Capitolo 19

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Mike era morto e non sarebbe tornato indietro. Ero veramente morto? Se n'era andato?

Non potevo respirare, non potevo piangere, non potevo urlare, parlare. Non potevo fare niente, non riuscivo a muovermi.

«Will ti prego, sono due settimane che non ti muovi.» mia madre me lo disse tristemente, ma io in mente non avevo altro che l'immagine del mio fidanzato dentro una bara, morto.

«Mamma non è successo davvero, no?» lo chiesi con voce rauca e tremante, non parlavo né bevevo da giorni, ormai.

«Piccolo mio, Mike... Mike è qui.» quando avvicinò la mano al mio petto io esplosi.
«NO! NO! NO! Lui non è morto, okay? Lui è a casa e tutto questo è uno scherzo.» lo dissi cadendo sulle ginocchia, per terra.

«Ma piccolo, lui non è morto.» a quelle parole alzai gli occhi verso di lei.

«È in ospedale in condizioni gravissime, ma ancora non è morto... sembra che stia combattendo per tornare tra noi da due settimane ormai.» mi alzai lentamente, mamma mi aiutò a rimanere stabile in piedi.

«È vivo. Mi hanno detto che è morto. La lettera diceva che era morto.» presi in mano il pezzo di carta e lo strappai.

Erano tutte menzogne, il mio amore era vivo.

«Lo so, l'ho letta anche io.» raccolse dal pavimento i due frammenti di carta e sorrise dolcemente verso di me.

«Ho fame.» l'idea che Mike fosse ancora vivo e che un giorno sarebbe potuto stare di nuovo accanto a me, mi fece tornare l'appetito.

Corsi al piano di sotto pieno di energia e gioia.

Mike era vivo, non era morto. Era ancora mio, ancora accanto a me.

Corsi per tutta casa, ridendo e scherzando. Non mi importava più niente, Mike era vivo e sarebbe tornato da me.

«Voglio andare a trovarlo.» aprii la porta di casa e mia madre mi seguì un po' scioccata. «Non avevi fame?» «Voglio vederlo.» salii in macchina e aspettai pazientemente che mia madre salisse per accompagnarmi all'ospedale.

«È qui ad Houston?» «No.» «Allora sbrigati.»

Non mentire||bylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora