capitolo 3

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If a man is not rising upwards to be
an angel, depend upon it,
he is sinking down wards
to be a devil.
(Samuel Taylor Coleridge)



Quanto è difficile credere in qualcosa che non ha mai sfiorato la tua vita neanche da lontano?

Credere.

Credere era l'unica cosa che mi era rimasta. L'unica cosa che rendeva alcune giornate meno orribili di altre.

Credere nell'amore che non avevo mai provato. Credere nell'affetto che non avevo mai ricevuto. Credere nella famiglia, un posto dove non mi sono mai sentita accettata. Credere nel lieto fine raccontato dai libri. Credere.

Odiavo farlo, avevo perso le speranze ed ero stufa di avere speranza in qualcosa che non mi sarebbe mai appartenuta.

Mi diressi subito fuori in giardino.

Strinsi forte il mio zaino tra le mani.

Le mie gambe si muovevano da sole, stavo solo correndo. Senza una meta precisa.

Non avrei ricevuto lo stesso amore che si descrive nei libri.

I libri erano invenzione, non era reale. Dovevo rendermene conto.
Ma non riuscivo a staccarmi da quel sottile filo che mi tratteneva. Che mi legava alla speranza di riuscire a trovare una persona che non mi avrebbe spezzato il cuore.

Qualcosa mi offuscò la vista, ma non piansi.

Non avevo mai pianto per un motivo così futile, era patetico.

Raggiunsi un sentiero circondato da fiori. I colori brillavano intorno a me. Rose di tutti i colori erano come puntini che scomparivano in mezzo a tutte quelle foglie verdi.

Girai su me stessa, osservando il cielo e il terreno ricoperto di fiori.

La tristezza era scomparsa e la felicità si era insinuata dentro di me.

Amavo i fiori.

Un dettaglio mi fece incuriosire. Uno spazio più profondo tra le foglie scompariva nel nero.

Lo raggiunsi e mi insinuai dentro di esso.

Un sentiero tra le foglie nascondeva un passaggio segreto. Lo percorsi mentre l'ombra mi circondava.

Non era corto, circa una ventina di metri. Ci misi un po' per arrivare alla fine. I cespugli di rosa erano cresciuti e rendevano lo spazio ancora più stretto di quel che era. Alcune spine mi punsero la pelle, ma non me ne resi neanche conto.

Mi guardai intorno, la statua dell'angelo era sparita e tutto quello che potevo vedere erano solo i rami dei cespugli.
Girai a sinistra, un altro piccolo tratto da percorrere. 

Smisi di camminare quando raggiunsi la fine. La luce del sole ritornò a battermi sulla testa. Il rumore dell'acqua che scorreva mi fece alzare lo sguardo dal terreno ricoperto d'erba e margherite. Una piccola cascata decorava lo spazio mentre un albero incombeva al centro. Un'altalena era attaccata ad un ramo e dei fiori essiccati erano appesi alle corde che la tenevano attaccata all'albero.

Mi avvicinai.

Le corde erano consumate, segno che questo posto era nascosto già da tanto tempo. Toccai una delle due corde e la strattonai. Vidi che reggeva, perciò mi sedetti sul legno chiaro della tavola.

Cominciai a dondolare e mi sentì subito più leggera.

Le foglie e i fiori che cadevano dal ciliegio sopra la mia testa.

Il rumore dell'acqua che sbatteva sulle piccole rocce che formavano il minuscolo laghetto.

Lo zaino abbandonato sull'erba accanto al fianco dell'albero.

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