capitolo 16

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I am
haunted
by
humans.
(unknown)






Poche erano i giorni in cui riuscivo a dormire, a volte mi svegliavo impregnata di sudore e con il petto dolorante, altre volte invece mi svegliavo tranquilla, ma con la convinzione che un giorno qualcuno sarebbe venuto a prendermi.

Odiavo l'idea che mia madre potesse tornare da me, ma qualcosa mi diceva che lei era l'ultima persona di cui preoccuparmi.

Una figura, alta e imponente, nascosta tra le ombre degli alberi.

Sentivo la pelle bruciare per colpa del suo sguardo, questo mi portò a strofinare le mie braccia, per colpa dell'aria fredda che mi stava colpendo la faccia.

"mi stai ascoltando?"

Rile non era a conoscenza di quello che stava succedendo alle sue spalle, cercavo di mantenere uno sguardo normale  mentre tremavo.

Mi stava spiegando qualcosa su non ho capito ben che cosa, ma avevo voglia di dormire e la mia mente era un groviglio di fili intrecciati tra di loro.

"d'accordo"

Lui sospirò sfinito e tirò fuori un mazzo di chiavi.

"resteremo qui per un po' di tempo, nessuno sa dove siamo, perciò non devi uscire di casa"

Alzai gli occhi al cielo.

La figura era scomparsa e dubitavo che quella fosse un'ombra di una persona.

Ariel era rimasta in macchina, stava dormendo e Rile ne aveva approfittato per spiegarmi le regole.

Appoggiai la testa contro il muro freddo accanto alla porta e tremai ancora di più.

Faceva freddo e lui mi stava vietando di uscire, regola che ovviamente non rispetterò.

Fino ad ora tutti quelli conosco mi hanno vietato di fare qualcosa, ma ho sempre camminato con le mie gambe grazie alla mia testa, non la loro. Perciò uscirò se lo ritengo necessario. Solo perché c'è un ragazzino in giro che mi cerca, non vuol dire che continuerò la mia vita rinchiusa in una casa.

Dopo qualche sforzo, Ryle riuscì ad aprire la porta, la serratura era leggermente arrugginita, segno che non veniva nessuno qui da tempo.

"Tu entra" mi indicò l'interno del palazzo e io lo guardai confusa.

Mi lanciò le chiavi ed io le presi al volo.

"Ultimo piano" mi disse e cominciai a camminare mentre lui si dirigeva verso la macchina e non appena partì, scomparve in un vicolo.

Fantastico, e io cosa faccio adesso?

Spongo ancora di più la porta per farmi strada all'interno dell'edificio.

Come tutti i palazzi di questo quartiere di New York, era grigio, i muri malmessi e dava un'aria da brividi.

Il rumore delle mie scarpe, che schiacciavano i pezzi di intonaco caduti, riecheggiava all'interno dello spazio vuoto.

Nessun zerbino, nessun campanello, solo porte che non si potevano aprire.

Osservai le rampe di scale che incombevano sopra la mia testa, sospirai.

Ma chi me l'ha fatto fare.

Non c'è un ascensore?

Ci mi si un'eternità per arrivare all'ultimo piano e se non fosse stata per la ringhiera che bloccava le scale, sarei sicuramente rotolata fino al punto di partenza.

Le chiavi erano rimaste appese tutto il tempo al mio dito e non sapevo come avevano fatto a resistere tutto questo tempo.

Cercai di riprendere fiato e infilai una delle chiavi del mazzo nella serratura.

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