Stiamo per arrivare a : Bologna centrale
La voce robotica dell'italo mi sveglia, non avevo chiuso occhio la sera prima della partenza, sono cotta. Prendo lo zaino e mi avvio verso l'uscita, finalmente risento quell'area bolognese di cui tanto avevo sentito la mancanza. Mi avvio subito verso l'hotel per recuperare qualche ora di sonno; si fanno le 16, decido di uscire e fare una passeggiata, men che non si dica mi ritrovai dove tutto ebbe inizio, mi siedo sulla solita panchina e rivivo per pochi secondi vari ricordi.
Mi metto a pensare, insomma questa panchina è sempre stata per i pensatori no?
Sento una risata provenire da dietro di me, due bambini stanno giocando con la palla, così spensierati, felici, sorridenti, inconsapevoli del futuro che li attende.
Vorrei tornare così, spensierata, libera di essere me stessa senza paura di pensare agli altri, perché insomma, chi sono gli altri?
Tiro fuori dallo zaino un libro che mi sono portata dietro e mi sono ripromessa di leggere tutto... dopo poco sento che qualcuno si sta avvicinando verso di me e si è seduto al mio fianco, alzo la testa ed è lui.
Non riesco ad essere indifferente a pare finta di niente, inizio a piangere come una stupida è appena incrocia il mio sguardo, mi alzo e me ne vado, ma sto tremando, non riesco a camminare ho bisogno di sedermi, mi metto ad una panchina un po' più lontano da lui, guardo fisso in basso non riesco a far altro che piangere.
"Ciao" sento una voce, la sua voce parlarmi, ma non riesco a rispondere "tutto bene?"
Ma secondo te? Sto piangendo perché mi sto divertendo?
"Perché sei qua?" "Perché non rispondi?"
N o n r i e s c o a r i s p o n d e r t i
"vabbè ci rinuncio, volevo solo chiarire, ciao"
E si allontana, mentre io continuo a piangere e vorrei tanto urlargli "resta".
Ma questo blocco è più forte di me.
Che odio.
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Il ragazzo della panchina - Cesare Cantelli
Fanfictionuna ragazza troppo fragile per un amore troppo stabile [completa]