Capitolo 9

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Will's pov

Vedere Mike era stata una vera pugnalata al petto. Ero felice, finalmente ero con i miei migliori amici. Ma Mike...

Mike mi stava incasinando troppo la testa. Vederlo mi aveva riaperto la ferita che avevo cercato di rimarginare il più possibile in quel periodo in cui non l'avevo visto, ma no.

Quella ferita nel mio cuore non si sarebbe mai rimarginata del tutto. Sarebbe per sempre rimasta lì, facendomi ricordare, ogni qualvolta avrei rivisto Mike, quello che avevo provato.

Il dolore del tradimento, di un amore non ricambiato, delle bugie.

Stavo soffrendo, ma i miei amici mi stavano piano piano risollevando dal baratro senza fondo in cui mi trovavo.

Mi bastava alzare il braccio per raggiungere la luce, ma non riuscivo a muovermi. Ero come immobilizzato.

Probabilmente avevo paura che alzando quel braccio avrei perso per sempre Mike.

Lo odiavo con tutto me stesso, ma continuavo ad amarlo. Mi odiavo per questo, io dovevo provare solo disprezzo per quel ragazzo.

Non potevo farlo.

Con lui avevo passato ogni momento della mia vita. Lui era sempre stata la mia fonte quotidiana di gioie, tristezze, delusioni, arrabbiature... lui era stata la persona che mi aveva reso il vero me.

Mi aveva forgiato, mi aveva creato e aiutato. Era sempre stato presente nella mia vita, come un tarlo.

Lui mi aveva generato come mi aveva distrutto.

Era tutta colpa sua se il ragazzo che amavo, il vero me, era nato e poi morto. Era tutta colpa sua se il mio cuore non batteva più come un tempo. Era tutta colpa sua se il gruppo si era distrutto. Era tutta colpa sua se Undici era entrata a far parte del gruppo rovinando la nostra amicizia... il nostro amore.

Un deja-vu doloroso mi fece pizzicare gli occhi dalle lacrime. Il giorno prima della mia partenza, il giorno in cui tutto quel casino pazzesco era cominciato.

Il giorno in cui avevo cominciato a soffrire molto più intensamente del solito.

Lanciai un'occhiata fugace a Mike, teneva un foglio tra le mani.

Distolsi lo sguardo quando notai che lui cominciò a guardarmi a sua volta. Lo spostai sul resto del gruppo: nonostante la lite tra Max e Lucas, mi sembravano ancora molto affiatati.

Non era cambiato nulla, a parte che adesso il gruppo non girava più intorno a Mike, ma a me e Undi.

La vicinanza della mia sorellastra mi dava alla testa, ma non potevo far altro che sorridere e divertirmi con i miei amici.

Non mi sarei fatto rovinare da loro due quel periodo in cui potevo tornare alle "origini".

Ma non ce la potevo fare. Ero debole...

«Vado un attimo in bagno, non aspettatemi.» sorrisi e non aspettai la risposta dei miei amici. Corsi in bagno e, esattamente come quella sera, mi chiusi dentro la prima cabina libera che trovai.

Scoppiai immediatamente a piangere, in un pianto liberatorio.

Non ero così tanto triste da piangere in quel modo, ma mi sentivo talmente tanto vuoto che piangere era l'unico modo che avevo per esternare ciò che provavo.

Mi sentivo senza fiato, senza forze, senza amore... ero completamente solo. Nessuno sarebbe corso in mio aiuto, mai.

Ero un fantasma agli occhi di tutti.

«Will?» sentire la sua voce in quel momento mi fece perdere per un secondo l'equilibrio.

Il tempo si era per caso riavvolto per darci una seconda possibilità?

Tutto era così uguale a quella sera che quasi non volevo credere che non fosse proprio quella.

«Vattene da Undici.» non riuscii a trattenermi e sputai quella frase fuori dalle mie labbra.

«Apri, dobbiamo parlare.»

«Non abbiamo nulla da dirci.» aprii la porta e nel vederlo con le lacrime agli occhi quasi fui tentato di abbracciarlo.

Mi picchiai mentalmente e proseguii il mio tragitto verso l'uscita del negozio, dandogli una spallata.

«Ragazzi io non mi sento bene, voi godetevi la serata. Domani mattina ci vediamo qui alle dieci. Tranquilli per me.» feci un cenno a Lucas che annuì, lanciandomi le chiavi di casa.

Uscì dalla porta in vetro e un senso di tristezza mi invase il petto, offuscandomi per un secondo la vista.

Non stavo bene. Magari, pensai, sarei potuto morire durante il tragitto per un malore.

Salterellai, come rinvigorito da quel pensiero, per diversi metri.

«Will, ti prego.» il suo tono aveva tremato. Stava piangendo.

Il suo viso era smunto, i suoi capelli lunghissimi, le sue lentiggini evidenti sul viso pallido, i vestiti sgualciti.

Non era lui... non potei impedire alla mia testa di pensare a quanto fosse bello anche ridotto in quello stato.

«Cosa? Cosa Mike?» mi ribellai dalla sua stretta ferrea sul mio polso, ma senza ottenere alcun risultato.

«Mi dispiace.»

«Vaffanculo.» lo sussurrai, ma con tono talmente tanto sicuro e cattivo che Mike lasciò la presa sul mio polso come scottato.

«Per favore, lasciami parlare...»

«Parla, ma quando parlerò io allora dovrai stare zitto.» lo dissi con voce ferma, lo guardai negli occhi e mi venne quasi un colpo.

I suoi occhi un tempo pimpanti e allegri in quel momento erano tristi e dannatamente vuoti.

«Io ti amo, ma amo anche Undici. Non posso scegliere... vuoi due insieme costruite la mia felicità.» lo disse con le lacrime che volavano copiose sul suo viso.

Non potei fare a meno che piangere a quella frase. Come poteva dirmi quelle cose dopo tutto quello che mi aveva fatto?

Poi sorrisi.

«Mike, mi fai proprio schifo sai?» scossi la testa schifato a quello sguardo triste. Come osava essere triste dopo quello che mi aveva fatto? Come osava venire da me e piangere? «Ti odio. Vorrei non averti mai incontrato in quel maledetto pomeriggio all'asilo.» a quella frase rimase completamente spiazzato. Un suo singhiozzo ruppe il silenzio che si era creato. Non riusciva a smettere di piangere.

«Non dovevi dirlo...»

«E sai... quando sotto la pioggia mi avevi detto che non era colpa tua se non mi piacevano le ragazze... beh ti sbagli. Perché lo è! È solo colpa tua.» sospirai. «E sei anche un bugiardo... avevi promesso che saremmo diventati pazzi insieme... invece mi ci hai solo fatto diventare.» gli tirai uno schiaffo in pieno viso e poi corsi via.

Aveva cominciato a piovere, ma quasi non me ne accorsi.

Come avevo trovato il coraggio di dirgli quelle cose così crudeli in faccia? Se le meritava, ma io le pensavo davvero? Io volevo che soffrisse in quel modo per colpa mia? Era una vendetta quella che volevo?

Non mentire||bylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora