PROLOGO

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La musica continuava a fluire dalle casse posate sopra la piccola scrivania e lei se ne stava lì, danzando in mezzo alla stanza con passi oscillanti, abbandonandosi alle parole di un testo forse troppo vicino al suo fragile cuore.

-bacia pure me- continuava a ripetere in contemporanea con il ritornello della canzone.

Le braccia pallide ricoperte di cicatrici le ricaddero sui fianchi e in un ultimo flebile scatto si lasciò cadere sul letto sfinita e ansimante.

-chi ama per pazzia e chi ama per guadagno- l'ultima frase della canzone le uscì dalle labbra andando ad interrompere quel flusso di rumore che l'aveva resa colma e ricca.

Una nuova ondata di solitudine si impossessò di lei e mentre due labbra tremanti andarono a rilasciare flebili singhiozzi due grosse lacrime nere le scesero sulle guance, poi in un'ulteriore fremito si raggomitoló su se stessa continuando a singhiozzare rumorosamente.

-Venezia-
Il suo nome pronunciato dalle labbra della sorella le parve lontano e la sua voce così tranquilla le risultò deprimente e terribilmente accusatoria.

Voleva solo capire...

-Serena va via- singhiozzó la ragazza.
-Venezia, mi dispiace...- provò a sussurrare allora Serena cercando di avanzare nella stanza.

Venezia si alzò in piedi e con gli occhi fiammeggianti d'ira e un'espressione infinitivamente triste schiaffeggió la sorella lasciandola senza parole.
-Ho detto vattene- sibiló mentre ulteriori lacrime le scesero sulle guance.

Serena si toccó la guancia e poi sconsolata uscì dalla stanza.

-bacia pure me-si ritrovó a sussurrare poi nel corridoio scivolando verso il pavimento senza forze e ritrovandosi con la schiena contro la porta.

-bacia pure me- stava sussurrando in un piccola stanza Maria complentamente persa in ricordi lontani portandosi una mano sul grembo rigonfio.

-bacia pure me- sussurró anche Marco completamente assuefatto dall'alcol gettandosi in gola l'ennesimo shottino di Jack Daniels.

-non baciarmi, ti prego!- si ritrovò a pensare invece Alessio, le lacrime gli scesero copiose abbracciando le guance pallide.

Le porte della sala operatoria si chiusero e quello fu l'inizio della storia di come piano piano i sogni che custodivo gelosamente in un cassettino della mia mente si persero.








SPAZIO AUTRICE
~Salve, mi chiamo Cinzia, scrivo oramai da un po' di tempo e finalmente mi sono decisa a condividere questa breve storia. Spero possiate apprezzare!
Il vostro parere per me è davvero importante, sono davvero curiosa di sapere la vostra opinione. :3

Vita ordinaria di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora