Cap. XXXIII - GIOCHI DI MASCHERE parte 1

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Tra le nebbie in cui era sprofondata, la veggente fu assalita da incoerenti presagi attraverso un vorticare di immagini sconnesse: lo scoppio di una cruenta battaglia, Demetel assalito alle spalle, una giovane Kyra, ormai adolescente, che s'incamminava su un oscuro sentiero, delle uova screziate che si schiudevano e, infine, una gigantesca e inquietante sagoma che si stagliava sopra le mura del Protettorato oscurando il sole.

Svegliatasi si ritrovò in un letto a baldacchino, i cui tendaggi vaporosi le rammentavano la propria camera nel Palazzo dei Savi; spaesata, si chiese se tutta la sua avventura non fosse stata solamente un sogno, ma le fitte al capo erano fin troppo reali. Era stata catturata insieme ai suoi compagni e qualcuno ne aveva curato le ferite per poi lasciarla riposare.

Scostato il tendaggio, si avvide che la camera era stata ricavata nella roccia viva e arredata in maniera ostentata con mobili intarsiati, sedie in velluto, numerosi oggetti d'arte e un affresco di bellissima fattura, rappresentante una scena fluviale con sirene e spiriti elementali. La maggior parte dei suoi effetti personali erano accanto al letto, compresi gli stivali... e, forse, anche quello che vi aveva nascosto all'interno. Era ancora sdraiata, quando la porta si aprì silenziosamente e un uomo con indosso una maschera bianca dalle bordature dorate, entrò, illuminando la stanza con una lanterna.

<<Mi riconosci?>>, chiese l'uomo con voce ferma.

La maga non si aspettava di certo una simile domanda, nulla nell'aspetto dell'uomo lo differenziava da qualsiasi altro sacerdote che avesse incontrato laggiù.

<<Come potrei?>>.

<<Il mio padrone desidera valutare l'entità dei tuoi poteri, veggente; questo è il tuo primo test. Ho l'ordine di eliminarti, se rifiuti, controbatti o sbagli. Rispondi alla mia domanda>>.

Compreso fosse una minaccia concreta, la Sognatrice, non avendo via di fuga, cercò di guadagnare tempo, invitando l'uomo a porgergli la mano. Questi toltosi il guanto rivelò un arto privo di alcune falangi, ma sfortunatamente ciò era insufficiente a svelarne l'identità, pertanto la maga lo strinse facendo ricorso ai suoi poteri. Col trascorrere dei minuti, la tensione crescente ne avrebbe potuto compromettere la riuscita, tuttavia avvertiva distintamente qualcosa nel fluire dei Flussi: esisteva un filo che li legava. Seguendolo a ritroso, scoprì che si erano già incontrati, molto tempo prima, in un'oscura caverna dall'altra parte del mare: era l'uomo che li aveva inseguiti al comando degli Hogfur.

<<Tu sei il chierico Larok >>.

<<Mi hai riconosciuto, come io ho riconosciuto te tra i fedeli pochi giorni fa. Ma io non sono più lo stesso uomo di allora, poiché il Supremo mi ha benedetto con il dono della sofferenza per farmi risplendere della sua luce>>.

Il sacerdote rimosse la maschera, mostrando la carne screpolata e rigonfia sotto di essa, per poi cadere in preda alle convulsioni; appena si attenuarono, la sua postura divenne più composta e i suoi occhi bui pozzi profondi.

<<Una luce che non hai voluto condividere>>.

Quelle parole suonarono per qualche motivo lontane e la voce sembrava quella del Dio caduto.

<<Tu sei stata scelta, Sognatrice e potresti essere ancora in tempo per correggere le tue mancanze>>.

<<State valutando l'ipotesi di risparmiarmi?>>, domandò, desiderosa di capire come quell'essere fosse ancora in vita.

<<Un grave misfatto è stato compiuto oggi e verrà severamente punito, ciononostante non sono chiamato il Misericordioso per caso. Potrei mostrarmi indulgente verso di te, poiché il tuo crimine è stato dettato dalla fiducia riposta nella persona sbagliata. Hai arso le mie spoglie fisiche, ma la mia esistenza trascende questo piano. Il mio spirito è una pura fiamma in grado di illuminare le menti dei giusti e consumare le ombre nei cuori degli empi!>>.

Ars Vitae - Volume I: &quot;Lo stregone e la veggente&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora