuole vedere" risponde con fare teso.

"Sono certo che non sia così, Adal—" provo a contrastarla, ma lei m'interrompe.

"L'ultima volta che sono andata a trovarlo mi ha detto di non volermi vedere mai più" dice velocemente.

"Mi dispiace Adaline, vorrei che non dovessi soffrire così" mi scuso nuovamente.

"Il mondo è un posto oscuro, ti ricordi?" fa riferimento alla nostra conversazione precedente.

"Molto".

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