Mattinata bolognese cap.4

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Svegliarsi presto la mattina non è il massimo, ma la vista di Bologna che si vede dalla finestra della mia camera mi fa scordare l'orario.
A volte è così bello fermarsi a guardare intorno, notare anche le piccole cose, come una foglia che viene mossa dal vento, le forme delle nuvole, notare due ragazzi timidamente attratti l'uno dall'altro.
Anche se controvoglia alle 9 inizierà la nostra gita, quindi devo andare a fare colazione.
Fortunatamente non c'è nessuno di classe, mi metto in un tavolo da sola, ho un'ampia scelta di cose da mangiare, ci sta di tutto, ma io vado sempre sul classico: cappuccino e brioche, niente di speciale come me del resto.
Mi metto le cuffiette ed inizio ad ascoltare un podcast di un certo Dario Matassa, non so chi sia e sinceramente non mi interessa neanche troppo saperlo, ma la sua voce e le sue parole mi rilassano e spesso mi sento capita.
Ritorno nella mia stanza, mi preparo e scendo nella hall per aspettare i miei compagni di classe, la professoressa sta già qui "buongiorno" le dico "buongiorno Elisa, dormito bene?" "Si tutto a posto" mi sorride e si mette a guardare il telefono.
Arrivano anche gli altri e usciamo.
Stanno tutti parlando tra loro, a parte io che come sempre sto per le mie, Bologna è così bella, non riesco a capire come gli altri riescano a rimanere indifferenti a questo spettacolo, rimango sempre dietro al gruppo per scattare qualche foto. All'ora di pranzo ci fermiamo in una pizzeria, pronti a nutrirci, anche se mi sarebbe piaciuto di più prendermi qualcosa di tipico bolognese ma vabbè, mi rifarò a cena.
Ad un tratto entrano sei ragazzi che attirano la mia attenzione con le loro risate, li inizio a guardare attentamente e solo dopo che ce li ho abbastanza vicini noto che uno di loro era il ragazzo della sera prima, vedi che ce li ha gli amici? Avevo ragione! Iniziai a pensare.
Non sapevo se salutarlo, sarebbe stato troppo strano, forse neanche si ricorderà di me o mi avrà riconosciuto e quindi faccio finta di niente anche se ogni tanto di sfuggita gli tiro qualche occhiata.
"Scusa mi potresti passare la bottiglia?" chiedo con un po' di timore al ragazzo seduto di fianco a me "certo" mi risponde, mi sta per porgere la bottiglia quando poi se la ritira indietro "aspetta ma è quasi finita!" e continua alzando la voce "RAGAZZI VOLETE L'ACQUA? SENNÒ LA DEVO DARE AD ELISA" dice agli altri portando tutta l'attenzione su di me, cosa che odio, si mettono a ridere e gli porgono i loro bicchieri per farsi versare l'acqua "mannaggia Elì! L'acqua è finita" mi dice ridendo sotto i baffi "non importa, grazie lo stesso" gli rispondo cercando poi lo sguardo della professoressa completamente disinteressata da ciò che è appena successo perché distratta dal cellulare, istintivamente non so di preciso perché cercai conforto nel ragazzo della panchina che vedo che mi stava fissando con aria triste, appena noto ciò distolgo lo sguardo abbassando gli occhi.
Provo invano a chiamare con la mia solita voce bassa  il cameriere per chiedergli una bottiglia d'acqua "mi scusi...ehi...cameriere.." ma niente, sembra che non mi veda e non mi senta.
Vorrei chiedere alla professoressa se può domandare lei ai camerieri di portarci una bottiglia d'acqua, ma mi vergogno ad alzarmi davanti a tutti e chiederle ciò, ho di nuovo quella sensazione strana, come un pugno nello stomaco, che mi blocca. Sarei stata capace di morire di sete!
Ad un certo punto "ecco a lei la bottiglia d'acqua" mi dice il cameriere, perplessa lo ringrazio. Non capisco. Come faceva a sapere che volevo l'acqua? Non sono riuscita a chiedergliela e nessuno dei miei compagni lo ha fatto, mi volto verso il ragazzo della panchina che appena incrocia il mio sguardo mi sorride ed alza il suo bicchiere in segno di brindisi per farmi capire che lui me l'ha ordinata.
Wow.
Non so che dire, divento un pomodoro, gli sorrido e sorseggio la mia acqua.
Nessuno aveva mai fatto nulla di simile per me, sono piccoli gesti che per me contano tanto.

Il ragazzo della panchina - Cesare Cantelli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora