Capitolo 7

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Will's pov

«Cosa ti è venuto in mente Will?» John mi afferrò i piedi e fece un'espressione schifata quando vide ciò che erano diventati.

«Hai corso per sette chilometri con i piedi scalzi?» me lo chiese tra lo sconvolto e il divertito.

Feci una smorfia quando premette il disinfettante sulle ferite.

«Cazzo così mi uccidi.» John alzò gli occhi su di me e rise. «Fai l'uomo per una buona volta dai.» afferrò un po' di garza dal mobiletto delle medicine in bagno e me la legò intorno al piede.

«Perché lo hai fatto?» Johnatan mi guardò con sguardo preoccupato.

«Mike mi ha lasciato... cioè io ho lasciato lui, ma lui mi ha tradito.» lo dissi con tono tremante, il dolore al cuore si propagò nuovamente per tutto il mio corpo.

«Mike? Mike Mike? Proprio quel Mike?» John mi guardò con occhi pieni di curiosità e perplessità. Annuii incapace di proferire parola.

«Ci parlo io con quel maledetto bastardo! Ma come osa trattare così mio fratello?!» si alzò dalla sedia di fronte a me e corse fuori dal bagno.

Con diversi sforzi, per via del dolore ai piedi, riuscii a raggiungerlo e gli tolsi il telefono dalle mani.

«No John, e adesso andiamo.» lo condussi fino alla porta dove gli chiesi di infilarmi le scarpe.

Quando fummo pronti salimmo in macchina.

Mamma indossava di nuovo la camicia di Hopper, scossi la testa.

Undici mi guardò con sguardo di fuoco e io la ignorai. Non volevo litigare davanti a tutti.

«Will appena arriviamo ne riparliamo eh. Non finisce qui.» annuii guardando mio fratello dallo specchietto retrovisore.

Non parlavamo molto in quel periodo, ma eravamo rimasti comunque unitissimi. Quando ci accadeva qualcosa ci supportavamo sempre, nonostante tutto.

Mamma salì in macchina e partì senza chiederci nulla.

«Mamma? Tu, Undici e John andrete dai Wheeler, io dai Sinclare.» mamma mi guardò in modo interrogativo, ma poi ne capì il motivo e rimase in silenzio.

Era strana, ma non mi interessava. Io non volevo consolarla. Non mi importava di lei, almeno non in quel periodo.

Era lei che si doveva occupare di noi, non noi di lei.

Undici aveva ragione, io credevo che tutto mi fosse dovuto senza che io facessi nulla. Sapevo che il mio pensiero fosse sbagliato, ma me ne fregavo.

Io volevo che tutto mi fosse dovuto e così era.

Poggiai la fronte sul finestrino tremolante della macchina in movimento e cominciai a guardare fuori.

L'autunno mi calmava. Qualunque cosa accadesse di grave, l'autunno la cancellava temporaneamente con la sua bellezza e poeticità.

Amavo l'autunno.

Solo l'autunno mi rendeva davvero felice.

«Avete preso tutto?» la voce di mamma mi risvegliò dai miei pensieri.

«Anche se non fosse così, adesso non ti sembra un po' tardi?» lo chiesi freddo, con tono acido.

Non seppi come la presero gli altri passeggeri della macchina perché rimasi con gli occhi a fissare le foglie che si staccavano delicatamente  dai rami degli alberi.

«Sai Will, non tutto ti è dovuto.» stavolta non era Undici, era stata mia madre a parlare. «Benissimo, ne farò nota.» di nuovo evitai di spostare lo sguardo dal panorama di fronte a me.

Distogliendo lo sguardo dall'autunno probabilmente sarei esploso in milioni di emozioni contrastanti che mi avrebbero portato soltanto dolore.

«Sei uno stronzo.» la voce della mia sorellastra mi fece innervosire, decisi di non commentare la sua frase.

                                       ***

La macchina si fermò di fronte casa Sinclaire, nessuno aveva detto nulla in contrario alla mia lontananza.

Anzi, probabilmente ne erano tutti alquanto contenti.

«Scendi.» mamma mi si rivolse con tono duro e distaccato, mi fece male sentire quel tono nei miei confronti. Scesi dalla macchina, afferrai la valigia in modo brusco e poi mi diressi verso l'entrata della villa senza salutare la mia famiglia... o quello che un tempo lo era stata.

Tutto per colpa dell'adolescenza, o per meglio dire di Mike, era stato rovinato.

Distrutto.

Il mio rapporto con la mia famiglia... il mio cuore.

Mi diressi velocemente verso la porta e quando mi ci ritrovai di fronte, bussai senza attendere neanche un minuto.

Non vedevo l'ora di rivedere il mio amico, mi mancava tantissimo. Non vedevo l'ora di riabbracciarlo e rivederlo.

Dopo pochi secondi da quel tocco la porta si spalancò mostrandomi Lucas.

Il suo odore mi investì i polmoni facendomi sorridere. In quel momento sorrisi e basta, non pensai a tutti i problemi che mi avrebbero atteso in quei tre mesi.

«Will! Ce ne hai messo di tempo eh?» Lucas mi diede diverse pacche sulla spalla e poi mi fece entrare in casa, spingendomi dolcemente insieme alla valigia.

«Oh bene, sei arrivato.» il signor Sinclaire mi sorrise dolcemente per poi uscire, con la divisa indosso, dalla porta sul retro.

«Dai vai in camera, io chiamo gli altri.» sospirai, afferrai la valigia e salii le scale fino ad entrare nella camera dove avrei dormito per i seguenti tre mesi estivi.

Non mentire||bylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora