Cap. IX - IL TUMULO parte 1

17 6 4
                                    

La comitiva dei necromanti s'inoltrò verso nord attraverso terre brulle che l'abbraccio della notte rendeva più tetre. Nessuno aveva aperto bocca dalla partenza; lo scalpitio degli zoccoli era stato l'unico suono udito per chilometri.

<<Vuoi dirmi dove siamo diretti?>>, chiese Alia ormai spazientita al compagno di sella. <<O devo tirare a indovinare>>.

<<Un pessimo inizio di conversazione per una veggente; andiamo a Tomah, un piccolo insediamento a pochi giorni da qui>>.

<<E il motivo di grazia?>>, insistette corrucciata.

<<Aspettare degli amici; sono certo che ti piaceranno. Ora però basta con le domande>>.

Le prime luci dell'alba rivelarono ai viaggiatori un'ampia distesa semi-pianeggiante, priva di luoghi abitati; terre selvagge che, come la maggior parte di quelle centro-settentrionali della Confraternita Arcana, si trovavano al "Secondo stadio" dell'Everann druidico. Qui le temperature stagionali si mantenevano stabili ed era scongiurato il rischio di improvvisi e disastrosi eventi climatici, compresa la Pioggia Rossa, inoltre le opere di bonifica permettevano la presenza di flora e fauna stanziali, per quanto sporadiche. Un panorama che alla lunga risultava monotono; un tragitto privo di avvenimenti fino a quando Seth tirò le redini della cavalcatura.

<<Scendi, il cavallo è stanco>>, disse smontando. <<Proseguiremo a piedi>>.

Zeno pur rallentando a sua volta l'andatura dell'animale vi rimase in groppa, imperturbato avendo previsto quel risultato; dopo appena qualche ora di marcia fu evidente che le scarpe indossate da Alia per il Raduno, fossero troppo nuove e rigide per quell'ambiente. Se questo era di per sé spiacevole, la maga era vittima anche dei morsi della fame: la rapidità degli eventi le aveva impedito di cenare e per giunta il pasto precedente era stato alquanto frugale a causa dell'ansia accumulata; una scelta che ora rimpiangeva.

Ogni qualvolta restava indietro, raddoppiava gli sforzi in risposta allo sguardo sprezzante del vecchio stregone: avrebbe preferito lacerarsi gli arti e patire l'inedia anziché ammettere la sua inadeguatezza. Camminavano ancora quando le ombre ripresero a calare; durante il tragitto si erano concessi solo brevi pause. Ora la strada proseguiva dritta per un paio di miglia, prima di girare attorno a un'alta collina, sulla cui sommità si stagliavano dei giganteschi monoliti.

<<Tumuli>>, spiegò Seth, seguito lo sguardo della ragazza.

<<Sono Rovine dei Precursori?>>.

<<No, è un complesso successivo alla Ferita; protegge le tombe di un popolo estintosi in quegli anni oscuri come tanti altri>>.

<<Come fai a saperlo? Non si hanno testimonianze scritte dei primi coloni di queste terre>>.

<<Abbiamo avuto accesso ad altre fonti>>, s'intromise Zeno. <<Ci accamperemo lassù stanotte; un perfetto luogo di riposo per queste vecchie ossa. Eh-eh-eh!>>.

<<Non stare a preoccuparti>>, la rinfrancò l'apprendista. <<Abbiamo già chiesto asilo nelle case dei morti in passato senza avere problemi... per lo più>>.

<<Per lo più?>>.

<<Alle volte accade che i trapassati dimentichino il senso dell'ospitalità>>.

Il gruppo procedette lungo il sentiero argilloso del colle; gli zoccoli faticavano a far presa e Zeno fu costretto a smontare per lasciare le briglie al discepolo che fungeva da apripista. La cima si rivelò un luogo sinistro e spoglio, neanche un filo d'erba cresceva vicino a quelle strane pietre, quasi un'antica maledizione vi gravasse. I megaliti, disposti in due cerchi concentrici, portavano i segni del tempo, mute testimonianze della fine di un'era; mentre il vecchio maestro, ansimante dopo la difficile salita, si riposava appoggiato a una pietra crollata, Seth scrutò l'orizzonte nella direzione da cui erano giunti.

Ars Vitae - Volume I: &quot;Lo stregone e la veggente&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora