capitolo 24

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"Un giorno la paura
bussò alla porta.
Il coraggio andò ad
aprire
e non trovò nessuno."
(Martin Luther King)




L'uomo davanti a me era immobile, con lo sguardo puntato davanti a sé.

Non mi degnò nemmeno di uno sguardo.

La paura stava cominciando a salire, non avevo nessun punto di riferimento e me ne restavo immobile senza dire niente.

Feci qualche altro passo più avanti, cercai di afferrare la maniglia per entrare, ma venni catapultata indietro.

"Non puoi entrare"

La sua voce mi colpì le orecchie, mescolata alla musica incessante proveniente da dietro di noi.

Cercai di fare un altro tentativo, ma ritornai esattamente nella stessa posizione di prima.

"Ma il mio ragazzo è appena entrato, devo vederlo" dissi, inventando una scusa a caso.

"Solo gli autorizzati possono entrare qui dentro"

Sbuffai, mi lamentai e cercai di passare ancora, ma le sue mani mi bloccavano ogni volta che cercavo di avanzare di un passo.

Ci riflettori su e decisi di aspettarlo fuori, ma qualcosa mi afferrò da dietro.

"È con me" un braccio mi avvolse le spalle, la presa stretta mi fece abbassare e piegare la schiena di qualche centimetro.

Riconobbi la voce di Blake, mentre le mie gambe cercavano di reggere il peso della pressione che stava esercitando sulle mie spalle.

Cercai di levare il suo braccio, ma lui continuò a non muoverlo e non aveva intenzione di spostarsi.

La faccia del bodyguard era incredibile, gli occhi spalancati a tratti terrorizzati, la bocca socchiusa per colpa della sorpresa, il sopracciglio che tremava.

Faceva ridere, ma poi mi ricordai di chi avevo di fianco.

"Lasciami" dissi, ma lui fece finta di non aver sentito.

Lesse il bigliettino attaccato al petto del signore e parlò.

"Gesualdo, che nome di merda che hai Gesualdo" lo guardò ad occhi stretti "levati di torno".

Mi fece leggermente paura anche a me, smisi di respirare quando lui mi attirò verso la porta, che intanto era stata aperta da Gesualdo.

Era vero, aveva proprio un nome divertente.

"Un piacere rivederti" mi sussurrò all'orecchio senza farsi notare da nessuno.

Entrammo in una grande sala.

Con il braccio di Blake ancora stretto intorno a me mi guardai intorno.

"Stai cercando Eros, perché al momento è indisposto" mi guardò.

Feci una smorfia.

"Lui è una bomba ad orologeria, vicino a te potrebbe esplodere"

Nel mezzo c'era un grande ring rosso, circondato da file e file di persone, impazienti di aspettare qualcosa.

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