Capitolo 8

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Mike's pov

Will era arrivato, ma non riuscivo a pensare a lui senza scoppiare a piangere o tirare pugni sul muro.

Mi stava rovinando la vita in un modo che neanche io riuscivo a capire. Ero felice nel pensarlo, ma mi faceva malissimo al petto.

Tutto era finito per colpa mia, ma facevo ricadere la colpa su di lui. Ero un codardo, ma non volevo e non riuscivo ad ammettere a me stesso neanche questo.

Mi facevo schifo, ero una persona orribile. Per essere felice avevo reso tristi tantissime persone. La mia famiglia, la mia fidanzata, il mio fidanzato, i miei amici.

Avevo rovinato tutta la mia vita per essere solo temporaneamente felice.

«Insomma vieni o no? Non posso lasciare solo Will tutto il pomeriggio.» la voce fredda di Lucas mi risvegliò dai miei tristi pensieri. Annuii e solo dopo molti altri secondi mi resi conto che non poteva vedermi. «Arrivo.» attaccai, lasciando scivolare delle lacrime sulle mie guancia smunte.

Non mangiavo da giorni, mi era del tutto passata la fame. Mi sentivo male, ma me lo meritavo e non volevo fare nulla per sentirmi meglio.

Probabilmente se sarei morto l'unico a piangere sarebbe stato Dustin che si era ben tenuto alla larga dalle mie cavolate dell'ultimo anno.

Mi alzai dalla sedia su cui mi ero seduto per tenermi in piedi e in quel momento entrò la mia sorellina.

«Sei brutto.»

«Grazie.» gli feci un sorriso finto e poi la scansai per poter uscire dalla porta. Prima di trovarmi fuori casa, lei mi afferrò il braccio e lo morse con i suoi dentini affilati.

Chiusi la porta alle mi spalle e la spostai bruscamente, imprecando per il dolore al braccio.

«Ma che hai?»

«Mi tratti male.» lo disse con le lacrime agli occhi e io tirai la testa indietro, sentendomi ancora peggio.

Avevo rovinato il mio rapporto anche con la mia piccola sorellina. La gioia della mia vita, la luce della casa. Stavo rovinando tutta la mia vita. Ad ogni passo che percorrevo qualcosa mi crollava addosso o su qualche altra persona.

«Oh piccolina mia, lo so.» mi accucciai per arrivare alla sua altezza e le scompigliai i capelli cercando di fingere il mio sorriso migliore.

«Però lo sai che il tuo fratellone ti vuole bene comunque?» lo chiesi sperando che rispondesse negativamente. Non volevo farla soffrire ancora di più. Era piccola, poteva non capire certe mie cavolate.

«Certo. Ciao.» uscì dalla cucina saltellando allegramente. Mi alzai da quella posizione scomoda.

Sospirai e poi uscii di casa, speranzoso che qualche macchina mi investisse.

Quella piccola monella mi aveva fatto cadere il mondo addosso, ma non era colpa sua. Era colpa della mia stupidità e cattiveria.

Stavo allontanando tutte le persone che amavo e che mi amavano. Non sapevo come risollevarmi da baratro in cui ero caduto.

Raggiunsi a piedi casa di Lucas, poco distante dalla mia. Bussai alla porta e il cuore si trasformò subito in un macigno.

Avrei rivisto Will e probabilmente avrei dovuto fingere di niente per far contenti i miei amici, anche loro feriti dalle mie sciocchezze senza senso.

«Mike.» Lucas mi lanciò un'occhiata di sbieco e poi mi fece entrare, facendomi segno di chiudermi la porta alle spalle.

Lo feci senza fare storie. Era rimasto ferito per colpa mia. Una settimana dopo la partenza di Undici e Will mi ero ubriacato di brutto e avevo baciato Max. Non era successo nulla di più, ed eravamo entrambi ubriachi, ma Lucas non voleva ancora crederci.

Era colpa mia se il gruppo si era sgretolato. Ci odiavamo tutti a vicenda, ma per Will avremmo finto di nulla.

Dustin uscì dalla cucina seguito da Max e Undi, dietro di loro c'era la figura snella e slanciata di Will.

Mi si formò un groppo in gola.

Tutti mi stavano fissando storto, tutti tranne Dustin. Era l'unica delle persona a cui tenevo che non avevo ancora ferito.

Mi costrinsi a non scoppiare a piangere come un bambino.

«Ciao...?» inizialmente ero partito deciso, ma poi la mia voce aveva vacillato facendo diventare quel saluto una domanda.

Sospirai.

«Andiamo alla sala giochi?» La voce di Will mi riempì il cuore di una strana pace, la pace prima di una tempesta che sarebbe esplosa di lì a breve.

Tutti annuirono e quando passarono per uscire da casa Sinclaire mi diedero spinte, gomitate, spallate. Mi venne quasi da ridere, ma rimasi impassibile. Accodandomi per ultimo, dietro ad Undici.

Mi sentivo un verme. L'avevo trasformata in un'amante.

Io l'amavo. Ma amavo anche Will.

Il mio cuore era confuso, la mia testa di più. Non sapevo cosa fare per poter andare avanti.

Dovevo scegliere, ma come?

Non mentire||bylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora